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ritrovamenti archeologici e nuovi cantieri aperti alla crypta balbi nel centro di roma

La crypta balbi, nel cuore di roma, si sta rivelando un vero scrigno di scoperte archeologiche sorprendenti. I lavori di scavo, avviati a gennaio 2023 e attualmente in corso, hanno dato alla luce ambienti e reperti fino a poco tempo fa sconosciuti, raccontando la storia della città attraverso strutture e statue risalenti a epoche diverse. Un progetto recente consente ora ai visitatori di seguire da vicino questi scavi, rendendo il cantiere non più un luogo off limits, ma un punto di interesse culturale aperto a cittadini e turisti.

Scavi alla crypta balbi: scoperte e reperti di epoche diverse

Da inizio 2023, la crypta balbi è stata interessata da numerosi interventi archeologici che hanno portato alla luce oggetti di varia natura e valore storico. Tra i ritrovamenti si segnala un capitello corinzio di lesena, caratterizzato da una lavorazione che richiama gli elementi decorativi del foro di augusto. Il capitello, riutilizzato in epoca tardoantica come coperchio di un sistema fognario, indica quanto fossero frequenti le modifiche e le trasformazioni apportate agli spazi urbani nel corso dei secoli.

Oltre a questa testimonianza architettonica, gli scavi hanno permesso di recuperare teste e parti di statue raffiguranti soggetti maschili e femminili, nonché una statuetta del dio Pan. Questi elementi, probabilmente provenienti da diversi contesti edilizi e cultuali, offrono spunti nuovi per capire la vita artistica e religiosa all’interno dell’area. La simultanea presenza di reperti così eterogenei fa capire come la crypta balbi abbia avuto molteplici destinazioni nel corso dei millenni.

La riapertura del cantiere: un percorso per il pubblico tra storia e archeologia

Dopo un lungo periodo di chiusura al pubblico, il cantiere alla crypta balbi si è aperto ufficialmente con una visita guidata presentata a fine aprile 2025. L’iniziativa “crypta balbi: cantiere aperto” permette infatti a studiosi, appassionati e semplici visitatori di assistere alla campagna di scavi e ai lavori di restauro in corso. Un’occasione unica per osservare da vicino i metodi impiegati dagli archeologi e per comprendere la complessità degli interventi in un’area stratificata da duemila anni di storia.

Dichiarazioni di alfonsina russo e edith gabrielli

La direttrice Alfonsina Russo ha dichiarato che i lavori si sono sviluppati attraverso nove cantieri paralleli, cinque dei quali sostenuti da un finanziamento di oltre 50 milioni di euro proveniente dal piano nazionale per gli investimenti complementari legati al PNRR. A guidare il museo, ora in transizione gestionale, è Edith Gabrielli che ha lavorato al fianco di Russo per garantire un’apertura verso il pubblico senza interrompere le delicate operazioni di scavo.

Questo percorso aperto al pubblico rappresenta un’esperienza nuova nel panorama romano, dove spesso gli scavi rimangono invisibili fino al completamento dei lavori. Invece qui la trasparenza sulle attività permette di osservare roma cambiare davanti agli occhi dei visitatori.

La storia stratificata della crypta balbi: dalle origini al novecento

La crypta balbi occupa un’area delimitata tra via delle botteghe oscure, via michelangelo caetani, via dei delfini e via dei polacchi. La sua storia si sviluppa a partire dal 13 a.C., quando fu realizzato il teatro di Lucio Cornelio Balbo. Questo teatro disponeva di uno spazio sul retro detto crypta, ovvero un cortile porticato circondato da una galleria coperta, destinata a diverse funzioni.

Nel Medioevo l’area si trasformò profondamente. Qui sorsero infatti la chiesa e il convento di Santa Maria Domine Rose, che rimasero attivi fino al sedicesimo secolo, quando vennero sostituiti dal complesso di Santa Caterina d’Alessandria. Questo edificio rimase in uso fino al 1940, subendo a sua volta interventi e modifiche legate ai cambiamenti della città.

La proprietà passò allo Stato italiano nel 1981 e da allora l’area fa parte del Museo Nazionale Romano, diventando un luogo di studio e conservazione di reperti di grande valore. Le stratificazioni visibili negli scavi illustrano il susseguirsi delle epoche, tracciando un percorso chiaro e articolato che racconta la storia di roma attraverso i secoli.

Un edificio a due navate scoperto durante gli ultimi scavi

Tra le novità più rilevanti emerse negli scavi più recenti spicca un edificio con due navate, ancora poco conosciuto e di dimensioni importanti . L’edificio si orienta da nord a sud ed è stato datato al IX secolo grazie ai diversi strati stratigrafici emersi. La costruzione però sembra sia stata abbandonata prima di essere completata. Il motivo è probabilmente legato a due eventi sismici che colpirono roma nel 801 e nel 847.

Ancora in fase di studio, questa struttura potrebbe essere stata destinata ad uso religioso, data la pianta e la posizione. Non esistono finora reperti che confermino con certezza la funzione, ma la sua grandezza e l’assetto architettonico lasciano aperta questa ipotesi. L’eventuale interruzione dei lavori indica quanto il territorio di roma abbia subito sconvolgimenti fisici e sociali anche in un’epoca apparentemente più tranquilla.

La scoperta dell’edificio contribuisce a riempire un vuoto nella conoscenza della parte tarda medievale della città, confermando quanto la crypta balbi sia un crocevia di testimonianze diverse.

Crypta balbi, un archivio urbano che racconta roma

Secondo le parole di Edith Gabrielli, oggi a capo del Vive – Vittoriano e Palazzo Venezia, la crypta balbi rappresenta una sintesi impressionante della storia della città, dalle epoche antiche fino al ventesimo secolo. Le trasformazioni, le distruzioni e le ricostruzioni di questa zona narrano i cambiamenti che roma ha attraversato nel suo sviluppo urbano.

L’area è un caso raro nel contesto internazionale perché riesce a mostrare sovrapposizioni di edifici, modi di vita e culture che si sono succeduti negli ultimi duemila anni. I recenti ritrovamenti evidenziano la ricchezza materiale e simbolica di questo sito, ancora capace di offrire nuove informazioni.

La crypta balbi non è soltanto un museo o un’area archeologica. È un laboratorio vivo in cui continui interventi portano alla luce pezzi di storia che fino a ieri erano nascosti. La decisione di aprire i cantieri al pubblico segna un passo ulteriore nella valorizzazione e nella conoscenza di questo fondamentale sito romano.

Monica Ghilocci

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