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Madre con figlie minori e disabile a chieti rischia sgombero forzato dalla casa con minacce di perdere terapie fondamentali

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Una famiglia in provincia di Chieti sta vivendo un momento molto difficile. Una madre, insieme alle sue due figlie minori – una delle quali affetta da una disabilità grave – è a rischio sgombero forzato dalla casa dove vivono anche la donna anziana madre della signora. L’associazione Autismo Abruzzo Aps ha diffuso la vicenda evidenziando il pericolo che la ragazza con disabilità possa dover interrompere le terapie domiciliari essenziali per il suo benessere, seguite da operatori Asl quattro volte a settimana.

La richiesta di rinvio per preparare il trasferimento e salvaguardare le terapie

La donna non si oppone al ritorno dell’immobile, ma chiede il rinvio dell’esecuzione dello sgombero per poter trovare una nuova abitazione. Vuole preparare la figlia autistica al trasloco, garantendo così una transizione graduale. La necessità primaria è evitare la sospensione delle terapie domiciliari, che rappresentano un punto fermo nel percorso di cura della ragazza. Questi trattamenti vengono svolti da specialisti accreditati dall’Asl e, come indicato dall’associazione, il rischio è che vengano interrotti, compromettendo il progresso della giovane.

Il trasferimento improvviso, senza un piano che includa il supporto sanitario e sociale, potrebbe quindi provocare danni psicologici e fisici alla minore. L’intervento dell’associazione nasce proprio dalla volontà di tutelare questi diritti, di salvaguardare la continuità delle cure e di assicurare un passaggio rispettoso delle esigenze familiari, rispettoso anche della legge.

Appello urgente all’autorità giudiziaria e alle istituzioni

Dario Verzulli, presidente di Autismo Abruzzo, ha inviato una comunicazione formale via pec al presidente del Consiglio, al ministro per le Disabilità, al prefetto di Chieti e al governatore della Regione Abruzzo. Nella lettera si chiede “un gesto di responsabilità e buon senso”. L’appello richiede la sospensione dell’ordinanza di sgombero almeno fino all’udienza fissata per il 29 luglio o fino a quando non si possa individuare una sistemazione abitativa idonea.

La richiesta va oltre il semplice rinvio: chiede il coinvolgimento attivo dei servizi sociali e sanitari locali per accompagnare la famiglia nel passaggio. Si chiede che si tuteli la continuità delle terapie domiciliari e si protegga il benessere psicologico della ragazza con disabilità. La sollecitazione è un invito a rispettare i principi costituzionali e le normative che proteggono le persone vulnerabili, al di là della rigidità delle procedure legali.

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Riflessioni sulle disparità nell’applicazione delle norme abitativa

L’associazione Autismo Abruzzo sottolinea come in molte situazioni di occupazioni abusive protratte nel tempo, lo Stato non intervenga con la stessa durezza. Nella nota ufficiale, Verzulli fa notare come questa disparità alimenti dubbi sulla reale applicazione della legge. Si tratta di una richiesta non contro la legalità ma per un approccio che riconosca la complessità della situazione, che consideri le fragilità e protegga i diritti fondamentali.

Roberta, la madre coinvolta, non chiede privilegi. Vuole solo tempo e comprensione per organizzarsi e per rispettare i bisogni dei suoi figli, soprattutto della figlia con disabilità grave. Questa vicenda, esplosa a Chieti nelle settimane scorse, mostra il nodo critico tra giustizia, diritto alla casa e tutela della salute, temi che competono anche alle autorità locali e nazionali chiamate a rispondere con equilibrio.

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