La qualità dei servizi sanitari in Italia presenta ancora forti differenze tra nord e sud, con alcune regioni meridionali che soffrono maggiormente in termini di assistenza e tutela della salute. Un recente studio del Crea, il centro per la ricerca economica applicata alla sanità dell’università di Roma “Tor Vergata”, analizza le performance regionali, mostrando progressi in regioni del Mezzogiorno ma confermando divari significativi. I dati includono non solo parametri sanitari ma anche il grado di soddisfazione dei cittadini nei confronti dei servizi ricevuti.
Il rapporto del Crea evidenzia due aspetti chiave: da una parte, le regioni settentrionali mantengono livelli più elevati di assistenza, dall’altra le regioni meridionali, pur migliorando, si trovano ancora a valori molto bassi. Il Veneto guida la classifica con il 55% della performance ottimale raggiunta, mentre la provincia autonoma di Trento si colloca appena dietro con il 50%. Questi territori presentano sistemi sanitari più organizzati e risorse più accessibili.
Sul versante opposto la Calabria chiude la graduatoria nazionale con il 23%, fanalino di coda tra tutte le regioni italiane. Seguono altri territori del sud, che registrano dati critici. In questo scenario la Campania emerge perché ha mostrato il miglior incremento rispetto agli anni passati. Da un valore di partenza molto basso è cresciuta, raggiungendo un 26% di performance sanitaria secondo i parametri valutati, evidenziando un trend positivo. Abruzzo e Molise hanno segnato anch’essi avanzamenti, seppure meno marcati.
Il divario nord-sud resta netto ma si osserva una tendenza positiva verso un riequilibrio. Non a caso, tutte le regioni che non raggiungono il 33% di performance, ovvero collocate in “zona rossa” della mappa sanitaria nazionale, appartengono al sud. Oltre alla Campania e Calabria, vi sono Sicilia, Basilicata e Puglia. Quest’ultima con il 27% precede per poco la Campania, confermando la bassa qualità diffusa nell’area.
Il lavoro del Crea si spinge oltre i consueti parametri sanitari e sociali. Per la prima volta include un’indagine sulla soddisfazione degli utenti rispetto ai servizi sanitari regionali. Quest’indice rivela come percepiscono la qualità della cura, l’accessibilità e l’organizzazione delle strutture. Il Trentino-Alto Adige si distingue con il punteggio più alto, 8,1 su 10, indicando un elevato grado di soddisfazione tra la popolazione.
L’analisi evidenzia invece le difficoltà delle regioni meridionali, dove la soddisfazione scende fino a 5,8 nella Puglia e nella Basilicata. La Campania registra una media di 6,2, inferiore alla media nazionale che si attesta a 6,8. Questo dato segnala che, nonostante i progressi nella qualità dei servizi, il gradimento degli utenti resta limitato. I motivi possono riguardare lunghe attese, carenza di personale o strutture insufficienti.
L’elemento della soddisfazione è importante perché aggiunge una dimensione soggettiva al quadro oggettivo dei risultati sanitari, ponendo l’attenzione non solo su ciò che viene erogato ma su come viene percepito. Nel futuro questo tipo di indagine potrà guidare interventi mirati per migliorare l’esperienza degli utenti in tutte le regioni italiane, soprattutto in quelle che ancora arrancano in termini di prestazioni sanitarie.
Nonostante la Campania abbia ottenuto il più alto miglioramento percentuale nelle prestazioni sanitarie, il livello resta basso rispetto ad altre realtà italiane. I servizi di assistenza di base spesso non rispettano gli standard essenziali, e la distanza con le regioni del nord persiste sia per indicatori clinici che per risorse disponibili.
L’aumento registrato nel rapporto del Crea indica comunque un lavoro in corso. Lo sappiamo, negli ultimi anni sono stati attivati diversi progetti per potenziare ospedali, servizi territoriali e prevenzione. Questi interventi danno segnali concreti di cambiamento, ma la strada è lunga.
Sul fronte organizzativo continuano a emergere criticità per quanto riguarda la gestione delle liste d’attesa, difficoltà nel reclutamento di personale medico e infermieristico, e disparità di accesso alle cure fra aree urbane e zone più periferiche o rurali. Queste problematiche si riflettono nei giudizi meno favorevoli espressi dagli utenti campani.
Le zone meridionali, in particolare, sono chiamate a mantenere questi progressi ampliando le risorse e migliorando l’efficienza quotidiana. Nel contempo occorre lavorare per ricucire il divario regionale, rendendo più equa la tutela della salute su tutto il territorio nazionale. Il monitoraggio effettuato dal Crea sarà strumento prezioso per capire dove concentrare gli sforzi futuri.
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