Zerocalcare, noto fumettista italiano, ha guidato un corso di illustrazione e fumetto all’interno del carcere di Regina Coeli, offrendo ai giovani detenuti strumenti concreti per esprimere le proprie storie attraverso il disegno. L’iniziativa, organizzata nel 2025, ha attirato l’attenzione per l’approccio diretto e la scelta di un ambiente solitamente distante dal mondo artistico. L’esperienza ha aperto uno spiraglio sul ruolo che la creatività può svolgere anche in contesti difficili come quello penitenziario.
Il corso di fumetto: un’esperienza tra arte e detenzione a regina coeli
Il carcere di Regina Coeli, a Roma, ha ospitato un percorso inedito di formazione artistica rivolto a una selezione di detenuti giovani. Il corso è stato condotto da Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech, che ha condiviso consigli tecnici sull’uso delle matite e sulle modalità per costruire personaggi vivi e autentici. Non si è trattato solo di lezioni teoriche: l’artista ha realizzato anche un disegno dedicato ai partecipanti, creando un legame immediato e personale.
L’iniziativa è stata raccontata dal ministero della Giustizia attraverso il quotidiano Gnewsonline, che ha pubblicato anche immagini del fumettista in classe con i ragazzi. Nonostante le difficoltà legate alla partecipazione e alla permanenza dei detenuti nel corso, la presenza di Zerocalcare ha acceso l’interesse verso una forma di espressione alternativa e poco comune tra le pareti del carcere.
Zerocalcare e l’esperienza con l’ambiente carcerario
Michele Rech non è nuovo all’ambiente carcerario. Vive nel quartiere di Rebibbia, il noto penitenziario romano che spesso fa da sfondo ai suoi racconti a fumetti. In passato ha visitato anche il centro di detenzione minorile di Casal del Marmo, ma questa è stata la prima volta a Regina Coeli.
Il legame con il territorio ha contribuito a rendere più credibili e autentiche le sue storie sulle vite segnate dalla detenzione. L’incontro con i detenuti ha messo in luce una realtà fatta di precarietà e mancanza di sostegni, situazione che lui conosce bene sia per esperienza personale che per il lavoro artistico svolto negli anni. Lo stesso fumettista ha sottolineato come molte persone si trovino in carcere a causa dell’assenza di supporto economico o di un luogo dove poter scontare la pena in condizioni dignitose.
Partecipazione al corso: numeri e dinamiche interne al carcere
All’inizio del corso i partecipanti erano dodici ragazzi detenuti a Regina Coeli. Alla fine, però, nel momento più intenso dell’attività, erano presenti otto, mentre solo tre hanno completato tutto il percorso formativo. Le ragioni sono diverse: alcuni hanno abbandonato il corso, altri sono stati scarcerati o trasferiti prima della conclusione.
La segretaria dell’associazione “A Roma, insieme”, Grazia Piletti, ha spiegato che queste dinamiche riflettono la complessità del lavoro dentro una struttura penitenziaria e la difficoltà nel mantenere costante l’attenzione di un gruppo così particolare. La direttrice del carcere, Claudia Clementi, ha sottolineato come l’offerta educativa venga adattata alla composizione dei detenuti, soprattutto considerando l’età sempre più giovane di molti dei presenti.
L’impatto di zerocalcare sulla lettura e la cultura dentro regina coeli
I fumetti di Zerocalcare sono tra i titoli più letti e richiesti nella biblioteca di Regina Coeli. Spesso i volumi prestati non vengono restituiti, segno di un forte legame tra i detenuti e le storie narrate dall’artista. Una copia di uno dei suoi libri, lasciata in dono dal fumettista con una dedica rivolta agli “utenti della biblioteca di Regina Coeli”, è destinata a rimanere esposta nella struttura.
Le bibliotecarie parlano di un interesse crescente verso questo genere di racconti, capaci di coinvolgere anche chi, fino a poco tempo fa, sembrava distante dalla lettura. Zerocalcare ha commentato che l’incontro con questi giovani ha confermato quanto sia importante offrire occasioni di espressione, soprattutto a chi si trova in situazioni di isolamento e difficoltà sociale.
Il progetto ha mostrato, con chiarezza, come la cultura possa svolgere un ruolo fondamentale anche nei luoghi meno attesi, aiutando a strappare momenti di attenzione e riflessione non solo ai detenuti, ma a chiunque osservi da fuori questa realtà.