La coltivazione delle nocciole in Campania sta affrontando un momento critico con un calo della produzione che supera il 50 per cento rispetto alle normali rese stagionali. Questa perdita significativa arriva da più segnalazioni raccolte dalle federazioni provinciali di Avellino, Caserta, Napoli e Salerno, raccolte tramite gli associati a Confagricoltura Campania. I corilicoltori locali denunciano le difficoltà crescenti nel gestire gli effetti del cambiamento climatico, che pesano fortemente sulle coltivazioni tradizionali di nocciole.
Le nocciole coltivate con tecniche tradizionali, principalmente “in asciutto”, stanno subendo le conseguenze peggiori. L’andamento climatico anomalo ha determinato un inizio di inverno con temperature più miti del solito; questa condizione, unita a periodi di siccità prolungata e picchi di caldo coincidenti con la fase delicata dell’allegagione, ha provocato una caduta anticipata delle nocciole, fenomeno noto come cascola anticipata.
Questa perdita anticipata frena lo sviluppo regolare del frutto e riduce nettamente i raccolti finali. Il danno non si limita all’ultimo anno: le condizioni atmosferiche irregolari mettono a rischio l’intera filiera campana, che ha già subito colpi significativi in passato a causa di condizioni climatiche avverse. La deviata stagionalità e lo squilibrio idrico danneggiano le piante, rendendo più difficoltose alcune fasi cruciali per la qualità e quantità del raccolto.
Da anni il settore corilicolo italiano perde terreno a livello internazionale. L’Italia non è più il secondo produttore mondiale di nocciole, posizione superata dal Cile. Quest’ultimo ha impiantato ampi vigneti con le varietà campane Mortarella e Tonda di Giffoni, quest’ultima soggetta a Indicazione Geografica Protetta , elemento che testimonia la qualità e l’unicità del prodotto campano.
Il sorpasso cileno segna un cambiamento importante sulla mappa globale della nocciola, in cui ora la Turchia rimane prima, seguita dal Cile, e poi l’Italia. Il successo della produzione cilena con varietà tipiche del territorio campano sottolinea l’importanza di strategie di coltivazione sostenute e di metodi che garantiscano quantità competitive senza sacrificare la qualità.
Nonostante le difficoltà, le aziende corilicole campane mantengono elevati standard qualitativi. Attraverso tecniche agricole attente e conformi alle normative europee sulla tutela ambientale e la salute dei consumatori, le imprese continuano a produrre nocciole di pregio. Molte aziende sono di piccole dimensioni e rappresentano custodi di coltivazioni storiche, fondamentali per la stabilità ed il mantenimento del territorio collinare della regione.
Queste realtà, non solo garantiscono un prodotto con caratteristiche distintive apprezzate a livello internazionale, ma svolgono anche una funzione ambientale importante, soprattutto nel contrasto al dissesto idrogeologico e nella conservazione del suolo.
Confagricoltura Campania ha rivolto un appello urgente alla Regione Campania per avviare un sostegno concreto al comparto. Senza chiedere deroghe alle norme ambientali o alle politiche di condizionalità, l’organizzazione chiede innanzitutto la dichiarazione di calamità naturale per i territori più colpiti. Questa misura è vista come necessaria per accedere a strumenti finanziari e risorse a sostegno delle aziende.
In più, Confagricoltura sollecita l’apertura di un tavolo tecnico con tutte le parti coinvolte nella filiera: produttori, operatori commerciali e industrie trasformative. L’obiettivo è progettare un piano regionale a lungo termine che protegga e valorizzi la nocciola campana, diffondendo metodi agricoli innovativi già testati in altre aree, affinché il prodotto mantenga la sua identità e competitività.
Secondo Giampaolo Rubinaccio, presidente della sezione Frutta in guscio di Confagricoltura Campania, la difesa dell’ambiente, la salvaguardia della salute del consumatore e la correttezza nei rapporti di lavoro rappresentano principi irrinunciabili. “Non si pretende di abbassare i livelli qualitativi, ma è diventato insostenibile operare in condizioni che mettono a rischio la redditività delle aziende.”
L’invito è a mettere in campo strumenti pratici che aiutino concretamente i produttori a superare questa fase critica. Rubinaccio sottolinea la necessità di un coinvolgimento reale di tutti gli attori del settore nel definire un progetto strategico chiaro per il futuro della nocciolicoltura campana, che riesca a bilanciare qualità e sostenibilità economica.
La crisi attuale evidenzia il rischio che i cambiamenti climatici e l’insufficienza di supporto istituzionale compromettano un prodotto storico, intessuto nel territorio e nell’economia locale. La situazione richiede attenzione e azioni immediate per evitare ulteriori perdite e sostenere una filiera che ha ancora un ruolo importante nel panorama agricolo campano.
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