La casina dei mosaici a Villa Favorita, nel parco sul mare di Ercolano, ha ospitato recentemente una mostra d’arte che ha richiamato oltre mille visitatori. L’evento, promosso dall’Accademia Ercolanese e guidato da Aniello De Rosa, ha esplorato il legame tra la cultura antica e l’arte contemporanea. Tra temi che spaziano dall’epicureismo fino al neoclassicismo, l’iniziativa ha celebrato un anniversario importante nella storia del territorio vesuviano, unendo passato e presente attraverso un percorso artistico e storico.
La mostra nasceva per ricordare i 2500 anni dalla fondazione di Neapolis, città strettamente connessa anche alle origini di Herculaneum, posta sotto il dominio greco nel 479 a.C. Ai visitatori è stata offerta una riflessione sul tessuto urbano di queste antiche realtà. Aniello De Rosa, presidente dell’Accademia, ha spiegato come i Pelasgi, popolo greco, avessero imposto un modello di impianto urbano basato su schemi ideati dall’architetto Ippodamo da Mileto. Questo modello prevedeva una divisione in decumani e cardini, con differenze evidenti tra le due città: Herculaneum vantava quindici cardini contro i cinque di Neapolis, segno di un’organizzazione più complessa e strutturata.
Questi riferimenti storici sono serviti a delineare un quadro più ampio sul ruolo di Herculaneum, che forse andava considerata come un sobborgo della più grande Neapolis. Tempo e spazio si sono così intrecciati per mettere in luce non solo la tecnica urbanistica, ma anche la storia sociale e culturale dell’epoca, fatta di influenze elleniche e di scambi che hanno caratterizzato il Mediterraneo antico su cui si affacciavano entrambe le realtà.
L’esposizione ha visto la partecipazione di numerosi artisti legati all’area vesuviana e campana, molti dei quali già noti nella scena locale. All’allestimento hanno preso parte nomi come Giorgio Cangiano, Luisa Caraviello, Claudio Castellano, e altri quindici creativi chiamati a interpretare le suggestioni della mostra secondo stili e tecniche diverse.
La decisione di collocare l’evento proprio tra il 4 e il 20 luglio ha gettato un ponte tra lo spirito dei coloni greci, che affrontavano il mare soprattutto in primavera, e la modernità culturale. Aniello De Rosa ha sottolineato il senso di questa scelta temporale, legata alle condizioni di navigazione del Mediterraneo e al vento che soffia da est a ovest, spiegando come questa atmosfera evocasse la colonizzazione della Magna Grecia. La mostra hè quindi un omaggio non solo all’arte ma alle radici mediterranee comuni, a un mondo che si dispiegava attraverso i mari e nuove città nate da quel viaggio.
Durante la rassegna è emerso un tema radicato nella storia e nella vita quotidiana di chi vive nell’area vesuviana e flegrea: la resilienza. Aniello De Rosa ha descritto questa relazione come uno “epicureismo epigenetico”, un atteggiamento di convivenza con i pericoli naturali, dal bradisismo dei Campi Flegrei alle minacce del Vesuvio.
Il popolo napoletano ha mantenuto, nei secoli, un profondo legame con la propria terra, apprezzandone la bellezza e accettandone i rischi. Il motto “Carpe Diem” riassume questo spirito, che non è solo un invito a godere del presente, ma anche una testimonianza di adattamento e armonia con la natura circostante. Questo concetto ha dato una cornice emotiva a tutta la mostra, facendo emergere una cultura che guarda con occhi diversi le sfide del territorio, trovando un equilibrio tra paura e fascino.
La mostra si è quindi chiusa con un bilancio positivo, confermando la vitalità culturale di Ercolano e il valore di iniziative che sanno unire passato e presente. L’eredità greca, la storia urbana e la capacità di affrontare i rischi naturali restano elementi fondamentali per leggere questa parte del Mediterraneo. La casina dei mosaici, custode di memorie antiche, ha accolto opere e riflessioni che continueranno a nutrire il dialogo tra arte, storia e identità locale.
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