Il 2025 registra una svolta importante nel processo sull’omicidio di michele della gatta, avvenuto nel 1999 a castel volturno, in provincia di caserta. La corte d’assise d’appello di napoli ha assolto michele zagaria, considerato capo del clan dei casalesi, dall’accusa di essere il mandante di questo delitto. Il verdetto annulla la condanna a 30 anni emessa nel 2022 dal tribunale di napoli, e segna un cambio netto nel lungo procedimento giudiziario che ha coinvolto diversi esponenti del clan.
La sentenza di appello e il ribaltamento del verdetto di primo grado
La corte d’assise d’appello di napoli ha emesso la sentenza nel 2025 per il processo sull’uccisione di michele della gatta. Il capoclan michele zagaria è stato assolto dall’accusa di essere il mandante del delitto consumato a castel volturno nel 1999. Questa decisione smentisce la condanna di 30 anni stabilita dal giudice per l’udienza preliminare, Giovanni De Angelis, nel giugno 2022.
Il tribunale di primo grado aveva ritenuto zagaria il responsabile principale di quel fatto, ma i giudici d’appello hanno capovolto questa valutazione. L’assoluzione riguarda esclusivamente zagaria, mentre per gli altri imputati la sentenza di primo grado è stata confermata integralmente. Ciò indica un cambiamento sostanziale nella ricostruzione degli eventi e nelle responsabilità attribuite al vertice del clan.
L’attenzione si concentra ora sui riscontri che hanno portato all’assoluzione, evidenziando la difficoltà nello stabilire con precisione i ruoli nella catena di comando del clan dei casalesi in quel periodo.
Le condanne confermate per vincenzo schiavone e antonio iovine
Restano invece valide le condanne per due figure di rilevo nel processo. vincenzo schiavone, detto petillo, è stato confermato come co-responsabile, con una pena di 30 anni. schiavone è considerato uno degli esponenti di vertice del clan dei casalesi ed è stato ritenuto colpevole del coinvolgimento diretto nell’omicidio di della gatta.
Anche antonio iovine, ex capoclan e oggi collaboratore di giustizia, ha visto confermata la sua condanna a 10 anni e otto mesi. La pena per iovine risale alla sentenza di tre anni fa e indica il suo coinvolgimento nel crimine a un livello subordinato rispetto a zagaria e schiavone.
Queste conferme indicano che la corte d’appello ha mantenuto un giudizio rigoroso verso chi ha avuto ruoli operativi e decisionali nel clan, mantenendo ferme le responsabilità già accertate. La figura di iovine, passato a collaborare con la giustizia, ha fornito elementi importanti per ricostruire gli eventi, ma non è stato riconosciuto come mandante principale.
Le indagini e i nuovi elementi emersi grazie ai collaboratori di giustizia
Per quasi vent’anni, l’omicidio di michele della gatta è rimasto avvolto nel mistero, con mandanti ed esecutori mai identificati. La direzione distrettuale antimafia di napoli aveva aperto un’indagine subito dopo il fatto, ma la prima inchiesta si era conclusa con un’archiviazione per mancanza di prove.
La svolta è arrivata in anni più recenti, grazie alle confessioni di alcuni collaboratori di giustizia provenienti dal clan dei casalesi. Tra questi figura nicola schiavone, primogenito di francesco “sandokan” schiavone, capo storico del clan, che ha rilasciato dichiarazioni cruciali per ricostruire la dinamica del delitto.
Anche antonio iovine, oggi collaboratore, ha contribuito ad aprire nuove piste con le sue rivelazioni. Le loro testimonianze hanno fornito gli unici indizi utili a rimettere mano al caso, dando una chiave di lettura diversa rispetto agli anni immediatamente successivi all’omicidio.
Queste nuove acquisizioni hanno permesso alla magistratura di riprendere il filo del discorso e a rimettere in discussione precedenti sentenze o archiviazioni. Ciò dimostra il peso che hanno le dichiarazioni di pentiti, anche molti anni dopo i fatti.
Il contesto storico e l’importanza del caso per l’antimafia campana
L’omicidio di michele della gatta si inserisce in un periodo segnato da lotte intestine e faide all’interno del clan dei casalesi, una delle organizzazioni criminali più potenti in campania e nel mezzogiorno. castel volturno, teatro del delitto, è da sempre una zona strategica per il controllo del territorio da parte della criminalità organizzata.
Questa vicenda ha avuto un impatto profondo sulle indagini antimafia nell’area napoletana e casertana, anche perché ha coinvolto nomi di primo piano del clan. La difficoltà a scoprire i mandanti per lungo tempo certifica il clima di omertà e il controllo esercitato dal gruppo criminale.
Il capovolgimento del verdetto su michele zagaria rappresenta un fatto che potrebbe avere ripercussioni sulle altre indagini in corso relative al clan. La sua assoluzione, pur non cancellando tutte le accuse e condanne, lascia aperti interrogativi su come la giustizia affronta i casi legati a gruppi organizzati con ramificazioni estese e strutturate.
La ricostruzione di casi del genere resta fondamentale per l’attività di contrasto alla criminalità, in particolare per capire i meccanismi interni ai clan e i punti deboli dove le forze dell’ordine possono agire con maggior efficacia.