Gli scavi a Barumini, nel cuore del sito Unesco di Su Nuraxi, hanno portato alla luce nuovi reperti che raccontano la dieta e la vita quotidiana degli abitanti nuragici durante il tardo Bronzo Recente. I ritrovamenti, concentrati all’interno della torre centrale di Casa Zapata, mostrano utensili e resti di cibo in uno stato di conservazione raro e dettagliato. Questi elementi gettano nuova luce sulla cultura gastronomica e sugli scambi commerciali di un popolo vissuto tra mare e interno della Sardegna.
Nuove scoperte nella torre centrale di casa zapata
Le ricerche archeologiche sono proseguite a vista nel sito di Casa Zapata, nella frazione Nurax’e Cresia, dove sono emersi numerosi reperti nuragici: olle, tegami, ciotole, tazze e resti alimentari, tutti raccolti all’interno di una nicchia della torre centrale. Questi materiali rappresentano un’importante testimonianza della vita quotidiana negli ultimi secoli dell’età del bronzo in Sardegna. L’area dello scavo fornisce evidenze sul tipo di cibo consumato e sulla varietà della dieta, che spaziava dalla carne al pesce, fino ai molluschi.
La presenza di alimenti marini anche a distanze considerevoli dalla costa suggerisce un sistema di scambi e trasporto ben organizzato tra le comunità interne e quelle costiere. Questo fatto testimonia una rete di comunicazioni attiva già in quell’epoca, capace di portare prodotti freschi in ambienti più isolati. L’archeologia qui non si limita a ricostruire i monumenti, ma svela aspetti concreti della quotidianità, come la preparazione e il consumo dei pasti.
Il ruolo di casa zapata tra ricerca e valorizzazione culturale
Casa Zapata, inserita nella dimora tradizionale di Nurax’e Cresia, rappresenta più di un museo archeologico. È un luogo dove la ricerca scientifica avanza in contemporanea con la fruizione dei visitatori. Esperti e studiosi lavorano tra le mura del complesso, offrendo un’esperienza diretta con lo scavo e con la storia delle popolazioni nuragiche.
Emanuele Lilliu, presidente della fondazione che gestisce il sito, sottolinea come la ricerca sul campo sia funzionale anche alla promozione del patrimonio locale. La formula dei cantieri a vista permette al pubblico di osservare le attività di scavo e dialogare con gli archeologi, creando un legame tra passato e presente più immediato. Per la responsabile scientifica Caterina Lilliu, i materiali rinvenuti hanno un grande valore per gli studi futuri e per l’accrescimento delle conoscenze aperte a tutti.
La combinazione di tutela archeologica e diffusione del sapere trasforma il sito in un laboratorio vivo, in grado di attirare non solo studiosi ma anche visitatori interessati a capire come vivevano realmente gli abitanti del nuraghe.
I cambiamenti strutturali della torre e il cunicolo sotterraneo
Gli scavi condotti dalla soprintendenza archeologica hanno svelato che la torre centrale di Casa Zapata ha subito un riutilizzo significativo in epoche storiche successive a quella nuragica. La direttrice degli scavi, Gianfranca Salis, fa notare che sono emersi segni di rimaneggiamenti strutturali importanti e la costruzione di un cunicolo sotterraneo, in parte scolpito nella roccia e in parte edificato, che collegava direttamente la torre a un pozzo.
Questa opera rappresenta una modifica sostanziale alle architetture originarie nuragiche, senza precedenti conosciuti nel resto della Sardegna. La galleria serviva ad assicurare l’accesso all’acqua, un elemento vitale, e testimonia come il monumento sia stato riadattato a nuove necessità, dopo un periodo di abbandono segnalato da potenti crolli.
Sotto questi strati di detriti, sono stati trovati gli elementi originali della fase nuragica, restituendo tracce di una vita intensa e organizzata all’interno della torre. Queste evidenze creano nuove domande sulla funzione originaria del nuraghe e sul motivo della sua collocazione a poca distanza dal sito Unesco Su Nuraxi.
Un patrimonio che continua a parlare della sardegna antica
I reperti di Barumini dimostrano come la cultura nuragica sia ancora capace di fornire dati preziosi a chi studia le radici della Sardegna. Tra resti di cibo e utensili, si descrive un modo di vivere che univa le risorse terrestri e marine, nonostante le distanze geografiche.
La struttura riadattata introduce un’ulteriore dimensione nella storia degli insediamenti nuragici, mostrando che questi non erano solo fortezze o torri, ma luoghi con molteplici funzioni estese nel tempo. Le nuove scoperte aprono un capitolo importante per capire colori, gusti e scelte quotidiane di una popolazione antica che ha lasciato un’impronta profonda nel territorio sardo.