L’udienza preliminare sull’inchiesta relativa alla sposa bambina a Latina è prevista per oggi, a mezzogiorno, davanti al giudice Barbara Cortegiano. Le accuse riguardano il coinvolgimento di due famiglie e le responsabilità legate a fatti avvenuti fino al 2021, tra cui violenze e spaccio di droga. Il Comune di Latina e l’associazione Insieme per Marianna hanno annunciato la loro intenzione di partecipare come parte civile nel processo.
Il pubblico ministero Giuseppe Miliano ha guidato l’inchiesta che si è sviluppata con il lavoro dei carabinieri del nucleo investigativo, coordinati dal tenente colonnello Antonio De Lise. Le accuse principali muovono contro i genitori di due minori coinvolti in una relazione con conseguente gravidanza precoce. Nei loro confronti sono contestati gli articoli 609 bis e 609 quater del codice penale, legati alla tutela della vita, all’incolumità e alla moralità sessuale dei minori.
Secondo gli sviluppi dell’indagine, i genitori non avrebbero impedito che la figlia convivente, ancora adolescente, mantenesse questa relazione considerata non tutelante. Più nello specifico, è stato rilevato che la responsabilità ricade su di loro perché non hanno adottato misure per evitare che la 13enne avviasse una convivenza con il ragazzo, cosa vietata dalla legge e dannosa per la minore.
Per la famiglia del minore, legata a Ferdinando Di Silvio detto Gianni, è emersa una posizione di controllo ma anche omissione. Nonostante fossero a conoscenza della gravidanza e dei rapporti, non hanno impedito che questi continuassero. I carabinieri hanno segnalato una mancata tutela, rilevando che i genitori sapevano degli incontri intimi tra i due ragazzi ma non hanno interferito per bloccarli.
Un altro fronte dell’inchiesta riguarda il reato di violenza sessuale, esteso anche ai genitori della ragazza minorenne. Secondo il pm Miliano, la consapevolezza dei rapporti sessuali e della gravidanza nella casa della famiglia Di Silvio rende il loro comportamento ancora più grave. Nei documenti depositati, si evidenzia che gli adulti non solo hanno mancato di intervenire ma sono rimasti passivi di fronte a un evento che avrebbe richiesto un immediato intervento per proteggere la minore.
Le accuse dettano una serie di responsabilità penali per il coinvolgimento diretto o indiretto, con particolare attenzione al fatto che i genitori erano perfettamente informati su quello che accadeva in casa, ma hanno scelto di non agire. In questo modo, la ragazza, definita “sposa bambina” dall’inchiesta, è stata esposta a rischi per la sua salute psicofisica e la sua sicurezza personale.
“La responsabilità consiste nella mancata protezione alla minore, nonostante la piena conoscenza della situazione”, sottolinea il documento ufficiale del procedimento, evidenziando la gravità del comportamento degli indagati.
Parallelamente all’episodio della gravidanza, l’indagine ha fatto emergere una rete di spaccio di droga che si è protratta dal 2020 fino al gennaio 2022, con fulcro nell’abitazione della famiglia Di Silvio a Campo Boario, Latina. I carabinieri hanno ricostruito come la casa fosse anche un punto di riferimento per l’illecito commercio di sostanze stupefacenti.
La situazione si è complicata anche per il modo in cui venivano organizzati gli incontri tra i ragazzi. Le comunicazioni verbalizzate dagli investigatori rivelano che quasi mai si facevano telefonate, evidentemente per non essere intercettati. Per soddisfare le richieste degli acquirenti, gli spacciatori preferivano presentarsi direttamente alla casa o usavano sistemi di messaggistica privati difficili da intercettare con le ordinarie tecniche investigative.
Questa modalità di svolgimento degli incontri testimonia l’attenzione degli indagati nel non lasciare tracce telefoniche o digitali. Il gip Mara Mattioli ha sottolineato questo aspetto, evidenziando la difficoltà nel monitorare le comunicazioni e i movimenti legati alle attività illecite nel periodo preso in esame.
Il Comune di Latina ha scelto di partecipare attivamente come parte civile, affidandosi all’avvocato Maria Caterina Egeo. Anche l’associazione Insieme per Marianna, che si batte per i diritti dei minori e contro lo sfruttamento delle spose bambine, è presente tramite le avvocate Licia d’Amico e Benedetta Manasseri.
Questa scelta rappresenta un segnale forte da parte delle istituzioni e della società civile per non lasciare sole le vittime di questi casi. La costituzione di parte civile, infatti, permette di seguire da vicino il processo e sostenere la richiesta di giustizia a tutela delle minori coinvolte. L’intervento delle associazioni rende visibile l’attenzione al fenomeno e la volontà di contrastarlo sul piano giudiziario e sociale.
“La difesa dei diritti dei minori è un dovere imprescindibile della comunità”, hanno affermato i rappresentanti dell’associazione durante una conferenza stampa.
Il procedimento davanti al tribunale di Latina sarà quindi un momento cruciale per far emergere tutta la verità e stabilire le responsabilità penali dei coinvolti. La cittadinanza segue con interesse la vicenda, segno dell’importanza che ha assunto la difesa dei diritti dei minori nella comunità locale.
Una tranquilla serata estiva a terracina è stata improvvisamente rovinata dal crollo del solaio del…
Un grave incidente ha colpito un ristorante nel centro di Terracina, in provincia di Latina,…
Un incendio di grandi dimensioni ha preso fuoco nella zona tra via della Magliana e…
L’episodio si è verificato in serata a Terracina, nota località turistica e balneare della provincia…
È successo un grave incidente in centro a pochi giorni dall'anno nuovo. Il tetto del…
Tra giugno e luglio 2025, il Lazio ha ospitato una serie di eventi pensati per…