Goffredo Fofi è scomparso all’ospedale Cavalieri di Malta a Roma, a 88 anni, lasciando un’impronta profonda nella cultura italiana. Critico teatrale e cinematografico, saggista e animatore culturale, ha attraversato il secolo scorso raccontando da vicino le trasformazioni sociali e culturali, schierato a fianco degli ultimi e degli esclusi. Il suo percorso riflette una stagione intensa della sinistra culturale italiana, fatta di riviste, libri e battaglie intellettuali.
Gli anni della cultura di opposizione e il ruolo di fofi
Durante gli anni Sessanta e Settanta, goffredo fofi ha contribuito con forza alla nascita di una cultura di opposizione, che si è incastonata nell’epoca dei grandi fermenti politici e sociali. È stato protagonista insieme ad altri intellettuali nella creazione di riviste fondamentali come i Quaderni piacentini, Ombre rosse, Linea d’ombra e La terra vista dalla luna. Questi spazi editoriali non erano solo pubblicazioni ma luoghi aperti di dibattito, capaci di indagare le trasformazioni di una società in rapido cambiamento. Qui fofi e i suoi colleghi hanno dato voce a una sinistra che si definiva “eterodossa“, cercando di interpretare le tensioni e le contraddizioni di quel periodo senza cedere alle logiche istituzionali o di partito.
Queste riviste diventavano piattaforme dove emergere nuove idee, si analizzavano movimenti underground e si costruiva un pensiero alternativo fuori dal coro dominante. La sua attività non si è mai limitata a un semplice commento culturale, ma voleva evidenziare le condizioni dei margini, ponendo lo sguardo sui più deboli. La sua militanza culturale ha segnato un modo di essere intellettuale legato alla realtà e ai conflitti sociali, dove arte e politica si intrecciavano. Fofi non ha mai cercato compromessi né accettato pacificazioni a buon mercato, preferendo mantenere una postura critica e autonoma.
Biografia e formazione di fofi
Nato a Gubbio il 15 aprile 1937, fofi ha costruito una lunga carriera attraversando decenni di tensioni politiche e mutamenti culturali in Italia. Si è sempre distinto per uno sguardo attento, spesso severo, mai banale, capace di coniugare passione intellettuale con rigore analitico. La sua attenzione è stata rivolta soprattutto al rapporto tra arte e società, ai modi in cui la cultura poteva rispecchiare o anticipare i cambiamenti nel tessuto sociale.
La giovinezza di fofi è stata segnata da un coinvolgimento diretto nei movimenti di quegli anni, ma non si è mai incasellato in schemi rigidi o schematici. Ha mantenuto per decenni un’indipendenza intellettuale caratterizzata da un confronto costante con la realtà concreta delle persone, dei territori, delle classi sociali. La sua distanza dalle accademie e dalle istituzioni convenzionali lo ha portato a seguire percorsi non convenzionali, preferendo stare dentro ai conflitti piuttosto che al di sopra, evitando la facile adesione a strutture di potere.
Nel dopoguerra si affermò come critico cinematografico, distinguendosi per un approccio che superava la mera recensione filmica. Fofi leggeva i film come strumenti capaci di riflettere la condizione umana e i mutamenti sociali, li osservava come specchi deformanti o rivelatori. Ha sostenuto con convinzione registi e autori spesso ignorati dal circuito ufficiale, individuando per tempo tendenze e novità che sarebbero poi emerse con forza.
Il contributo di fofi alla rivalutazione di totò
Tra le battaglie critiche più significative di goffredo fofi c’è quella dedicata alla figura di totò. Per anni l’attore napoletano è stato trascurato dalla critica più “seria“, confinato a un ruolo minore nel panorama cinematografico. Fofi ha spostato l’attenzione su questo gigante comico, seguendo anche lo spunto dato da pier paolo pasolini, che inserì totò nel suo film Uccellacci e uccellini. Nel 1968, insieme a franca faldini, vedova di totò, pubblicò il saggio Totò. L’uomo e la maschera, trasformato poi in libro nel 1977 e aggiornato più volte.
Quest’opera è stata tra le prime a offrire un’analisi seria e approfondita sull’attore, mettendo in luce non solo la sua comicità ma la complessità e la profondità della sua arte. In precedenza, fofi aveva curato anche Il teatro di Totò , un volume che ripercorreva la carriera teatrale di totò e lo inseriva nell’ambito culturale del tempo. Il lavoro di fofi ha contribuito a far sì che totò venisse riconosciuto come una delle figure centrali della cultura italiana, al di là delle distinzioni comuni tra “alta” e “bassa” cultura.
Scrittore e editore
Come scrittore, fofi ha spaziato tra critica letteraria, teatrale e osservazioni sociali, senza mai rinunciare a una precisa posizione civile. I suoi libri hanno rappresentato momenti di riflessione sul presente, affrontando temi sociali, esperienze di vita e contraddizioni culturali. Tra i titoli principali figurano Prima il pane, Strana gente, Pasqua di maggio, Sotto l’ulivo, Le nozze coi fichi secchi. Non è mancata la collaborazione con altri intellettuali come gad lerner, franca faldini, michele serra e stefano benni. Questi lavori mostrano una scrittura che non si limita a descrivere, ma si pone in dialogo con la realtà e con le domande dei tempi.
Nel 2008 fofi ha fondato, insieme a giulio marcon, le edizioni dell’asino, segnando un nuovo passo nel suo impegno per una cultura rivolta a un pubblico largo, senza banalizzazioni. Questa casa editrice ha ospitato autori poco noti o fuori dai giri consolidati, con l’obiettivo di dare spazio a voci e discussioni genuine. L’idea era quella di mantenere alta la qualità e la complessità del pensiero, ma renderlo accessibile a chiunque volesse confrontarsi con esso.
L’attività editoriale si integra con il suo percorso intellettuale: fofi ha sempre cercato di animare un circuito culturale vivo, fatto di incontri, dibattiti e spazi di libertà creativa. La sua attenzione alla cultura popolare non era un vezzo, ma una scelta precisa per sostenere un sapere che non si chiudeva nelle cattedre né in pochi salotti chiusi.
Gli ultimi anni e la rivista lo straniero
Negli ultimi decenni della sua vita, goffredo fofi ha diretto la rivista Lo straniero, che ha rappresentato uno dei pochi esempi di una critica indipendente e lontana dalle logiche commerciali o di potere. In queste pagine ha continuato a scrivere su cinema, letteratura, politica e società, mantenendo una posizione sempre dalla parte dei più deboli, degli esclusi, di chi non ha voce. Il giornalismo e la critica di fofi non sono mai stati neutri: erano segni di un impegno che oltrepassava ogni ideologia, mosso da un senso profondo di giustizia.
Chi lo ha conosciuto racconta di un uomo gentile, aperto alla discussione, ma anche capace di fermezza e di dire no quando necessario. Fofi ha sempre mantenuto la sua autonomia di pensiero, scegliendo il margine critico invece della convenienza del centro. Questo gli ha permesso di offrire provocazioni, stimoli e richiami costanti a una disobbedienza intellettuale che ponesse al centro l’umanità e l’attenzione verso i più fragili.
Le sue ultime collaborazioni hanno confermato il suo ruolo di portavoce di una cultura che vuole raccontare la società in modo diretto e consapevole. Fofi ha lasciato una traccia nel mondo della cultura e dell’informazione che continua a influenzare chi vuole conservare uno sguardo critico e attento, restando sempre dalla parte di chi lotta per essere ascoltato.