Un caso recente a Napoli ha visto coinvolti genitori chiamati a rispondere dei danni provocati dalla violenza ingiustificata del proprio figlio minorenne. La sentenza del tribunale civile ha stabilito un risarcimento di 15mila euro a favore della vittima, mettendo sotto accusa l’educazione ricevuta in famiglia e confermando la responsabilità diretta di chi ha la tutela educativa dei minori.
L’episodio risale a qualche anno fa, nel cuore storico di Napoli. Un gruppo di minorenni ha aggredito senza ragione due coetanei, azione che ha lasciato segni profondi a livello fisico e psicologico. In particolare, uno del gruppo ha usato un oggetto contundente, ferendo gravemente al volto una delle vittime. Le autorità sono intervenute rapidamente, identificando gli autori della violenza che poi hanno affrontato un processo penale e sono stati condannati. Passata questa fase, il caso è arrivato davanti al tribunale civile per decidere sull’eventuale risarcimento dei danni causati.
La giudice Barbara Di Tonto ha posto l’accento su un tema spesso dibattuto: l’influenza dell’educazione familiare sul comportamento dei minori. Nella sentenza si legge chiaramente che anche una buona volontà educativa da parte dei genitori può essere superata nel caso di atti di particolare gravità, come quello accaduto. L’aggressione, definita senza motivo o per motivi futili, accompagnata da una violenza estrema e dall’uso di un’arma contundente, dimostra secondo il tribunale l’insufficienza dell’educazione impartita in famiglia.
La violenza, con modalità tali da mettere in pericolo la vita della vittima, ha fatto emergere un quadro di negligenza educativa da parte dei genitori. Questa valutazione ha motivato la condanna a un risarcimento che intende farne un esempio concreto di responsabilità diretta.
Paola Brunese, presidente del tribunale dei minorenni di Napoli, ha espresso in un’intervista il proprio parere sulla sentenza, definendola giusta e ineccepibile. Per Brunese questa sentenza ribadisce un principio essenziale: “la formazione del cittadino parte dalla famiglia e i genitori hanno una responsabilità diretta su come crescono i figli.” La condanna conferma la necessità di coinvolgere direttamente le famiglie nei casi di comportamenti devianti, promuovendo una maggiore attenzione alla formazione educativa che si svolge tra le mura domestiche.
Il caso napoletano getta luce su questioni delicate legate all’educazione minorile e alle conseguenze delle azioni violente messi in atto da ragazzi non ancora adulti. La legge qui interviene chiamando a rispondere chi ha diretto controllo e responsabilità sulla crescita dei giovani, delineando un quadro di responsabilità che va oltre l’atto criminale e si allarga fino all’ambiente familiare che lo genera.
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