L’attenzione sulla musica sacra riemerge a cori grazie al ritrovamento di partiture firmate da vitaliano de petris. Questi documenti hanno riportato alla luce un importante pezzo di storia musicale legata al territorio pontino e alla tradizione liturgica romana, con un incontro atteso che approfondirà ruolo e influenza del compositore originario di segni.
Nel luglio 2025, la collegiata di santa maria della pietà a cori sarà teatro di un evento dedicato a vitaliano de petris, grazie alla casuale ricomparsa di due partiture da lui composte: la missa maria succurre miseris e un libro di mottetti. Questi documenti aprono la strada a un viaggio nella musica sacra che de petris portò avanti tra la cappella giulia di roma e la collegiata stessa, dove iniziò la sua attività musicale negli anni ’60 e ‘70.
La scoperta si arricchisce con il ritrovamento di altre pagine manoscritte, alcune risalenti addirittura al 1928, che permettono di tracciare l’evoluzione artistica del compositore. Questi materiali offrono chiavi di lettura sulla pratica religiosa e musicale romana dell’epoca, concentrata attorno alle cantorie delle basiliche e chiese centrali della capitale.
Iniziative come questa rappresentano un ponte tra la musica liturgica contemporanea e un passato spesso dimenticato, valorizzando la figura di de petris non solo come artista locale ma come portatore di una cultura musicale a più ampio raggio. La collaborazione tra esperti e familiari, unitamente al supporto degli archivi storici di cori e segni, ha permesso di far emergere questo tesoro nascosto.
Vitaliano de petris si inserisce nel panorama dei cantori romani, un ambiente dalla profonda tradizione che ha inciso sulla musica sacra per secoli. Secondo il maestro simone baiocchi, autore del volume cantori romani , il lavoro di de petris si colloca in un vivace contesto fatto di fermenti artistici e spirituali, ruotante attorno alle cantorie delle grandi basiliche.
De petris portò a cori e segni, la sua città natale, un’eredità musicale legata ai maestri della cappella giulia e cappella sistina, dove fu attivo per lungo tempo. Le sue composizioni riflettono rigore stilistico, coerenza armonica e un solido contrappunto, caratteristiche che derivano da un solido insegnamento ereditato da figure quali dobici e licinio refice.
Il ruolo di de petris va oltre la semplice produzione compositiva: egli rappresenta il collegamento tra la tradizione musicale romana e la realtà dei monti lepunni e del pontino. Tale legame ha favorito la diffusione di repertori e pratiche liturgiche di alto livello in contesti altrimenti periferici rispetto alla grande capitale.
Monsignor felice accrocca, arcivescovo metropolita di benevento con origini coresi, porterà al prossimo incontro una riflessione sul valore della musica nella liturgia. Conosciuto personalmente con de petris durante la gioventù a cori, accrò enfatizzerà il rapporto tra canto e preghiera, sottolineando la celebre frase di sant’agostino secondo cui “chi canta prega due volte”.
La musica sacra ha sempre avuto un ruolo centrale nella vita religiosa, non solo come accompagnamento liturgico ma come veicolo di partecipazione e coinvolgimento spirituale. Nel mondo di de petris e dei cantori romani questo binomio tra arte e devozione si fece elemento fondante.
Anche il restauro dell’organo seicentesco bonifazi-priori, attualmente in corso nella collegiata di cori, testimonia l’attenzione per l’aspetto sonoro e liturgico della musica. La presenza di strumenti storici permette di mantenere vive tradizioni musicali che si fondano su un rapporto profondo con il testo sacro e il rito.
Nato a segni nel 1897, vitaliano de petris si trasferì presto a cori dove iniziò gli studi musicali con maestri come musotto e mons. pistilli. Proseguì la formazione a roma, presso l’accademia di santa cecilia e l’istituto pontificio di musica sacra, al fianco di docenti come dobici, tosi, casimiri e refice.
Nel 1925 entrò a far parte della cappella sistina, poi anche della cappella musicale pia lateranense, entrando in contatto diretto con le principali espressioni della musica sacra romana. La sua opera è particolarmente significativa per la produzione vocale, composta da mottetti e messe caratterizzati da uno stile rigoroso e disciplinato sulla base dell’armonia e del contrappunto classici.
La diffusione e conoscenza di questa musica a cori e segni sono state possibili grazie anche alla memoria di quanti lo hanno conosciuto e conservato tracce del suo lavoro. Vitaliano de petris con la sua attività ha dato un contributo che merita di essere riportato sotto i riflettori, soprattutto ora che l’interesse per il patrimonio musicale sacro locale sembra rinascere.
L’evento del 23 luglio 2025 rappresenta solo il primo passo verso un recupero più ampio di tradizioni e composizioni musicali del territorio dei monti lepunni e della costa pontina. Il coinvolgimento della famiglia reali-de petris, del parroco don gianpaolo e delle istituzioni locali ha permesso di mettere in luce un dossier ricco di potenzialità.
Gli archivi storici di cori e segni hanno fornito documenti fondamentali per ricostruire la vicenda artistica di de petris, confermando l’importanza di preservare spazi di ricerca su musicisti locali meno conosciuti. Anche il contribuito di volontari e sponsor ha dimostrato quanto interesse possa nascere attorno a queste realtà.
L’avvicinarsi del completamento del restauro dell’organo bonifazi-priori integrerà l’esperienza musicale della collegiata, permettendo di ascoltare in modo autentico brani antichi e moderni. Questa occasione potrà favorire l’organizzazione di nuovi appuntamenti dedicati alla musica liturgica, rafforzando il legame tra arte sonora e identità territoriale.
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