A 33 anni dall’attentato di via d’Amelio che costò la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della sua scorta, a Latina si è svolto un incontro dedicato al loro ricordo e al valore della legalità. L’evento, promosso da Gioventù Nazionale Latina, ha richiamato l’attenzione sul peso della memoria collettiva e sul ruolo dei giovani nella lotta contro la mafia e l’indifferenza.
Il 19 luglio 2025, presso il Circolo cittadino “Sante Palumbo” di Latina, Gioventù Nazionale ha organizzato una commemorazione pubblica dedicata al sacrificio di Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta. L’incontro ha voluto mantenere vivo il ricordo di una pagina tragica della storia italiana, in cui la criminalità organizzata mise fine alla vita di una delle figure simbolo della giustizia e della lotta contro mafia e corruzione.
L’evento si è svolto in un clima di riflessione e partecipazione, puntando a coinvolgere soprattutto le nuove generazioni e a sottolineare l’importanza di coltivare la memoria come impegno concreto. La scelta del luogo, il Circolo Sante Palumbo, ha offerto un ambiente intimo ma pubblico, adatto a favorire il confronto e la condivisione di idee su temi tanto delicati.
A guidare il dibattito è stato Cesare Bruni, consigliere comunale a Latina e capogruppo di Fratelli d’Italia. Bruni ha posto l’accento sul legame tra memoria e legalità, rimarcando come ricordare il giudice Borsellino significhi non solo evocarne la figura ma riconoscere il sacrificio di chi lo ha difeso, fino all’estremo.
Nel suo intervento, Bruni ha dichiarato che “la legalità e la memoria camminano insieme”, ma sottolinea che queste virtù possono diventare significative soltanto “se diventano impegno quotidiano”. L’appello rivolto ai presenti, specie ai più giovani, ha voluto spingere a mantenere viva la lotta contro la criminalità, non riducendo il ricordo a una semplice ritualità.
La coordinatrice comunale di Gioventù Nazionale Latina, Gioanna Troplini, ha portato all’attenzione il senso attuale del ricordo, evitando che si trasformi in una memoria passiva. Troplini ha spiegato: “ricordare non basta”, serve un coinvolgimento reale attraverso “scelte quotidiane, la decisione di stare da una parte e non dall’altra”.
La sua riflessione si è concentrata sulla mafia che non appare più solo come boss violenti, ma assume sembianze più subdole come compromessi e silenzi sociali. Ha invitato a incontrarsi nei luoghi pubblici, nelle piazze, per parlare e contrastare queste nuove forme che alimentano la criminalità e l’indifferenza.
Gli altri intervenuti, militanti di Gioventù Nazionale come Francesco Piovan, Gabriella Osanna, Giulia Clara Balestrieri e Lorenzo Violetta, hanno preso spunto da citazioni dello stesso Borsellino per proporre riflessioni personali sulla realtà attuale e sul senso di impegno verso la giustizia, suggerendo una lettura viva e attiva della memoria.
L’evento si è concluso ribadendo che il ricordo non mantiene valore senza trasformarsi in azione. La memoria di Paolo Borsellino e della sua scorta diventa significativa quando sprona a non abbassare la guardia, quando impone una presa di posizione chiara contro ogni forma di illegalità.
A questo punto, è emersa con forza la responsabilità dei giovani come argine alle forme di complicità e indifferenza che aiutano la criminalità a radicarsi. L’idea condivisa tra i partecipanti ha messo in luce la necessità di un impegno personale, di scelte che partano dai contesti quotidiani per fare la differenza in termini di rispetto della legge e della dignità sociale.
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