Nel comune di Teramo è emersa una situazione difficile per 12 famiglie residenti in un edificio di via Arno, proprietà dell’Ater, dichiarato inagibile dopo una serie di controlli sulla resistenza sismica. Le nuove valutazioni, arrivate a nove anni dal terremoto che ha colpito la zona, hanno imposto la necessità di uno sgombero immediato per motivi di sicurezza. Il presidente dell’Ater di Teramo ha annunciato l’accaduto e ha già avviato contatti con il comune per gestire l’emergenza abitativa.
L’edificio di via Arno, sede di dodici famiglie, era fino a poco tempo fa ritenuto agibile. I nuovi esami sulla resistenza sismica, effettuati dopo sollecitazioni da parte dei residenti, hanno però ribaltato la classificazione, rendendo necessario sgomberare l’immobile quanto prima per evitare rischi. La verifica ha evidenziato criticità strutturali non rilevate nei precedenti controlli, forse a causa di controlli meno approfonditi o mutamenti nelle normative sulla sicurezza post sisma.
Il presidente dell’Ater di Teramo, Alfredo Grotta, ha ricevuto i residenti e comunicato la gravità della situazione, sottolineando che, “sebbene la notizia arrivi a distanza di anni dal terremoto, ora serve concentrarsi sulle soluzioni immediate anziché sulla responsabilità di quanto accaduto.” Le famiglie coinvolte si trovano dunque nella condizione di dover lasciare la propria abitazione in tempi rapidi, un disagio acuito dall’attesa prolungata e dalla necessità di trovare sistemazioni alternative.
L’Ater di Teramo ha riconosciuto la delicatezza della situazione e ha preso contatti con il comune di Teramo per intercedere in favore delle famiglie. In caso di difficoltà da parte dell’amministrazione locale nel fornire alloggi adeguati, l’Ater ha dichiarato che sarà pronta a mettere a disposizione 12 appartamenti liberi a Mosciano Sant’Angelo, comune limitrofo ma che garantisce una soluzione abitativa immediata e abitabile.
Oltre a questa opzione, l’Ater si è rivolta formalmente alla Struttura Commissariale, per capire se le famiglie possano ancora usufruire del Cda, il contributo per il disagio abitativo, che sostituisce il precedente Cas, pur essendo trascorso molto tempo dall’evento sismico. Aiuto economico che potrebbe alleggerire la situazione per gli inquilini costretti a lasciare l’edificio. Questa iniziativa mostra la pressione che Ater esercita per evitare un aggravarsi della condizione delle famiglie coinvolte.
La situazione che coinvolge via Arno apre interrogativi sulle verifiche fatte negli anni scorsi sulle abitazioni in zone a rischio sismico. I residenti ricordano di aver segnalato più volte preoccupazioni sulle condizioni dell’edificio, ma solo ora emergono dati che impongono l’evacuazione. L’episodio solleva dubbi sulle possibilità di prevenzione e monitoraggio in ambito urbano e sulla capacità di intervenire con tempestività.
Nonostante i ritardi, le autorità sembrano intenzionate a concentrarsi sul lato pratico: trovare alloggi per chi deve abbandonare la casa e garantire sicurezza ai cittadini. L’Ater sottolinea la priorità di proteggere queste famiglie, che si trovano a fare i conti con un’emergenza abitativa improvvisa e complicata da gestire sul piano sociale e amministrativo. I prossimi giorni saranno decisivi per stabilire come realizzare il trasferimento e avviare eventuali lavori di messa in sicurezza dell’edificio.
Il comune di Teramo si trova al centro di una fase delicata, dovendo trovare risposte concrete per la gestione dello sgombero e dell’accoglienza delle famiglie. L’Ater ha chiesto la collaborazione dell’amministrazione specificando che, nel caso non risultassero disponibili soluzioni immediate, sono pronti ad offrire alternative da Mosciano Sant’Angelo.
Il delicato equilibrio tra sicurezza, diritti degli inquilini e capacità delle istituzioni di fornire risposte in tempi brevi si riflette in questa vicenda. Per i residenti colpiti, inizierà ora un percorso complesso di ricollocazione che mette a confronto l’efficienza delle risposte pubbliche e il bisogno concreto di un tetto sicuro. La situazione resta monitorata da vicino, in attesa di sviluppi per salvaguardare le persone più vulnerabili.
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