La questione della gestione dei rifiuti a Cisterna di Latina ha subito una svolta significativa con l’annullamento da parte del tribunale amministrativo regionale del Lazio di un decreto commissariale emesso nel giugno 2022. Quel provvedimento aveva identificato due siti, la cava della Scavilana e l’area ex Goodyear, per la realizzazione di una discarica destinata a chiudere il ciclo dei rifiuti provinciale. La decisione del Tar rigetta questa individuazione, sottolineando gravi difetti e lacune procedurali nel decreto, e apre nuovi scenari per il futuro del territorio.
Il tribunale amministrativo ha messo in evidenza che il decreto presentava vizi gravi e irreparabili. Prima di tutto, la cava della Scavilana non poteva essere considerata una cava dismessa, come indicato nel decreto, perché al momento erano ancora in corso attività di estrazione della pozzolana. Questo elemento rendeva dunque improponibile l’utilizzo del sito per la discarica. Quanto all’ex area Goodyear, la scelta di individuare quella zona ha sollevato notevoli critiche legate alla vicinanza ad una porzione di territorio agricolo di grande valore economico e ambientale. Qui si coltivano kiwi con indicazione geografica protetta, una produzione molto apprezzata e fonte di reddito per la provincia. Il Tar ha ritenuto che queste circostanze non fossero state adeguatamente valutate.
Oltre a questi aspetti tecnici, il tribunale ha rilevato carenze nell’istruttoria della Provincia di Latina, considerata insufficiente nella raccolta e nella valutazione delle possibili alternative. Lo studio di fattibilità che ha portato all’individuazione dei due siti non ha compiuto una ricerca approfondita delle zone idonee per lo stoccaggio della frazione secca dei rifiuti, limitandosi a un livello base che ha prodotto una concentrazione di soluzioni esclusivamente nel nord della provincia, senza considerare altri territori potenzialmente più adatti.
Il sindaco di Cisterna, Valentino Mantini, ha descritto con forza le ragioni che la sua amministrazione ha portato avanti fin dall’insediamento. L’opposizione a quei siti non nasce da una semplice volontà di evitare discariche sul territorio, bensì dalla consapevolezza della delicatezza ambientale e culturale di quelle aree. La ex Goodyear, in particolare, è molto più di un luogo fisico: è un simbolo doloroso per la comunità, dove hanno lavorato generazioni di residenti e dove sono morti diversi operai a causa di condizioni di lavoro precarie e rischi ambientali. La sua svendita ha lasciato ferite ancora aperte.
Già nel dicembre 2021 il Comune aveva espresso un indirizzo chiaro: l’area ex Goodyear dovrebbe essere riqualificata attraverso lo sviluppo di energie rinnovabili e la creazione di comunità energetiche, una strada alternativa e sostenibile rispetto alla discarica. Questa scelta politica ha differenziato decisamente l’orientamento locale da quello provinciale, evidenziando una politica che punta a riconsegnare all’area un futuro meno impattante per il territorio e le persone.
Lo studio elaborato dalla Provincia per definire i siti per lo stoccaggio dei rifiuti ha dato origine a molte contestazioni. Il livello iniziale a cui è stato realizzato non ha potuto garantire un’analisi adeguata e completa delle alternative possibili. Ne è derivata una concentrazione delle scelte su una parte precisa della provincia, senza approfondire altre opzioni per la gestione rifiuti; mancava così un quadro esaustivo e articolato capace di rispettare le esigenze di ciascun territorio.
L’individuazione della parte nord della provincia come zona principale si è dimostrata problematica sotto diversi punti di vista, soprattutto nel confronto con criteri ambientali e agricoli. La selezione non ha preso in considerazione altri fattori rilevanti, come la presenza di produzioni agricole d’eccellenza, la situazione socioambientale dei siti e i progetti per il loro recupero in chiave sostenibile. Il Tar ha evidenziato proprio questo difetto, confermando che scelte di tale portata dovrebbero sempre basarsi su dati più approfonditi.
Il sindaco Valentino Mantini ha sottolineato che la decisione del Tar conferma la correttezza della posizione espressa fin dalle prime battute. La battaglia condotta dal Comune non è una forma di rifiuto sterile verso la gestione dei rifiuti provinciali, ma si è basata su motivazioni precise e fondate sui valori e sulle priorità del territorio. Si tratta di evitare scelte che danneggino siti con un valore agricolo, culturale e storico strategico per Cisterna e tutta la provincia pontina.
Mantini ha ribadito la necessità di un approccio più attento nella pianificazione, che consideri tutte le possibili alternative e rispetti la specificità di ogni area. Avere il sostegno di un organo giurisdizionale come il Tar rappresenta un passo decisivo per rinnovare il dibattito e cercare soluzioni più appropriate per la gestione dei rifiuti, senza ricorrere a scelte imposte che rischiano di compromettere territori preziosi per l’economia locale e la qualità della vita.
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