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Nuova pista a roma per la morte di gianmarco pozzi: emerge un testimone chiave a 5 anni dall’evento a ponza

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La morte di gianmarco pozzi, avvenuta il 9 agosto 2020 sull’isola di ponza, rimane avvolta nel mistero. A cinque anni di distanza, una svolta sembra profilarsi grazie alla testimonianza di una persona incontrata a roma, che potrebbe gettare nuova luce sull’accaduto. Paolo pozzi, padre del giovane, insieme all’avvocato fabrizio gallo, ha depositato una memoria presso la procura di cassino per rilanciare l’indagine. La vicenda, che ha visto anche un tentativo di archiviazione, non ha mai avuto risposte certe e ora si riaccendono speranze per fare chiarezza.

Il racconto del testimone chiave e la sua connessione con il padre di gianmarco

A roma, una persona ha contattato il padre di gianmarco, fornendo informazioni fino a oggi mai emerse nelle indagini sulla morte del ragazzo. Questo testimone sarebbe entrato in contatto diretto con paolo pozzi e ha contribuito alla nuova memoria depositata in procura. Secondo quanto riferito dal legale fabrizio gallo, il contributo rappresenta un elemento rilevante, perché consente di sviluppare piste investigative mai prima esplorate. Paolo pozzi ha più volte espresso la sua frustrazione per il silenzio che circonda la vicenda: «Tante volte ho pensato di farmi giustizia da solo», ha detto, chiarendo che ora desidera risposte ufficiali.

L’incontro con il testimone ha un peso significativo, proprio perché arriva dopo anni di sospetti e di traumi. Non è chiaro, tuttavia, quale ruolo abbia avuto questa persona nella notte del 9 agosto 2020, né cosa abbia visto o saputo concretamente. La memoria depositata si basa su questa testimonianza che, almeno sulla carta, sembrerebbe capace di dirigere gli inquirenti verso elementi nuovi. L’iniziativa della famiglia pozzi si inserisce dunque in un contesto di forte pressioni per evitare che il caso venga dimenticato o archiviato definitivamente.

Gli sviluppi giudiziari e l’opposizione della famiglia alla richiesta di archiviazione

Nel novembre 2024 il pubblico ministero aveva avanzato la proposta di archiviazione del caso. Le indagini sembravano chiudersi senza risultati certi, lasciando la morte di gianmarco fuori da una ricostruzione chiara. La famiglia, però, si è opposta con determinazione, ricorrendo contro il provvedimento e chiedendo che si prosegua nell’esame di tutti gli aspetti ancora aperti. La memoria con la nuova testimonianza è stata presentata proprio per sostenere questa opposizione.

L’inchiesta è passata ora sotto la lente della procura di cassino, che valuterà le nuove informazioni. Il rifiuto della famiglia della chiusura forzata della pratica rappresenta un passaggio importante, perché mantiene viva la pressione sulle autorità affinché riaprano il caso. I motivi dell’opposizione riguardano proprio le incongruenze e le lacune accumulate nel tempo, in cui nessuna pista ha portato a una verità definitiva. Il lavoro della procura sarà quello di verificare la veridicità del nuovo testimone e capire se la sua versione possa coincidere con elementi concreti emersi dagli accertamenti.

Le prime ipotesi investigative e la difficoltà dei carabinieri nel raccogliere prove a ponza

Il primo rapporto dei carabinieri di formia aveva indicato la morte di gianmarco come conseguenza di una caduta accidentale. Secondo gli inquirenti dell’epoca, il giovane avrebbe avuto un volo di circa tre metri, probabilmente per uno sbandamento dovuto all’assunzione di cocaina, che gli ha causato fratture gravi, compresa quella letale alla zona cervicale del collo. Questa prima ricostruzione però, secondo alcune fonti, non avrebbe considerato appieno alcuni dettagli rilevanti.

Con il tempo è emersa l’ipotesi che gianmarco fosse in fuga da qualcuno, ma non è chiaro chi e perché. Diverse piste sono state seguite senza esito: spacciatori nel raggio di ponza, conoscenti coinvolti in affari illeciti o addirittura un possibile competitor sentimentale sono state avanzate come motivazioni. Non a caso, un uomo è stato denunciato per calunnia verso i carabinieri, complicando ulteriormente la situazione. Il fatto che la collaborazione sul luogo del ritrovamento fosse minima ha aggravato la situazione, rendendo difficile ad esempio raccogliere testimonianze o trovare tracce certe.

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Gli elementi raccolti finora non hanno permesso di determinare con esattezza le cause né di chiarire le circostanze che hanno portato alla fine di gianmarco. L’assenza di una pista solida ha lasciato la famiglia e la comunità a lungo in attesa di una risposta, aggravando il peso emotivo di un evento tragico che ancora oggi non ha un volto definito.

L’impatto della vicenda sulla famiglia e sul territorio di ponza

Cinque anni dopo la morte di gianmarco pozzi, la famiglia resta segnata da un dolore che non si è attenuato. Paolo pozzi si è fatto portavoce di quel senso di smarrimento e di frustrazione che deriva dal non ricevere risposte certe. Nel corso degli anni ha più volte chiesto a gran voce che la giustizia vada avanti e che emergano verità nascoste dietro una morte che per molti resta sospetta.

La comunità di ponza ha vissuto intensamente questa storia, segnata da sospetti e silenzi. L’isola si è trovata al centro di un’inchiesta difficile, dove la mancanza di elementi concreti e la scarsità di collaborazione hanno limitato ogni possibile approfondimento. Si è parlato più volte di tensioni e di voci non confermate, alimentando un clima di incertezza che ancora grava sull’evento.

Questa situazione ha sollevato anche dubbi sul modo in cui certi casi vengono gestiti in piccoli contesti, dove la riservatezza e l’omertà possono frenare le indagini. L’appello del padre di gianmarco si colloca all’interno di questo scenario e prova a rompere quel silenzio che per anni ha impedito di fare chiarezza intorno alla tragedia. La memoria depositata alla procura potrebbe rappresentare un passo avanti in questo senso.

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