Il tema dello spopolamento delle aree interne italiane torna al centro del dibattito pubblico con parole chiare da parte di Enrico Pittiglio, sindaco di San Donato Val di Comino e rappresentante nel Consiglio nazionale di Ali – Lega delle Autonomie Locali. Pittiglio mette in guardia sul rischio di perdere non solo i borghi ma anche l’identità profonda delle comunità rurali. A pochi mesi dalla presentazione del Piano Strategico Nazionale 2021-2027 per le aree interne, emergono forti critiche sull’approccio adottato dal governo Meloni, giudicato insufficiente a fronte delle esigenze concrete delle zone montane e appenniniche.
Le preoccupazioni del sindaco sulla sopravvivenza dei borghi
Il primo punto sollevato da Pittiglio è la necessità di superare l’idea che lo spopolamento delle aree interne sia un destino inevitabile. In diverse realtà come San Donato Val di Comino, il distacco progressivo della popolazione si traduce in chiusure di servizi, diminuzione di opportunità e perdita di vitalità. Per il sindaco queste località non sono semplicemente territori marginali, ma il “cuore del Paese”. Questa definizione non è retorica, ma rispecchia un disagio vissuto quotidianamente. Queste comunità custodiscono tradizioni secolari e rappresentano un tassello essenziale della cultura e della storia italiana.
Il messaggio è chiaro: le politiche devono cambiare profondamente e non limitarsi a interventi episodici o a misure estetiche. Pittiglio invita il governo a interrompere l’indifferenza verso questi territori. L’assenza di azioni concrete rischia di svuotare questi paesi, mettendo a repentaglio il loro futuro stesso.
Limiti e carenze del piano strategico nazionale 2021-2027
Il Piano Strategico Nazionale per le aree interne, presentato recentemente, riceve ampie critiche dal primo cittadino di San Donato. Secondo Pittiglio, il documento manca di quella visione organica e a lungo termine necessaria per affrontare una crisi complessa come quella dello spopolamento. Parla di “slogan e misure frammentate”, che risultano insufficienti a invertire la tendenza.
Il piano, per quanto contenga alcune iniziative, non garantisce risorse continue e certe. Senza un investimento stabile e un coordinamento tra Stato, regioni e amministrazioni locali, le misure rischiano di rimanere spot isolati. La mancanza di una strategia integrata che coinvolga con decisione tutti i livelli istituzionali limita la possibilità di generare impatti reali. Il sindaco sottolinea che serve un salto di qualità, fondato anche su una continuità politica che non si perda tra un governo e l’altro.
La richiesta di una legge quadro e di un fondo stabile per il rilancio
Uno degli aspetti su cui insiste Pittiglio è l’esigenza di una normativa nazionale chiara e duratura. Il ricorso a bandi occasionali, che premiano progetti solo a pagamento, si rivela inefficace per la tenuta dei territori interni. Serve una “legge quadro” dedicata, in grado di indirizzare le risorse con regole certe e obbligatorie.
In parallelo, il primo cittadino chiede la creazione di un fondo pluriennale stabile, che garantisca continuità agli interventi. Attualmente, molte iniziative rischiano di arenarsi per mancanza di copertura finanziaria oltre il breve periodo. Questa stabilità economica potrebbe infondere fiducia alle comunità e agli enti locali, chiamati a partecipare attivamente allo sviluppo.
Il sindaco richiama anche l’importanza di un coordinamento multilivello, che metta insieme Stato, regioni e comuni. Un lavoro condiviso tra queste realtà permette di evitare sovrapposizioni e migliora l’efficacia degli interventi. In questo senso, il ruolo della Regione Lazio appare decisivo per potenziare le azioni già avviate e sostenere le amministrazioni comunali nella gestione delle emergenze.
Difficoltà quotidiane delle aree montane tra servizi assenti e fuga dei giovani
Pittiglio descrive le difficoltà concrete che ogni giorno affrontano i sindaci delle aree interne, soprattutto in territori montani e appenninici. La carenza di medici di base è ormai cronica e mette a rischio la salute delle comunità. La scarsità di trasporti pubblici limita gli spostamenti di chi vive lontano dai centri urbani più grandi. La connessione a internet, fondamentale oggi per l’istruzione, il lavoro e i servizi, viene spesso percepita come inadeguata o addirittura assente.
Questi elementi contribuiscono a spingere via i giovani, costretti a cercare altrove opportunità di studio e lavoro. La migrazione interiore impoverisce i borghi di nuove energie e rischia di far nascere situazioni di isolamento sociale e culturale. Per tutte queste ragioni, senza investimenti importanti in sanità, mobilità, scuola e digitale, il racconto sulla coesione territoriale resta solo parole vuote.
Il futuro delle aree interne tra transizione digitale e ecologica
Nel discorso di Pittiglio prende corpo anche un progetto più ampio e ambizioso. Le aree interne non devono limitarsi a sopravvivere, ma devono diventare attive nel processo di trasformazione ecologica e digitale che sta interessando il Paese. Questo richiede strumenti, tecnologie e infrastrutture adeguate.
Il sindaco osserva che, per rendere protagonisti i borghi e i paesi della montagna nell’era della transizione ambientale e tecnologica, bisogna fornire risorse mirate e regole chiare. Senza questa volontà politica e senza fondi stabili, ogni tentativo rischia di rimanere sporadico.
A San Donato Val di Comino e in molte altre comunità si attende una inversione di rotta che passi da un reale ascolto dei territori. Pittiglio è pronto a confrontarsi con il governo nel merito, ma non intende accettare fallimenti o abbandoni. La lotta per preservare le aree interne resta aperta e richiede risposte immediate.