La lombosciatalgia interessa una fetta rilevante della popolazione italiana in età lavorativa, con importanti conseguenze sulla qualità della vita e sul sistema sanitario. A Roma, alla camera dei deputati, si terrà un convegno dedicato a questa problematica che coinvolge sempre più persone. Esperti di rilievo nazionale e internazionale si confronteranno su metodi terapeutici e attività di prevenzione.
Due esperienze in particolare catalizzeranno l’attenzione durante il convegno. A Lodi e nella struttura di Villa Erbosa a Bologna si sono sviluppati percorsi clinici specifici, che combinano approcci chirurgici mininvasivi e programmi di riabilitazione multidisciplinare. Questi protocolli hanno evidenziato importanti risultati, migliorando la qualità della vita dei pazienti con lombosciatalgia e alleggerendo il carico sul sistema sanitario locale.
I centri hanno applicato metodi chirurgici rigenerativi che riducono il trauma operatorio e accelerano il recupero. La presa in carico segue un modello integrato, che coinvolge neurochirurghi, fisiatri, nutrizionisti e altre figure mediche. Questo approccio ha favorito una diagnosi precoce e un monitoraggio costante nel tempo, limitando complicazioni e recidive.
Gli studi sviluppati sono stati pubblicati su riviste scientifiche europee, tra cui Acta Neurochirurgica. I dati raccolti servono anche a orientare le politiche sanitarie e rappresentano un esempio concreto di come si possa intervenire in modo efficace sulla lombosciatalgia su scala nazionale.
La lombosciatalgia è una patologia che si manifesta con dolori localizzati nella parte bassa della schiena, spesso irradiati lungo il nervo sciatico. Si stima che colpisca oltre il 40% delle persone tra 30 e 50 anni, un’età in cui si è ancora attivi nel mondo del lavoro. Il mal di schiena causato da questa condizione può diventare invalidante, limitando movimenti e attività quotidiane.
Il dolore alla schiena associato a questo disturbo non riguarda solo un disagio fisico: incide profondamente sull’umore, sulle relazioni sociali e sulle opportunità lavorative. Molti pazienti segnalano difficoltà ad alzarsi al mattino, a mantenere una postura corretta o semplicemente ad eseguire piccoli gesti di routine. La cronicizzazione del dolore si traduce spesso in assenze dal lavoro e riduzione della produttività, generando ripercussioni anche economiche per le famiglie e per l’intera società.
Questa condizione è diventata un problema sanitario di larga scala in Italia e a livello globale, richiedendo un impegno concreto da parte degli operatori sanitari, delle istituzioni e delle imprese.
Il 3 luglio 2025, alle ore 10, nella Sala Matteotti della camera dei deputati a Roma, si terrà il convegno intitolato “Lombosciatalgia: emergenza globale”, organizzato dall’associazione nazionale garante giustizia e sanità . L’incontro riunirà alcuni tra i maggiori specialisti in neurochirurgia, riabilitazione e prevenzione di questa patologia.
L’evento è promosso dal neurochirurgo Alberto Alexandre, fondatore e direttore sanitario dell’European Neurosurgical Institute di Treviso. Alexandre, riferimento per la chirurgia mininvasiva del sistema nervoso periferico in Italia, mette al centro del convegno la necessità di comprendere l’impatto sociale ed economico della lombosciatalgia, presentando dati concreti e risultati clinici ottenuti nelle strutture di Lodi e Bologna.
Saranno presenti rappresentanti del ministero del lavoro, del ministero della salute, medici universitari, ricercatori e figure istituzionali. Il dialogo tra queste realtà vuole promuovere la condivisione di modelli di cura pubblici basati su protocolli efficaci e riproducibili in tutto il territorio nazionale.
Il convegno coinvolgerà diverse personalità del mondo politico e scientifico. Tra i partecipanti ci saranno Maria Teresa Bellucci, viceministro del lavoro e delle politiche sociali, e Lorenzo Malagola, segretario della commissione lavoro pubblico e privato alla camera. La presenza di membri del ministero della salute e del dipartimento della prevenzione conferma l’attenzione istituzionale verso questa emergenza sanitaria.
Interverranno anche medici esperti come il professor Massimiliano Visocchi, neurochirurgo all’ospedale Gemelli di Roma, e Raoul Saggini, docente di medicina fisica e riabilitativa, che approfondiranno gli aspetti clinici e riabilitativi. Il confronto include inoltre esperti di sicurezza alimentare e di politiche sociali, a sottolineare l’importanza di un approccio ampio e multidisciplinare che prenda in considerazione anche stili di vita e condizioni ambientali.
Ernesto Caccavale, giornalista e già europarlamentare, modererà il dibattito, facilitando lo scambio tra esperti, istituzioni e pubblico. L’obiettivo è creare una rete di competenze in grado di rispondere ai bisogni dei pazienti e di alleggerire gli effetti della lombosciatalgia a livello sociale.
Tra i temi principali del convegno ci sarà la prevenzione della lombosciatalgia con azioni mirate sul posto di lavoro e nella vita quotidiana. Gli specialisti illustreranno programmi specifici per evitare l’insorgere o l’aggravamento del disturbo, come corsi di educazione posturale, attività fisica mirata e accorgimenti ergonomici.
I partecipanti discuteranno anche della sostenibilità del sistema sociosanitario nel gestire pazienti con patologie croniche e invalidanti come questa. I dati presentati evidenziano come un intervento precoce e mirato possa ridurre i costi associati a ricoveri, farmaci e assenze lavorative, offrendo un modello replicabile che migliori l’efficienza delle risorse.
La collaborazione tra reparti ospedalieri, medici di base e specialisti è fondamentale per assicurare una presa in carico continua. La multidisciplinarità, che comprende anche specialisti in nutrizione e fisioterapia, consente un monitoraggio più attento ai bisogni del paziente nel tempo, riducendo rischi di complicanze e ricadute.
Le esperienze di Lodi e Bologna, illustrate nel convegno, offrono indicazioni pratiche che possono essere implementate in altre regioni italiane per gestire la lombosciatalgia in modo più efficace, con benefici tangibili per pazienti e comunità.
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