L’omicidio di jagsheer sumal, bracciante agricolo indiano ucciso brutalmente la sera del 30 ottobre 2021 a borgo montello, ha visto la conferma delle condanne dalla corte di cassazione nel 2025. La vittima era stata aggredita durante una spedizione punitiva scattata mentre celebrava la nascita del figlio in india. Il processo ha evidenziato il ruolo congiunto dei sette imputati, condannati tra i 25 e i 6 anni di carcere, con un’attenta ricostruzione dei fatti basata sulle indagini della squadra mobile di latina e sulle testimonianze raccolte.
La ricostruzione della corte di cassazione sulla dinamica dell’omicidio
Le motivazioni della sentenza della prima sezione penale della corte di cassazione spiegano che il progetto criminoso è stato ideato e portato a termine in modo unitario dai tre aggressori principali. Il decesso di jagsheer sumal è considerato l’esito diretto di un’azione congiunta, dove ogni imputato ha contribuito in egual misura alla tragedia. Questo ha escluso distinzioni su chi abbia agito in maniera preponderante nel gruppo, puntando invece all’uguaglianza della responsabilità per un evento purtroppo drammatico.
Nel documento si sottolinea come, nonostante un’iniziale reticenza, un testimone abbia confermato che i responsabili avevano organizzato una spedizione per cercare e aggredire la vittima nella sua abitazione ubicata in un casolare di via monfalcone. La testimonianza è diventata chiave, assieme ad altre raccolte dalla squadra mobile di latina durante le indagini. Il racconto degli eventi si snoda tra dettagli precisi sulle azioni dei soggetti coinvolti, confermando la pianificazione e la volontarietà della condotta.
Il contesto sociale e il movente dietro l’attacco
I giudici hanno analizzato anche il contesto in cui l’aggressione ha avuto luogo. La motivazione principale della spedizione punitiva risiede in contrasti interni alla comunità indiana presente a latina, legati ad attività commerciali concorrenti. Jwan Singh, uno degli imputati, era accusato di avere assunto un atteggiamento di prevaricazione verso altri membri della stessa comunità impegnati in affari simili. Questo ha creato tensioni che sono sfociate nell’attacco violento ai danni di jagsheer sumal.
La valutazione del movente ha respinto ipotesi alternative, concentrandosi invece sulle rivalità economiche e personali tra gli imputati e la vittima o i loro legami con altri connazionali. Il conflitto si è consumato in un quadro di ostilità che ha portato alla decisione estrema e tragica. Questo spiega come, all’origine, ci fosse un’aggressione mirata a punire una presunta posizione dominante.
Le sentenze definitive e le pene inflitte ai colpevoli
L’8 maggio 2025 la cassazione ha reso definitiva la sentenza di condanna nei confronti dei sette imputati, tutti di origine indiana, coinvolti nella spedizione punitiva. Le pene inflitte vanno da un minimo di sei anni a un massimo di venticinque anni, a seconda del ruolo e della gravità dei reati contestati. Tra le accuse principali spiccano l’omicidio volontario e diverse ipotesi di lesioni personali aggravate.
La sentenza è stata emessa dopo un iter giudiziario che ha attraversato primo grado, appello e la fase finale in cassazione, confermando le valutazioni fatte dai tribunali territoriali. Questo rigore giudiziario assicura che si riconosca la piena responsabilità penale per l’azione collettiva che ha portato alla morte di jagsheer sumal. Le condanne rappresentano un segnale netto nel contrasto di episodi di violenza legati a conflitti interni a comunità di stranieri.
Le indagini e i soggetti coinvolti nel processo
Le indagini sono state svolte principalmente dalla squadra mobile di latina, coordinata dal pm marco giancristofaro. Tra i punti salienti, spicca la raccolta di numerose testimonianze che hanno permesso di ricostruire negli dettagli il momento della spedizione punitiva, le ricerche della vittima e le responsabilità di ognuno degli imputati. Il lavoro delle forze dell’ordine ha permesso al tribunale di fissare la dinamica dell’aggressione.
Nel processo, le parti civili sono state rappresentate dall’avvocato simone rinaldi, mentre il collegio difensivo ha visto impegnati gli avvocati alessandro farau, amleto coronella, alessandro righi e ippolita naso. Le discussioni in aula si sono concentrate sulle responsabilità dei singoli e sulle motivazioni che hanno spinto alla violenza, senza però mai mettere in dubbio la natura congiunta del reato, come evidenziato dalle sentenze dei giudici.
L’episodio del 30 ottobre 2021 a borgo montello conferma quanto problematiche di convivenza e concorrenza accese possano sfociare in tragici eventi. La risposta giudiziaria ha dimostrato come si possa arrivare a una sentenza definitiva anche in casi complessi, grazie a una raccolta di prove attente e testimonianze precise che non lasciano spazio a dubbi sulle responsabilità.