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Atteso lunedì 7 luglio il verdetto sul processo per 51 quadri di Picasso accusati di falso a Roma

Il processo che coinvolge Marcello Santelia, 77enne di Nocera Inferiore, giunge a una fase decisiva. Santelia è accusato di detenzione e ricettazione di 51 quadri attribuiti a Pablo Picasso, ritenuti falsi dall’accusa. La decisione del giudice per l’udienza preliminare di Roma è prevista per lunedì 7 luglio. Le perizie e le consulenze svolte finora mostrano un contrasto marcato sulle origini delle opere, mentre la difesa insiste sull’originalità dei quadri.

Il contesto del processo e l’esame delle prove peritali

Il procedimento giudiziario si sta svolgendo con il rito abbreviato condizionato, una modalità che consente di ottenere una sentenza sulla base di prove tecniche dettagliate, senza ricorrere a un dibattimento completo. Lo scorso 4 aprile, durante un’udienza a Roma, sono stati esaminati quattro periti nominati dal gup Francesco Patrone. Tra loro figuravano una storica dell’arte e tre grafologi, incaricati di analizzare le caratteristiche dei quadri contestati e di verificarne autenticità e firme.

Parallelamente, la difesa ha presentato due consulenti di parte: Stefano Liberati, presidente dell’Unione Europea Esperti Opere d’Arte, e Alberto Bravo, grafologo, i quali hanno contestato le conclusioni degli esperti del tribunale. I periti della difesa hanno sostenuto che i quadri hanno caratteristiche coerenti con quelle riconducibili a Picasso, mentre per la pubblica accusa le opere sono palesemente contraffatte.

Perizie e analisi tecniche

Questa fase ha rappresentato il momento più rilevante del dibattimento con rito abbreviato condizionato, poiché il gup baserà la sua decisione proprio sugli esiti delle analisi tecniche. Di fatto, l’intero destino dell’imputato dipende da questi riscontri, dopo che le parti hanno depositato nel fascicolo tutte le perizie e contestazioni.

Il ruolo di marcello santelia e la difesa sulle accuse di detenzione e ricettazione

Marcello Santelia, figlio di Giovanni Santelia, noto mercante d’arte, è al centro dell’indagine. Il maestro ceramista Lucio Ronca, che cura la collezione Santelia, ha sottolineato che il 77enne non rientra nelle categorie indicate dalla Cassazione per mercanti o collezionisti, in quanto non avrebbe acquistato le opere sequestrate. Ronca ha spiegato che Marcello è semplicemente un erede e non un operatore commerciale nel mondo dell’arte.

La difesa punta a dimostrare che le accuse di detenzione di opere contraffatte e ricettazione sono infondate. La strategia si basa proprio sulla contestazione dell’autenticità dei quadri: se venisse confermata la genuinità, cadrebbe l’impianto accusatorio. Anche per questo motivo i legali hanno optato per il rito abbreviato condizionato, che concentra l’attenzione sulla prova tecnica.

Dibattito sul ruolo di mercante e collezionista

Il caso ha sollevato un dibattito anche sul modo in cui si definisce un collezionista o un mercante d’arte. Non a caso, la difesa insiste nel sottolineare che Santelia non ha svolto alcuna attività di compravendita atta a configurare un’occupazione professionale o occasionale di questo tipo.

Come è nata l’indagine a partire dal tentativo di esportare un quadro a dubai

L’indagine è iniziata alla fine del 2017, quando Santelia ha tentato di vendere uno dei quadri a Dubai. Per portare l’opera all’estero ha richiesto un’autorizzazione al ministero della Cultura, che ha chiesto verifiche sulla autenticità alla Fondazione Picasso. Quest’ultima ha dichiarato che la firma sul dipinto era apocrifa e il quadro stesso un falso.

Questa constatazione ha spinto i carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale a intervenire, effettuando una perquisizione nella casa di Santelia, dove hanno trovato una collezione di 51 quadri, tutti sotto sequestro. Le opere sono state subito messe sotto accusa per presunta contraffazione, avviando il procedimento penale.

Importanza delle verifiche sulle firme

Il caso ha attirato l’attenzione sul meccanismo delle autorizzazioni all’esportazione di beni culturali e sulla verifica delle firme degli artisti, in particolare per opere molto ambite come quelle di Picasso. Dimostrare la loro falsità non è semplice, e spesso si devono affrontare perizie complesse per stabilire la verità.

La fase processuale attuale e le prossime udienze a roma

Dopo la richiesta di rinvio a giudizio avanzata nel 2023 dal pubblico ministero Santina Lionetti, la difesa ha puntato al rito abbreviato condizionato. In questo modo, il giudice ha potuto disporre accertamenti peritali approfonditi nelle ultime udienze, fondamentali per il giudizio finale.

Il calendario del processo prevede entro poche ore la requisitoria del pm, seguita dalle discussioni conclusive degli avvocati. Poi, il gup Francesco Patrone emetterà la sentenza con cui si deciderà se accogliere l’impianto accusatorio o se concedere l’assoluzione.

Durata e complessità del procedimento

Questa fase concentrata entro pochi giorni mette fine a un procedimento che dura da oltre sette anni e che ha visto alternarsi consulenze, perizie contrapposte, e diverse interpretazioni sull’autenticità e il valore delle opere sequestrate. Attorno a questa vicenda si intrecciano aspetti legali, artistici e culturali di rilievo nazionale e internazionale.

Paolo Ludovichi

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