La società immobiliare 2000 s.r.l. si è vista negare il permesso di costruire un grande stabile commerciale e artigianale su un terreno vicino al fiume rapido, tra via Sferracavallo e via Lago. La decisione arriva dalla quarta sezione del consiglio di stato, che ha respinto il ricorso presentato dalla società dopo un provvedimento del comune finalizzato a tutelare l’area da rischi idrogeologici. Questo caso evidenzia il peso delle normative sul territorio e la salvaguardia ambientale nei processi urbanistici.
Il ricorso di immobiliare 2000 e la decisione del consiglio di stato
Immobiliare 2000 s.r.l., rappresentata dall’avvocato Emiliano Venturi, aveva richiesto l’autorizzazione per un edificio destinato inizialmente alla produzione di materiali edilizi. Il progetto è stato poi modificato per trasformarsi in una struttura commerciale e artigianale. Tuttavia, il comune ha emesso un diniego nel marzo scorso, basandosi su valutazioni tecniche e normative che prevedono limiti precisi per aree soggette a rischio alluvionale.
Il consiglio di stato, presieduto da Luigi Carbone e con altri consiglieri, ha confermato la validità del diniego, ribadendo che il ricorso della società non poteva essere accolto. Nella sentenza n. 2059 del 2022, l’organo amministrativo aveva già trattato il caso e questa nuova pronuncia si è posta come conferma di quella decisione. Tra i motivi principali la sentenza sottolinea che il provvedimento comunale non presenta vizi di nullità e rispetta le condizioni di tutela previste per la zona.
Le motivazioni tecniche del diniego comunale
Il diniego comunale è stato sottoscritto dall’architetto Angela D’Anna, dirigente dell’area gestione territorio, e dall’architetto Diana Colella, responsabile del servizio edilizia. Nel documento si spiega che il terreno in questione ricade in una zona classificata come fascia fluviale B2 e zona a rischio idraulico R2, secondo il piano stralcio per l’assetto idrogeologico dell’autorità di bacino dell’appennino meridionale. Questo fatto pone limiti rigorosi alle nuove costruzioni, soprattutto quelle di grandi dimensioni.
Il provvedimento evidenzia che, sebbene il progetto rispettasse alcuni requisiti edilizi e urbanistici, mancava il nulla osta necessario dell’autorità idraulica regionale. Inoltre, il progetto non forniva elementi tecnici sufficienti a dimostrare la compatibilità con le norme in materia di rischio idrogeologico. Sono state riscontrate diverse lacune che impediscono di garantire la sicurezza e la prevenzione dei possibili danni derivanti da alluvioni o esondazioni.
La posizione del consiglio di stato sulla nullità del diniego
Tra gli argomenti sollevati dalla difesa di immobiliare 2000 vi era la contestazione della presunta nullità del provvedimento di diniego. Questa tesi è stata respinta dal consiglio di stato, che ha ritenuto il diniego legittimo e non in contrasto con pronunce precedenti. La nuova decisione si basa su aspetti emersi successivamente alla sentenza del 2022 e riguarda elementi non affrontati in passato.
Il consiglio ha chiarito che il rigetto del ricorso non deriva da un’elusione del giudicato, ma da una valutazione indipendente di altri elementi tecnici e normativi. Non a caso, lo stesso diniego era stato già impugnato dalla società nelle fasi precedenti del giudizio. Il tribunale ha sottolineato la correttezza del procedimento amministrativo in questa vicenda, indicando che il rifiuto di autorizzare la costruzione rispetta le regole vigenti e la tutela della sicurezza idraulica.
Gestione del contenzioso e spese processuali
In questo tipo di controversie, i costi legali rappresentano un aspetto rilevante. Nel caso di immobiliare 2000, il consiglio di stato ha deciso di compensare integralmente le spese processuali tra le parti. Questo accade perché il diniego comunale è stato emesso durante il corso del giudizio, influenzando direttamente il procedimento.
La scelta di dividere i costi riflette l’equilibrio tra le istanze avanzate dalla società e la posizione del comune, che ha agito per proteggere l’area da possibili rischi ambientali e urbanistici. La sentenza conferma, quindi, che la normativa per il rischio idraulico ha un peso determinante sulle autorizzazioni edilizie e che ogni richiesta deve tenere conto di tutte le condizioni tecniche e normative previste per la sicurezza pubblica.