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Attacco di Israele all’Iran scuote il Medio Oriente e fa volare il petrolio con forti ripercussioni sui mercati globali

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L’attacco militare lanciato da Israele contro obiettivi iraniani ha riaperto una fase di forte incertezza geopolitica in Medio Oriente, con conseguenze immediate sulle borse e sul prezzo del petrolio. I mercati finanziari hanno reagito con vendite diffuse, mentre il greggio ha registrato un balzo significativo, rimettendo nel mirino degli investitori le tensioni internazionali e il rischio di un’impennata dei costi energetici. Anche l’Italia potrebbe registrare effetti sul prezzo della benzina.

L’impatto del raid israeliano sui titoli e sui flussi degli investimenti

Il raid israeliano compiuto su siti iraniani ha riportato con forza il conflitto tra le due nazioni all’attenzione globale, provocando reazioni immediate sui mercati finanziari. Gli investitori hanno preferito svendere azioni considerate rischiose, dirigendo capitali verso asset più sicuri come l’oro e le monete di paesi con economie solide. Le borse europee hanno aperto tutte in calo: Milano ha perso oltre l’1,2% nel suo indice principale FTSE MIB, Francoforte circa l’1%, mentre Parigi e Madrid hanno segnato rispettivamente -0,66% e -1,28%. Londra ha limitato le perdite a un modesto -0,27%.

Settori in controtendenza

Il nervosismo degli operatori ha causato vendite generalizzate, ma alcune società hanno mostrato segnali opposti. In particolare, le compagnie legate al settore energetico hanno beneficiato dell’aumento del prezzo del petrolio. Eni ha guadagnato l’1,72%, mentre Tenaris ha registrato una crescita modesta pari allo 0,23%. Anche i titoli del comparto difesa hanno attratto l’attenzione: Leonardo è salito dell’1,61%, riflettendo aspettative di maggiori investimenti in sicurezza regionale.

Il rischio che si allarghi la crisi nello stretto di hormuz

Gli esperti seguono con preoccupazione l’evoluzione nella regione dello Stretto di Hormuz, uno snodo imprescindibile per il passaggio di circa un quarto del petrolio mondiale. Qui il traffico marittimo potrebbe subire restrizioni pesanti in caso di escalation militare. Un blocco anche parziale rischierebbe di togliere dal mercato fino a 14 milioni di barili al giorno, creando una carenza improvvisa.

Previsioni sul prezzo del petrolio

Le conseguenze sul prezzo del petrolio sarebbero rilevanti. JP Morgan Chase ipotizza che il Brent potrebbe salire fino a 130 dollari al barile se le tensioni dovessero coinvolgere direttamente la zona e gli impianti petroliferi iraniani. Più cauta ING, che prevede un aumento meno drammatico ma comunque significativo, portando il prezzo a circa 80 dollari. Questo scenario alimenta incertezza e pressione sui costi dell’energia, aggravando la situazione anche fuori dal Medio Oriente.

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Possibile ripercussione sui prezzi della benzina in italia

L’aumento del prezzo del greggio si riflette rapidamente sui listini dei carburanti, e l’Italia rischia di vedere aumenti nei prossimi giorni. Attualmente i prezzi sono stabili: la benzina nei distributori cittadini si attesta su 1,695 euro al litro, mentre sulle autostrade tocca quasi 1,799 euro. Questi valori, benché fermi, restano vulnerabili ai cambi di mercato.

Precedenti rialzi dei prezzi

L’ultima spinta importante verso l’alto dei prezzi si era registrata a dicembre 2023, quando l’attacco degli Houthi nelle vicinanze dello Stretto di Bab el-Mandeb aveva creato timori di blocchi nelle rotte energetiche. In quel caso, Eni e altri operatori avevano alzato i prezzi alla pompa. Oggi, senza interventi governativi, è possibile una nuova fase di rincari, legata all’instabilità in Medio Oriente e ai maggiori costi sulle materie prime energetiche.

Il consumatore italiano potrebbe quindi trovarsi davanti a un aumento dei costi per benzina e gasolio, con impatti diretti su spese quotidiane e trasporti. La situazione resta da monitorare nelle prossime settimane, in attesa di sviluppi politici e militari che potrebbero cambiare nuovamente il quadro.

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