L’abbazia di Montecassino ha ospitato la recente esposizione “Cose antiche promessa di cose nuove. Ricordi di Leone XIII, all’alba del pontificato di Leone XIV”, evento che ha attirato anche visitatori provenienti da lontano. Tra di loro, padre Placidus Schinagl, monaco benedettino del monastero di san Pietro di Salisburgo, ha voluto omaggiare san Benedetto e i confratelli cassinesi durante una sosta a Roma prima di concludere i suoi studi di licenza. La sua presenza ha portato nuove scoperte riguardo ad alcune testimonianze presenti nella mostra.
Padre Placidus ha notato con attenzione un particolare paramento liturgico esposto, una pianeta risalente al 1880 con una decorazione tipica dello stile beuronese. La pianeta si distingue per la presenza di raffigurazioni di santi salisburghesi storicamente connessi al monastero di san Pietro e al contesto religioso della città austriaca. Sul retro del parato, a sinistra, appare san Ruperto, primo vescovo di Salisburgo e fondatore del monastero nel 696. La sua figura è accompagnata da quelle di santi papi Leone Magno e Gregorio Magno, testimonianza del legame tra le tradizioni ecclesiastiche diverse ma connesse.
Sul lato destro del retro, invece, è raffigurata santa Erentrude, la prima badessa del monastero di Nonnberg a Salisburgo. Lei fu affidata alla cura del monastero fondato da san Ruperto nel 711. Insieme a lei compaiono altre due sante, Gertrude e Ildegarde, che fanno parte della storia religiosa locale.
L’abbigliamento liturgico, dunque, non è solo un pezzo decorativo ma anche un documento che si collega direttamente a un passato ben definito tra Salisburgo e Montecassino.
Grazie all’osservazione di padre Placidus, l’ipotesi è che il parato sia stato prodotto nel monastero di Nonnberg, noto per la realizzazione di paramenti nello stile beuronese, tipico di fine Ottocento. Questo collegamento emerge anche da alcune scritte presenti lungo il bordo inferiore della pianeta: a sinistra compare la dicitura latina «Mons Monialium» mentre a destra è visibile «ad Montem Cassinum». La formula «Mons Monialium» corrisponde al nome latino del monastero di Nonnberg, mentre «ad Montem Cassinum» si riferisce chiaramente a Montecassino.
Questi dettagli confermano che le monache di Nonnberg confezionarono la pianeta come parte delle celebrazioni per il 1200° anniversario della nascita di san Benedetto nel 1880. Una produzione collegata alle festività celebrative, che in quel periodo furono molto sentite nel mondo benedettino europeo. La pianeta è quindi diventata un ponte simbolico tra due importanti realtà monastiche, unite dalla stessa devozione e tradizione.
Oltre alla mostra, una delle novità di questi giorni nell’abbazia riguarda l’apertura al pubblico di un’area fino a poco fa inaccessibile: le mura poligonali. Questi antichi resti risalgono alle origini del monastero e costituiscono parte delle fondamenta su cui è stata costruita l’abbazia. Le mura sono soprattutto conosciute per aver resistito ai bombardamenti del 1944 durante la seconda guerra mondiale.
L’area è stata inserita nel percorso guidato che accompagna i visitatori attraverso la storia del complesso abbaziale. Camminare tra queste mura significa attraversare quasi duemila anni di storia materiale e spirituale. Il basamento mostra tecniche costruttive antiche e fornisce evidenze dirette di come fosse strutturato il primo insediamento religioso in questo luogo, oggi patrimonio culturale di rilievo.
Con questa apertura, Montecassino offre un’esperienza più completa e coinvolgente, permettendo di scoprire un lato nascosto della sua storia. Lo spazio archeologico non rappresenta solo un testimone del passato, ma un invito ad approfondire il legame tra fede e memoria che caratterizza da secoli questo sito.
L’esposizione dedicata ai due papi ha attirato numerosi visitatori, attratti sia dal valore storico dei materiali presentati sia dagli elementi meno noti emersi durante l’evento. Il passaggio di un monaco benedettino come padre Placidus ha permesso di portare alla luce l’origine della pianeta esposta, introducendo collegamenti inediti tra due importanti monasteri d’Europa.
La mostra ha dato modo di apprezzare il contributo delle comunità monastiche nella trasmissione di cultura e arte sacra, con particolare attenzione all’accuratezza e al significato simbolico degli oggetti esposti. Questi ultimi, comprese le pianete, raccontano di riti, devozioni e personaggi legati al patrimonio spirituale che si è consolidato tra Montecassino e Salisburgo.
L’evento rappresenta così un momento di incontro tra passato e presente, grazie a testimonianze materiali arricchite da nuove interpretazioni emerse dalla collaborazione tra studiosi e religiosi. Le iniziative che accompagnano la mostra, come l’apertura delle mura, suggeriscono un’attenzione crescente verso la valorizzazione del patrimonio storico abbaziale.
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