Un appello corposo è arrivato alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e al governatore della Campania Vincenzo De Luca. La richiesta riguarda la cancellazione del concerto del 27 luglio 2025 a Caserta, diretto dal direttore d’orchestra Valery Gergiev. Parallelamente, si chiede l’apertura di un’inchiesta sull’uso dei fondi pubblici per eventi che potrebbero veicolare propaganda russa in Europa. In poche ore, oltre 700 firme di personalità di spicco sono arrivate a sostegno della petizione.
Il concerto di valery gergiev a caserta e la sua valenza politica
Valery Gergiev è noto per il suo sostegno aperto al presidente russo Vladimir Putin. Il suo concerto previsto a Caserta nel festival “un’estate da Re” diventa così un tema caldo, dato il contesto geopolitico. L’evento è parzialmente finanziato con fondi pubblici, un dettaglio che ha acceso molte polemiche. La presenza di Gergiev, stella della musica classica e direttore di fama internazionale, può passare per un segnale di legittimazione del regime russo e della sua politica bellicosa. Non si tratta più di un’esibizione artistica neutrale, ma di un gesto che assume connotati politici, per diversi firmatari della petizione.
La scelta della sede e il significato culturale
La sede scelta è il teatro di Caserta, una città con forti legami culturali e turisti che seguono il festival con interesse. Con un artista come Gergiev sul palco, l’evento rischia di trasformarsi in un palco per idee politiche non trascurabili. Alcuni firmatari, scienziati e premi Nobel, hanno sottolineato come la musica non possa essere strumento per condonare o ignorare comportamenti politici controversi. Il concerto, quindi, acquista un significato ben più ampio di una semplice performance artistica.
I firmatari della petizione e il significato delle loro adesioni
La petizione vanta firme illustri, che comprendono premi Nobel per la pace, scrittori di fama mondiale, storici e personalità culturali. Tra queste spicca Oleksandra Matviichuk, direttrice del Centro per le Libertà Civili a Kiev e vincitrice del Nobel per la pace 2022. Con lei altri esponenti di Memorial, organizzazione premiata con il Nobel per la pace 2022, nota per il lavoro di denuncia dei crimini e delle ingiustizie.
Tra gli autori e intellettuali, appaiono nomi come Herta Müller, vincitrice del premio Nobel per la letteratura 2009, e Jonathan Littell, premio Goncourt 2006, con Mikhail Shishkin, vincitore di premi letterari russi. Anche il coreografo Alexei Ratmansky, attivo nei maggiori teatri di balletto internazionali, ha firmato l’appello. Dal Parlamento europeo, la vicepresidente Pina Picierno figura tra i sostenitori, confermando la portata politica del gesto. La presenza di così tanti nomi importanti rende evidente l’ampiezza della preoccupazione sull’impatto culturale e politico del concerto.
Un schieramento trasversale
Le adesioni mostrano uno schieramento trasversale che va oltre lo spettacolo: riflettono la volontà di molti esponenti europei e internazionali di isolare le manifestazioni culturali che possono rafforzare regimi accusati di autoritarismo e violazioni dei diritti. La petizione funge da segnale politico forte, richiama l’attenzione su ciò che si sostiene con finanziamenti pubblici e sulla responsabilità nel promuovere eventi.
La richiesta di indagine sui fondi pubblici e la proposta per un fondo culturale anti-putin
Nel testo della lettera si chiede non solo l’annullamento del concerto, ma anche una verifica rigorosa sull’impiego dei fondi pubblici destinati a eventi che potrebbero alimentare la propaganda russa in Europa. Secondo i firmatari, è necessario controllare con attenzione come e a quali iniziative vengono destinati i soldi pubblici, soprattutto in un momento delicato come quello attuale. L’investimento in un concerto di un artista vicino a poteri politici controversi diventa un tema da affrontare.
Un fondo per artisti anti-putin
Parallelamente emerge la proposta di creare un fondo culturale dedicato ad artisti che si oppongono al regime di Putin. Il fine è sostenere quei creativi costretti a vivere in condizioni difficili a causa del loro dissenso politico, incentivando una cultura libera e lontana da condizionamenti autoritari. Questo fondo, sottolineano i sottoscrittori, rappresenterebbe una scelta politica chiara: finanziare chi denuncia e si batte per i diritti, piuttosto che chi lavora per un sistema che limita le libertà.
Il richiamo all’azione politica si traduce così in un appello concreto. Non si tratta soltanto di una manifestazione culturale o una protesta simbolica ma di una richiesta che mira a incidere nelle scelte di governo riguardo al sostegno pubblico. La posizione dei firmatari mette in evidenza come spazio e cultura siano strumenti che possono servire a messaggi profondi, che includono anche la dimensione politica e morale.
La petizione, centrata sull’etica del sostegno culturale e finanziario, solleva interrogativi sulla coerenza di finanziare eventi legati a figure con chiare posizioni politiche. Questa vicenda colpisce per l’attenzione suscitata in poco tempo e per la qualità dei sostenitori coinvolti, a testimonianza della sensibilità che il tema ha già raggiunto nel dibattito pubblico europeo.