L’incidente della funivia del Faito, in provincia di Napoli, avvenuto il 17 aprile 2025, ha portato alla morte di quattro persone, inclusi tre turisti stranieri e il macchinista. Oggi sono partite le operazioni di sopralluogo indispensabili per chiarire le cause del crollo, con particolare attenzione ai danni riscontrati vicino alla stazione di Castellammare di Stabia e al Monte Faito. Le autorità hanno disposto una serie di verifiche tecniche che proseguiranno anche nei prossimi giorni.
Gli accertamenti sono stati avviati esattamente un mese dopo l’assegnazione dell’incarico e si stanno svolgendo sull’area che resta sotto sequestro. L’intervento ha riguardato i punti più critici del sistema di aggancio e trazione. In particolare, il cavo di trazione risultava completamente strappato dalla testa fusa vicino alla stazione di Castellammare di Stabia. Alla stazione di Monte Faito è stata rilevata la puleggia, elemento essenziale del meccanismo, praticamente divelta. Questi due danni sono fondamentali per ricostruire cosa abbia causato la caduta della cabina.
La giornata di sopralluogo ha impegnato in mattinata le squadre a valle, mentre nel pomeriggio i tecnici si sono spostati verso la parte alta della funivia, fino alla stazione di Monte Faito. Il percorso coperto dalle cabine tra queste due stazioni dura circa otto minuti, un dettaglio che ha un peso importante nelle tempistiche degli eventi del giorno dell’incidente. Ai consulenti delle parti si sono affiancati la Polizia di Stato e i vigili del fuoco, che hanno supportato le operazioni di verifica e messa in sicurezza del sito.
Tra i professionisti coinvolti spicca l’ingegnere Fabrizio Pellegrino, nominato dalla famiglia Suliman, una delle vittime straniere del disastro. Il legale della famiglia, avvocato Hilarry Sedu, ha seguito da vicino ogni fase degli accertamenti tecnici, per garantire che il lavoro di indagine fosse condotto con la massima attenzione ai particolari. Il ruolo dei consulenti è cruciale per approfondire lo stato delle macchine e per interpretare il complesso meccanismo della funivia.
Le verifiche indicano che la cabina precipitata si trova in una zona particolarmente impervia, un dettaglio che complica le operazioni di ispezione ma non ne rallenta il ritmo. L’intero procedimento è all’inizio e si prevede che il sopralluogo continui nelle giornate successive, con la finalità di acquisire ogni indizio utile a comprendere le responsabilità.
L’inchiesta giudiziaria è condotta da un team di magistrati composto dal procuratore Nunzio Fragliasso, dall’aggiunto Giovanni Cilenti e dai sostituti Giuliano Schioppi e Alessandra Riccio. Sono 26 le persone iscritte nel registro degli indagati. Tra loro ci sono dirigenti e tecnici dell’ente gestore della funivia, la Eav, che ora dovrà rispondere delle accuse legate all’incidente.
I reati contestati comprendono disastro colposo, omicidio colposo e lesioni colpose. Queste accuse riguardano le responsabilità nella gestione della sicurezza dell’impianto e nel mantenimento delle condizioni di funzionamento. L’inchiesta punta a stabilire se delle negligenze o delle omissioni abbiano influito sull’esito tragico del 17 aprile.
Domani è previsto un nuovo sopralluogo nella zona in cui la cabina è precipitata. La zona, montuosa e difficile da raggiungere, impone un’organizzazione accurata. I tecnici procederanno a piccoli gruppi accompagnati dai vigili del fuoco, che garantiscono le condizioni di sicurezza a terra. Si prevede anche l’uso di un drone per monitorare dall’alto la situazione, una risorsa che permette di avere immagini dettagliate e aggiornate in tempo reale.
Parallelamente, si stanno organizzando le operazioni per la rimozione della cabina, che verosimilmente avverrà con l’impiego di un elicottero. Una volta recuperata, la cabina sarà custodita in un luogo protetto, per permettere nuovi esami e valutazioni, fondamentali per lo sviluppo dell’inchiesta. Intanto, l’intera area resta sotto stretto controllo delle autorità, in attesa di altri rilievi.
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