Nel cuore di roma, lo scorso 8 luglio, si è tenuto un incontro cruciale per discutere il futuro del welfare locale. Il convegno “Per un welfare sostenibile – Il valore che tiene insieme le comunità” ha messo attorno allo stesso tavolo rappresentanti della cooperazione sociale, esponenti delle istituzioni e accademici dell’università lumsa. L’obiettivo era esplorare come rafforzare e sostenere il tessuto sociale nelle grandi città italiane, a partire dal legame tra servizi, politiche e territorio.
La vigilia dell’evento: un impegno condiviso per il benessere delle comunità
I presidenti delle tre maggiori centrali cooperative sociali del lazio — Marco Olivieri di AGCI Imprese Sociali Lazio, Luciano Pantarotto di Confcooperative – Federsolidarietà Lazio e Anna Vettigli di Legacoopsociali Lazio — hanno dato l’impulso per un confronto aperto e costruttivo. Hanno sottolineato l’urgenza di mettere insieme le forze di cooperazione sociale, istituzioni pubbliche e mondo universitario per tutelare chi vive in condizioni di fragilità e per rafforzare la coesione sociale in tempi segnati da instabilità economica e sociale.
Interventi e chiamate all’azione
I loro interventi hanno richiamato all’azione comune come arma per rispondere alle nuove sfide, legate a povertà emergenti, invecchiamento della popolazione e trasformazioni del lavoro. Questo spirito ha caratterizzato tutta la giornata, offrendo l’opportunità di mettere a punto idee e strategie sostenibili su scala locale, ma con uno sguardo aperto anche alle grandi metropoli italiane.
Il ruolo dell’università lumsa e l’interazione con le istituzioni locali
Il convegno ha visto la partecipazione attiva dell’università lumsa, rappresentata da Filippo Giordano, direttore del dipartimento di giurisprudenza, economia, politica e lingue moderne. Ha presentato studi specifici sul welfare che hanno messo in luce l’importanza di creare reti solidali, capaci di rispondere ai bisogni reali delle persone. Accanto a lui, sono intervenute rappresentanti della regione lazio e di roma capitale, per raccontare le politiche in atto e gli spazi d’intervento.
Confronto tra grandi aree urbane
Tra i protagonisti del dibattito, non sono mancati riferimenti ai modelli di welfare delle due grandi aree urbane, roma e milano, con un confronto sulle esperienze, differenze e punti in comune. I saluti e i contributi istituzionali hanno incluso figure come il presidente del consiglio regionale lazio, Antonello Aurigemma, l’assessore regionale all’inclusione sociale Massimiliano Maselli, e gli assessori di roma e milano. Questa partecipazione ha dimostrato l’attenzione delle istituzioni verso un tema che coinvolge direttamente la vita quotidiana della cittadinanza più vulnerabile.
Cooperazione sociale: un presidio territoriale nella risposta ai bisogni
Marzia Toja, vice presidente di Confcooperative – Federsolidarietà Lazio, ha evidenziato l’importanza della cooperazione sociale come snodo tra domande di aiuto e capacità concrete di risposta. Ha descritto le attività quotidiane che le cooperative portano avanti: dai servizi domiciliari alle scuole, fino a iniziative come spiagge inclusive. Questi interventi hanno un impatto diretto sulla coesione sociale, intervenendo dove i sistemi pubblici o di mercato non arrivano facilmente.
Toja ha anche richiamato l’attenzione sulla necessità che le amministrazioni pubbliche riconoscano pienamente il ruolo delle cooperative, includendo aspetti economici concreti come contratti corretti, tariffe adatte e tempi certi nei pagamenti. Ha ribadito che “il welfare non va visto solo come un costo, ma come un investimento sul futuro del territorio e delle persone”, passando per un rapporto più equo e responsabile tra pubblico e terzo settore.
Visioni e prospettive per la sostenibilità del welfare nel lazio
Anna Vettigli, a capo di Legacoopsociali Lazio, ha sottolineato la necessità di un approccio a lungo termine per la tenuta della cooperazione sociale. Se il contesto attuale mette in crisi molte realtà del settore, serve un lavoro coordinato tra istituzioni, territori e organizzazioni per evitare di indebolire un patrimonio prezioso per le comunità locali. Vettigli ha invitato a rafforzare l’economia di prossimità che la cooperazione sociale genera, perché è da lì che si può partire per migliorare l’impatto sociale ed economico.
Ha descritto un quadro dove la resilienza non basta più e si deve puntare a una progettualità concreta, che abbia radici profonde nel presente ma guardi già alle sfide di domani.
Modelli di governance e sostenibilità economica: il punto di vista accademico
Filippo Giordano ha ribadito il ruolo centrale della collaborazione tra pubbliche amministrazioni e terzo settore per rispondere alle crescenti marginalità sociali. Ha evidenziato che, se il terzo settore deve rinnovare la propria offerta, il pubblico ha il compito di riconoscere il valore reale delle cooperative sociali, sia sul piano sociale sia economico. Da qui, l’importanza di un modello di governance che garantisca risorse e regole stabili nel tempo.
Il convegno ha funzionato come momento di confronto focalizzato proprio su questi temi, mettendo a fuoco le criticità e le proposte per un welfare più solido e duraturo.
Una sfida nazionale per un welfare accogliente e integrato
Marco Olivieri, presidente AGCI Imprese Sociali Lazio, ha messo l’accento sulla necessità di affrontare la sostenibilità del welfare con una visione strutturale che vada oltre i confini di singole città o amministrazioni. Ha sottolineato che “senza interventi e stanziamenti decisi a livello nazionale, ogni azione locale rischia di restare limitata o inefficace.”
Ha indicato la collaborazione tra enti locali e cooperazione sociale come il percorso da consolidare, attraverso accordi concreti in grado di rispondere alle esigenze dei territori. Olivieri ha avvertito che senza questa pianificazione coordinata, il welfare rischia di mostrare lacune difficili da colmare, soprattutto di fronte ai bisogni di comunità sempre più complesse.