Un caso che evidenzia le difficoltà burocratiche e umane vissute da chi non ha una casa ha trovato finalmente una svolta a Latina. Dopo un lungo braccio di ferro con l’amministrazione comunale, un uomo che viveva per strada ha ottenuto la residenza anagrafica. La decisione del tribunale arriva a seguito del ricorso presentato dall’associazione «Avvocato di strada», coinvolta da mesi per cercare di garantire al suo assistito i diritti più elementari.
La scoperta dell’uomo in condizioni critiche e la sua identificazione
Nel gennaio 2025 un uomo di poco più di 40 anni è stato trovato lungo una strada di Latina in condizioni fisiche drammatiche. Era quasi incosciente e mostrava gravi ferite sul volto. La persona non riusciva a muovere la mano destra né le gambe, non parlava e non aveva con sè documenti. Il ritrovamento ha attirato subito l’attenzione delle assistenti sociali, che hanno immediatamente attivato un ricovero ospedaliero per fronteggiare una situazione disperata.
Malattia e identificazione
Nel corso del ricovero si è scoperta una malattia autoimmune molto particolare e la necessità di amputare le gambe e alcune dita della mano destra. Questi interventi hanno segnato l’inizio di un percorso di cura lungo e delicato. La polizia ha quindi ottenuto l’identificazione: l’uomo è originario dell’India. La questione principale però rimaneva aperta: senza residenza la sua possibilità di accedere alle cure restava incerta.
Le difficoltà burocratiche con il comune di latina
Nonostante il permesso di soggiorno ottenuto per motivi sanitari e un codice fiscale provvisorio, la richiesta di iscrizione all’anagrafe comunale veniva rifiutata per ben tre volte. Le istituzioni hanno contestato la validità del permesso di soggiorno come documento identificativo, nonostante le generalità fossero verificate dalle forze dell’ordine.
Il Comune ha suggerito di rivolgersi all’ambasciata indiana per ottenere un passaporto, ma la soluzione si è rivelata impraticabile. L’uomo era impossibilitato a muoversi e la lentezza nelle procedure diplomatiche rendeva il rilascio pressoché impossibile. Questa situazione ha lasciato l’uomo senza un riconoscimento formale della sua residenza, condizione necessaria per garantire una più stabile assistenza sanitaria e sociale.
Un ostacolo alla tutela dei diritti fondamentali
“Senza residenza, molti diritti fondamentali restano irraggiungibili,” commentano gli operatori dell’associazione.
Il ricorso al tribunale e la vittoria dell’associazione «avvocato di strada»
Di fronte all’impasse i legali dell’associazione «Avvocato di strada» hanno promosso un ricorso d’urgenza al tribunale di Latina con l’articolo 700 del codice di procedura civile. Questo strumento ha permesso di chiedere l’intervento immediato del giudice per garantire il diritto alla residenza.
La corte ha accolto la richiesta e ha stabilito l’iscrizione anagrafica dell’uomo. I responsabili dell’associazione hanno sottolineato che questa decisione apre la strada a cure più adeguate e alla possibilità per il loro assistito di tentare una ricostruzione concreta della sua vita, partendo proprio dal diritto alla residenza ufficiale. Lo sportello «Avvocato di strada» di Latina, attivo da meno di due anni, ha dunque segnato un importante passo in avanti nella tutela dei diritti delle persone in strada.
L’importanza della residenza per la salute e la reintegrazione sociale
Con la residenza anagrafica riconosciuta, l’uomo può finalmente accedere a servizi essenziali come il ricovero presso strutture di assistenza, la fisioterapia e l’accesso alle protesi. Questi passaggi sono fondamentali per affrontare una condizione di salute molto complicata, ma ancor di più per traguardare un percorso di autonomia almeno parziale.
Un diritto spesso negato ai senza dimora
Senza un domicilio ufficiale, molti diritti rimangono irraggiungibili. Le difficoltà affrontate in questo caso ne testimoniano la complessità e la fragilità, spesso sottovalutate dalle istituzioni. Questa vicenda dimostra come la mancanza di un documento possa trasformarsi in un ostacolo insormontabile alla salute e alla dignità di una persona, in particolare se senza casa.
Lo sviluppo di casi simili potrebbe indurre gli enti locali a rivedere pratiche amministrative e norme per non escludere chi ha più bisogno da servizi e tutele. Il precedente stabilito a Latina in questo 2025 potrà rappresentare un riferimento concreto per altre situazioni ugualmente critiche in Italia.