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Nidificazioni record di caretta caretta in Italia, cresce la presenza lungo le coste nel 2025

La stagione estiva 2025 segna un incremento significativo delle nidificazioni di tartarughe marine caretta caretta sulle spiagge italiane. I dati attuali registrano quasi 600 nidi, una crescita del 30% rispetto al 2024, con il Sud Italia in testa per numero di deposizioni. Legambiente, attraverso la campagna Goletta Verde e il progetto europeo Life Turtlenest, propone attività innovative di monitoraggio per proteggere questi siti critici, coinvolgendo unità cinofile addestrate e una rete di volontari, ricercatori e tecnici.

Aumento dei nidi di caretta caretta lungo le coste italiane nell’estate 2025

Nel corso dei primi mesi dell’estate 2025, i rilevamenti hanno indicato un numero senza precedenti di nidi di caretta caretta sulle spiagge italiane. Con quasi 600 nidi individuati, il dato segna un incremento del 30% rispetto all’anno precedente, che si era chiuso con 454 nidi registrati. Il fenomeno evidenzia un’espansione delle aree di nidificazione, con nuove risalite soprattutto nelle regioni meridionali.

La regione che si conferma leader nazionale è la Sicilia, che conta oltre 200 nidi, seguita da Calabria con circa 130 nidificazioni. La Campania si posiziona al terzo posto con oltre 100 nidi, mentre la Puglia supera le 60 nidificazioni. Sorprendono i dati relativi alla Toscana, che con 27 nidi stabilisce un nuovo record superando le stagioni precedenti. Anche la Liguria si fa notare con 11 nidi, un valore che indica una diffusione più ampia rispetto alle aspettative.

Questo aumento è in parte dovuto ai cambiamenti climatici, che spingono le tartarughe a scegliere nuove aree per deporre le uova. Allo stesso tempo, il rafforzamento delle attività di tutela e controllo favorisce il ritrovamento e la protezione delle nidificazioni, contribuendo a far emergere dati più completi e aggiornati rispetto al passato.

Innovazione e monitoraggio con le unità cinofile Tarta Dog

Legambiente ha introdotto un approccio innovativo al monitoraggio delle nidificazioni attraverso le unità cinofile Tarta Dog, prima iniziativa del genere in Europa con un metodo strutturato. Nelle giornate dedicate a Goletta Verde, unità specializzate come Mira, uno Springer Spaniel giovane e addestrato, hanno collaborato a monitorare le spiagge della Campania, in particolare Baia Arena di Montecorice e la spiaggia Cava dei Rocchi a Santa Maria di Castellabate.

Questi cani sono addestrati per individuare le tracce di risalita delle tartarughe e i nidi nascosti sotto la sabbia, un compito fondamentale per garantire la protezione delle uova e la sicurezza degli habitat durante la stagione riproduttiva. Il progetto Life Turtlenest, finanziato dall’Unione Europea tramite il Programma LIFE, coordina queste attività con il supporto dei ricercatori della Stazione Zoologica di Napoli.

Il lavoro di queste unità, affiancato dai volontari e dai tecnici, ha permesso di individuare e mettere in sicurezza quasi 600 nidi lungo la costa italiana, confermando l’efficacia del monitoraggio visivo, combinato con la capacità di rilevazione olfattiva dei cani. “L’esperienza dimostra come l’innovazione possa affiancarsi agli interventi tradizionali per migliorare la sorveglianza ambientale, soprattutto in un contesto delicato come quello della tutela della fauna marina.”

Distribuzione territoriale dei nidi e nuove aree di nidificazione

In questa stagione 2025 sono state accertate nidificazioni in 13 delle 15 regioni italiane affacciate sul mare, un record per estensione territoriale. Le uniche ancora prive di nidi accertati sono Friuli Venezia Giulia e Veneto. Quest’ultima regione, non a caso, ha registrato recentemente alcune risalite di tartarughe, lasciando aperta la possibilità di nidificazioni future. Ricordiamo che nel 2021 è stato rinvenuto un nido a Jesolo, la posizione più a nord mai documentata nel Mediterraneo.

In dettaglio, il Sud Italia rimane l’area più importante per il numero complessivo di nidificazioni. Oltre a Sicilia e Calabria, Campania e Puglia si confermano regioni con consistenti deposizioni. Sardegna, Molise e Basilicata contribuiscono con una presenza più contenuta ma costante, mentre l’Abruzzo ha finora documentato soltanto 2 nidificazioni.

Nel Centro e Nord Italia i numeri iniziano a farsi enfatizzati, con la Toscana che porta a 27 i nidi rilevati, seguita da Lazio con 17 e la Liguria con 11 nidificazioni. Emilia Romagna e Marche risultano con due nidi ciascuna. Questa distribuzione indica una progressiva variazione delle aree tradizionali di riproduzione della caretta caretta, un cambiamento collegato anche all’aumento delle temperature nel bacino del Mediterraneo.

Impatto dei cambiamenti climatici e gestione delle spiagge turistiche

Il Mediterraneo sta vivendo un riscaldamento più rapido rispetto alla media globale, con un incremento delle temperature superficiali estive che supera il 20% rispetto ad altri mari. Questo ha modificato il comportamento riproduttivo della caretta caretta, spingendo le femmine a nidificare in zone più occidentali rispetto ai tradizionali territori del Mediterraneo orientale, come Grecia, Turchia e Libia.

Nonostante il successo nel numero di nidi, molte spiagge italiane interessate dalle nidificazioni sono zone balneari molto frequentate, dove le attività umane rappresentano una minaccia per la sopravvivenza delle uova e dei piccoli. Per questo motivo, Legambiente ha creato i protocolli “Amici delle tartarughe”, intese tra Comuni, aree protette e stabilimenti balneari. Questi accordi mirano a ridurre il disturbo umano e facilitare la protezione dei nidi.

Ad oggi, al protocollo hanno aderito 119 Comuni, 38 aree marine protette e 200 lidi, segnale di una crescente attenzione sul territorio. Sono state inoltre introdotte linee guida specifiche per limitare l’inquinamento luminoso, fondamentale per evitare che i piccoli si disorientino quando escono dal nido, un fattore critico per la loro sopravvivenza.

Ruolo delle organizzazioni e della rete di sorveglianza nella tutela della caretta caretta

La tutela della caretta caretta in Italia passa attraverso un lavoro congiunto tra associazioni come Legambiente, istituti scientifici, reti di volontari, aree marine protette e amministrazioni locali. Il progetto Life Turtlenest incarna questo impegno, con squadre dedicate al monitoraggio, messa in sicurezza e educazione ambientale.

Questi operatori mantengono costantemente sotto controllo le spiagge durante la stagione riproduttiva per intercettare le tracce delle tartarughe e i nidi nascosti. L’attività di sorveglianza coinvolge esperti e cani addestrati, valorizzando competenze diverse e supportando una strategia di protezione che segue le esigenze di uno degli animali più vulnerabili del Mediterraneo.

Le condizioni climatiche e i mutamenti dei comportamenti delle tartarughe richiedono un continuo adattamento delle strategie di tutela. Le adesioni ai protocolli, le attività di sensibilizzazione e l’uso di tecnologie innovative come le unità cinofile dimostrano la volontà di rafforzare la capacità di governo del fenomeno, a tutela della biodiversità marina sulle coste italiane in questa nuova fase del Mediterraneo.

Paolo Ludovichi

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