Il contesto mondiale di oggi appare segnato da conflitti e tensioni difficili da ignorare. Tra guerre in corso e forti contrasti sociali, la società cerca punti di riferimento e modi per reagire a un presente instabile. È qui che la letteratura italiana si fa spazio come specchio e risposta alle trasformazioni e alle crisi contemporanee, e il premio Strega si conferma un evento culturale capace di raccontare un’epoca complessa. Lo scrittore Andrea Bajani, protagonista dell’edizione in corso, offre al pubblico un’opera che intreccia vissuto intimo e riflessione sociale, proponendo una lettura che dialoga con il tempo violento e incerto in cui viviamo.
Nel 2025, il Premio Strega continua a presentarsi come un momento cruciale per la cultura italiana. Quest’anno la cerimonia finale si terrà il 3 luglio al Ninfeo di Villa Giulia, un luogo ricco di storia che ancora una volta ospiterà il confronto tra scrittori e lettori. Andrea Bajani guida la cinquina dei favoriti con “L’anniversario” , un romanzo che ha raccolto il consenso di 280 voti. Bajani affronta senza ansia l’esito del premio, più concentrato sulla valenza del riconoscimento in un periodo che lui stesso definisce inquieto. La guerra, con i suoi continui sconvolgimenti sul pianeta, e quella “rabbia sociale” che sembra crescere senza controllo segnano ogni orizzonte.
Queste parole emergono da una conversazione con AdnKronos, dove Bajani descrive la realtà attuale come un mosaico cruento: “Il cielo è tagliato da missili, la terra aperta da bombe”. Dalle sue riflessioni emerge il valore del racconto, considerato uno scudo contro la brutalità e la semplificazione di pensiero. Bajani richiama il modello del Decamerone, racconti usati per contrastare la distruzione, a sottolineare come storie complesse e profonde rappresentino l’alternativa da difendere oggi.
Qualche settimana prima della finale, Andrea Bajani ha vinto il premio Strega Giovani, un importante riconoscimento riservato ai più giovani lettori italiani. Un successo inaspettato, che ha dato allo scrittore una spinta nuova. Bajani racconta di un’esperienza risalente al 2008, quando si era immerso nel mondo scolastico di diverse regioni italiane: tre gruppi di studenti provenienti dal Sud, Centro e Nord Italia. Quel lavoro, raccolto nel libro “Domani niente scuola”, rappresentò per lui un esperimento di comprensione e dialogo generazionale.
Questo progetto si è rivelato ancora molto attuale grazie proprio al premio Strega Giovani. Bajani vede in questo riconoscimento la conferma che il ponte creato con le nuove generazioni regge, resistendo alle divisioni geografiche e sociali. La sua scrittura, capace di intercettare sguardi diversi, entra ancora in sintonia con i giovani lettori, costruendo connessioni che vanno oltre i confini di età e provenienza.
Il romanzo in gara, “L’anniversario”, si presenta come un’opera di rottura, che celebra dieci anni da una distanza scelta rispetto alla famiglia d’origine. Bajani dipinge un ritratto di famiglia ambivalente: un posto di protezione, ma anche di pericolo. Il protagonista affronta un ambiente familiare dominato da una figura paterna autoritaria, dove la madre appare relegata all’ombra. La scelta di allontanarsi diventa un atto di salvezza e di rivendicazione del proprio diritto a stare lontano da una presenza che soffoca anziché sostenere.
Per lo scrittore la famiglia conserva un ruolo fondamentale nella società, specie in un’epoca in cui molti legami sociali si sfilacciano. Tutto diventa misura di quel nucleo protettivo, che però va sempre testato dalla realtà vissuta. Bajani spiega come nel romanzo la famiglia si trasformi nel punto di partenza da cui rifuggire se diventa fonte di minaccia, ma al contempo resti l’istituzione a cui il protagonista sceglie di tornare nel finale. La sua storia mette in luce questo paradosso che caratterizza molte esperienze reali di ritrovamenti e distacchi.
Un tema portante di “L’anniversario” è la questione del patriarcato, incarnato dal padre e dal suo dominio sulla famiglia. Bajani esamina questa realtà con lucidità: riconosce il patriarcato come una legge sociale non scritta e ingiusta, che assegna privilegi a un genere sull’altro. La voce narrante maschile del romanzo sottolinea la necessità di rifiutare quell’eredità, a costo di sentirsi spaesati nel ricostruirsi un’identità lontana dal modello ricevuto.
Il rischio che corre il protagonista è quello dell’insicurezza iniziale, perché rifiutando la replica egli si consegna a un processo di definizione personale non scontato. Bajani indica come questo rappresenti uno sforzo individuale e collettivo verso nuove forme di relazione e rispetto, oltre gli schemi che per troppo tempo hanno governato l’autorità familiare. Rimane aperto il dibattito su come emanciparsi da queste strutture, ma l’autore propone un punto di vista che coinvolge scelte e consapevolezze profonde.
Scorrendo il racconto di Bajani emerge un’attenzione particolare verso la solidarietà e l’amicizia, considerate alternative valide quando la famiglia non garantisce protezione. Non si tratta di un semplice ripiego, ma di forme di legami forti e vitali in grado di sostenere e salvare molte persone. L’autore sottolinea che l’affetto e la vicinanza non devono dipendere dal sangue per essere reali e determinanti.
L’amicizia viene descritta come un’anima necessaria per la società contemporanea, capace di compensare le mancanze e costruire nuove reti di supporto. Nella crisi dei modelli tradizionali, questi legami rappresentano uno spiraglio per ridefinire con cura e attenzione le dinamiche interpersonali, con effetti concreti sulle vite di milioni di persone. Bajani illumina così un aspetto spesso trascurato che assume invece un valore centrale nelle esistenze quotidiane.
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