Due agenti della polizia penitenziaria sono stati aggrediti la mattina del 14 febbraio 2025 all’interno della sezione detentiva psichiatrica del carcere di pescara. L’episodio ha avuto come protagonista un detenuto che ha colpito un uomo e una donna in servizio, causando traumi giudicati guaribili in circa una settimana. La situazione ha riacceso l’attenzione sulle condizioni di lavoro e sicurezza nella casa circondariale, dove le difficoltà legate al sovraffollamento e alla gestione del personale sono ormai evidenti.
L’attacco è scaturito in un contesto già delicato, nella sezione Atsm del carcere di pescara dedicata a detenuti con problematiche psichiatriche. Il detenuto, il cui nome non è stato reso noto, ha colto di sorpresa i due agenti impegnati in un normale turno di controllo. Entrambi sono stati trasportati in ospedale, dove le visite hanno confermato traumi di media entità.
Non si hanno al momento informazioni precise sulle cause che hanno scatenato l’aggressione. Quello che emerge chiaramente è come l’episodio sia sintomo di un contesto teso. Le difficoltà nella gestione di detenuti con patologie psichiatriche, un organico insufficiente e la mancanza di supporto sanitario specializzato contribuiscono a creare un ambiente a rischio per chi lavora all’interno dell’istituto.
Il carcere di pescara registra una presenza di detenuti superiore a 400, numero considerato elevato per la struttura. Questo sovraffollamento si è aggravato dopo la rivolta del febbraio 2025, che ha portato alla chiusura di un intero reparto e al trasferimento di quasi 60 detenuti per motivi di ordine pubblico. L’impatto di questa situazione si ripercuote direttamente sugli agenti di polizia penitenziaria, costretti a lavorare in condizioni complicate, con risorse e personale spesso insufficienti.
La sezione Atsm, dove è avvenuto il fatto, è stata descritta come in stato di abbandono per la mancanza di medici e infermieri specialisti. La carenza di personale sanitario rende più difficile intervenire tempestivamente sulle situazioni critiche, aumentando così il rischio di episodi violenti. Le condizioni della struttura e il livello di sicurezza complessivo risultano compromettere l’efficacia del lavoro quotidiano degli operatori.
Il sindacato Sappe ha espresso forte preoccupazione per l’accaduto, segnalando come questo possa essere l’ennesimo episodio che mette in luce le difficoltà strutturali del carcere di pescara. Giovanni Scarciolla, segretario provinciale, ha sottolineato la stanchezza del personale, già messo a dura prova dalle continue emergenze.
Il sindacato chiede “provvedimenti urgenti e concreti” per garantire condizioni di lavoro decorose e la sicurezza degli agenti. La carenza di organico, infatti, non solo espone il personale a rischi maggiori, ma limita anche le possibilità di mantenere l’ordine e la gestione dei detenuti più problematici. Secondo Sappe, la Direzione dell’istituto ha ricevuto numerose segnalazioni ma non ha ancora avviato azioni decisive per migliorare la situazione.
La richiesta principale riguarda un rafforzamento del personale di polizia e sanitario, soprattutto per la sezione Atsm. Meno detenuti per operatore e un’assistenza medica specializzata potrebbero frenare episodi di violenza e migliorare la sicurezza complessiva dentro il carcere. Al momento, si attendono risposte concrete dalle autorità competenti.
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