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Nuovo allarme chikungunya: l’epidemia del 2004 rischia di ripetersi con focolai sempre più vicini all’Europa

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L’Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato un avvertimento urgente contro la diffusione del virus chikungunya, che si sta rapidamente espandendo dall’Oceano Indiano verso altre aree del globo. Vent’anni dopo l’epidemia che colpì duramente la zona nel 2004-2005, la stessa minaccia torna a farsi seria, coinvolgendo paesi africani, asiatici e anche l’Europa. In Italia, parallelamente, si registra un aumento dei casi di infezione da virus West Nile, aggravando le preoccupazioni per la presenza di zanzare vettori nel nostro continente.

La nuova ondata di chikungunya dall’oceano indiano e la diffusione in africa e asia

La ripresa dell’epidemia ha avuto origine dalle isole dell’Oceano Indiano, primo fra tutti La Réunion, dove già un terzo della popolazione risulta infettata. Da lì, il virus ha iniziato a diffondersi verso altre regioni come Mayotte, Mauritius ma anche verso paesi continentali come Madagascar, Somalia, Kenya e diverse zone del sud-est asiatico, compresa l’India. Diana Rojas Alvarez, responsabile medico dell’OMS, ha sottolineato il ritmo allarmante con cui il virus si sta espandendo sul territorio.

Un copione già visto, numeri che preoccupano

La situazione segue un copione già visto due decenni fa, ma i numeri attuali spaventano per la rapidità e l’ampiezza del contagio. Queste aree tropicali rappresentano da sempre ambienti favorevoli per le zanzare vettore, che trovano condizioni ideali per riprodursi e mantenere attiva la trasmissione. La crescita di infezioni in queste regioni non riguarda solo la salute pubblica locale, ma è un campanello d’allarme per la diffusione globale del virus. L’assenza di un farmaco specifico per la chikungunya rende ancora più delicato il quadro.

L’impatto in europa: i casi in francia e il primo contagio autoctono in italia

L’espansione del virus ha raggiunto già l’Europa, in modo particolare la zona meridionale della Francia. Dal primo maggio 2025, circa 800 casi sono stati registrati come importati da viaggiatori provenienti da regioni tropicali. Più grave è la notizia che conferma la trasmissione locale in almeno dodici focolai, dove le persone si sono ammalate senza uscire da territorio francese. Ciò indica che le zanzare europee stanno trasmettendo il virus all’interno delle comunità.

Anche in Italia si è verificato un caso di infezione autoctona la scorsa settimana. Non si tratta più di semplici casi importati, ma di una trasmissione interna che preoccupa le autorità sanitarie. La presenza della zanzara tigre, Aedes albopictus, popolare nelle aree urbane e capace di vivere nei nostri giardini e balconi, facilita la circolazione del virus. Questi insetti pungono soprattutto di giorno e resistono ai climi temperati, permettendo così al virus di stabilirsi anche in zone mai colpite in precedenza.

Sintomi e misure di prevenzione

La situazione è diversa rispetto all’epidemia iniziale, ma evidenzia un trend in crescita. Le infezioni causano febbre alta, dolori articolari intensi e malessere, senza ancora terapie mirate. La gestione dei focolai si concentra quindi su misure di prevenzione individuali e pubbliche per ridurre i contatti con le zanzare. Le autorità invitano a usare repellenti, coprire la pelle e ridurre le esposizioni specialmente durante il giorno.

La zanzara tigre, vettore di chikungunya e altre malattie in espansione tra le nostre città

La zanzara Aedes albopictus, conosciuta come zanzara tigre, rappresenta il vettore principale della trasmissione della chikungunya in Europa e in Italia. Questo insetto si è diffuso ormai da anni in numerose zone temperate, adattandosi perfettamente agli ambienti urbani. Preferisce punzecchiare nelle ore centrali del giorno e depone le uova in piccoli raccolti d’acqua stagnant. La facilità con cui colonizza spazi limitati, come vasi sul balcone o piccoli ristagni d’acqua domestici, ne ha favorito la diffusione.

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Altre malattie trasmesse dalla zanzara tigre

La zanzara tigre non trasmette solo il virus chikungunya, ma può diffondere anche dengue e Zika. Questi virus, trasmessi con la puntura, comportano rischi importanti per la salute, particolarmente in soggetti vulnerabili. Non esistono però ancora cure mirate o vaccini diffusi per la chikungunya, il che rende fondamentale il monitoraggio e la prevenzione dell’area d’intervento. La lotta alla zanzara si basa soprattutto sull’eliminazione dei suoi habitat e sull’adozione di precauzioni personali.

In città, la zanzara tigre si è imposta come un rischio concreto per la popolazione, portando a focolai soprattutto nel periodo primaverile-estivo. Le autorità sanitarie raccomandano di rimuovere l’acqua ferma dai sottovasi, coprire contenitori e usare repellenti cutanei. Questi accorgimenti limitano le opportunità di riproduzione del vettore e riducono il rischio di infezione, ma richiedono attenzione da parte di tutti i cittadini.

Il rischio globale: la vulnerabilità di oltre 5 miliardi di persone in 119 paesi secondo l’oms

I dati dell’Organizzazione mondiale della sanità indicano una situazione preoccupante: sono circa 5,6 miliardi le persone che vivono in zone dove il virus chikungunya può diffondersi, distribuite in 119 paesi. Questo dato sottolinea la vastità del rischio attuale, che coinvolge gran parte delle regioni tropicali e anche quelle temperate con presenza di vettori come la zanzara tigre.

Il virus è rimasto a lungo concentrato in aree specifiche, ma negli ultimi anni ha mostrato una capacità di saltare confini significativi. L’aumento degli scambi internazionali, lo spostamento di persone e merci insieme alle variazioni climatiche stanno modificando il quadro epidemiologico. Areale e cicli delle zanzare vettore si sono allargati, esponendo più comunità al rischio.

Le sfide senza vaccino

L’assenza di un vaccino specifico o di terapie dirette li obbliga a puntare su interventi di contenimento, sorveglianza e informazione per limitare i focolai. L’OMS avverte che la situazione ricorda quella di vent’anni fa, ma segna un punto di svolta: “le scelte dei governi e dei sistemi sanitari potranno definire se questa minaccia si fermerà o crescerà”. Lo scenario resta aperto, con la diffusione del virus che potrà accelerare nei prossimi mesi se non si interviene con misure coordinate.

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