La città di Roma si mette in mostra attraverso l’obiettivo di tre fotografi durante il Giubileo del 2025, un evento di portata mondiale che ha trasformato il volto e l’atmosfera della capitale italiana. La mostra “Città aperta 2025 – Roma nell’anno del Giubileo” raccoglie oltre 200 immagini tra bianco e nero e colore, esposte nella Sala Zanardelli del Vittoriano da giugno a settembre, offrendo uno sguardo profondo sulle mille anime di Roma, tra spiritualità antica e vita moderna. Questo progetto rende visibile ciò che spesso sfugge nella quotidianità, dalla solennità religiosa al traffico caotico, mettendo in evidenza i volti, gli spazi e i momenti di una città in movimento.
Il contesto storico e culturale del giubileo di roma nel 2025
Roma nel 2025 si è trovata al centro dell’attenzione mondiale in un periodo segnato da eventi di forte significato religioso e civile. Il Giubileo, un rito che si ripete ogni decenni e che richiama milioni di pellegrini da tutto il mondo, ha rappresentato quest’anno un momento speciale. La recente scomparsa di papa Francesco durante le celebrazioni pasquali ha aggiunto uno strato di emozione intensa, mentre l’incoronazione di Leone XIV, con un conclave raro e breve, ha confermato il peso simbolico di questo evento in un momento storico così delicato.
La rievocazione di una ritualità millenaria ha avuto effetti evidenti sulla città: piazze gremite, vie percorse da processioni dove si intrecciano fede e realtà urbana, e uno sguardo rivolto al futuro senza mai perdere il legame con il passato. Proprio in questa cornice si inserisce la mostra, che cattura le tante sfaccettature di Roma: non un semplice reportage, ma una narrazione per immagini che invita a scoprire la città oltre le apparenze, tra sacralità e la quotidianità rumorosa delle sue strade.
La mostra “città aperta 2025” e il ruolo dei fotografi
Il progetto espositivo, promosso dal VIVE – Vittoriano e Palazzo Venezia, è nato dall’idea di Edith Gabrielli, direttrice del VIVE, e curato da Roberto Koch e Alessandra Mauro. L’obiettivo è stato affidare a tre fotografi di rilievo la missione di interpretare Roma durante il Giubileo da una prospettiva non documentaristica, bensì artistica. Diana Bagnoli, Alex Majoli e Paolo Pellegrin hanno offerto ciascuno una visione diversa, basata su sguardi sensibili e personali.
Le immagini raccolte, fra cui due per autore sono entrate a far parte della collezione permanente del VIVE, costituiscono documenti visivi di un evento storico ma anche testimonianze di vita ordinaria, della vivacità e delle contraddizioni di Roma. Gli autori hanno saputo cogliere lo spirito di accoglienza, la religiosità diffusa e la necessità di apertura al nuovo in una città dal carattere complesso e stratificato.
Le visioni di diana bagnoli: il pellegrinaggio e le comunità multietniche
Diana Bagnoli ha scelto di catturare Roma attraverso immagini a colori che raccontano il Giubileo come un’esperienza itinerante e spirituale. Il suo lavoro concentra l’attenzione sulle comunità di pellegrini, provenienti da numerosi paesi, uniti dal cammino di fede che svolgono nella città. Il punto di vista di Bagnoli mette in luce la convivenza tra magnificenza e povertà, tra Vaticano e quartieri popolari, evidenziando la complessità sociale che si respira a Roma.
Attraverso le sue fotografie emerge un mosaico di culture, lingue e volti che formano un tessuto urbano accogliente e a volte fragile. La fotografa ha voluto sottolineare quanto siano vivaci queste realtà, soprattutto quelle poco visibili ai turisti o ai pellegrini: reti di solidarietà tra migranti e gruppi religiosi diversi, momenti di aiuto reciproco e di condivisione. I suoi scatti restituiscono così una Roma meno conosciuta ma cruciale per comprendere l’anima della città nei giorni del Giubileo.
La scena teatrale di alex majoli: roma come rappresentazione storica e sociale
Alex Majoli ha indirizzato il suo obiettivo verso la componente drammatica e simbolica del Giubileo, concependo Roma come un palco dove si svolge una rappresentazione antica e sempre attuale. Le sue fotografie, pensate come vere e proprie scene teatrali, mostrano la capitale come teatro dove la storia si rinnova in ogni gesto, in ogni volto.
Il suo ritratto di Roma punta a fissare un’immagine della società del presente, attraverso uno sguardo che sa trasformare l’immediatezza in riflessione. Majoli ha lavorato per portare nuove visioni, capaci di scuotere lo sguardo comune e invitare a scoprire dettagli e situazioni che altrimenti passerebbero inosservate. Le sue fotografie non sono soltanto testimonianze storiche, ma veri e propri stimoli visivi per chi osserva.
Paolo pellegrin tra monumentalità e periferie: i volti e le porte di roma
Paolo Pellegrin ha intrapreso un percorso fotografico che attraversa gli spazi urbani e sociali di Roma, dai suoi monumenti iconici alle zone meno note, un tempo periferie oggi pienamente inserite nella città. I suoi scatti ritraggono i fedeli con un approccio dialogico, mettendo al centro la relazione fra persone e luoghi.
Il lavoro di Pellegrin si muove su un doppio binario: da una parte valorizza la tradizione e la monumentalità, dall’altra non lascia nulla fuori dal racconto, includendo le aree più marginali e i quartieri popolari. Il fotografo descrive Roma come un “grande palcoscenico” dove ogni porta spalanca mondi diversi, offrendo una lettura inedita della città come insieme di spazi temporali e culturali stratificati. I suoi volti raccontano dunque una Roma complessa, fatta di silenzi e di rumori, di pietre antiche e di vite in movimento.
I contenuti multimediali e il catalogo della mostra
Oltre alle fotografie, l’esposizione accoglie tre video dedicati ai singoli autori, curati dal regista Paolo Freschi, noto per il suo lavoro nel documentario d’autore. Questi video documentano il processo creativo, presentando il lavoro dei fotografi non solo come risultato finale, ma come percorso di osservazione e ascolto della città. In parallelo, su un grande ledwall scorre un testo inedito di Valerio Magrelli, figura di spicco nel mondo della poesia e della saggistica contemporanea.
La mostra si estende anche al giardino di Palazzo Venezia, dove una serie di totem con foto richiama le immagini esposte al Vittoriano, creando un collegamento visivo e narrativo tra i due luoghi. A completare l’esperienza, un catalogo edito da Contrasto raccoglie i materiali e i testi critici, proponendo una documentazione dettagliata e preziosa non solo per gli appassionati di fotografia ma anche per chi desidera approfondire i molteplici volti di Roma nel 2025.