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Comitati ambientalisti sfidano il questore e tengono conferenza stampa vietata a Sulmona sul metanodotto Snam

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Negli ultimi due anni, i comitati per l’ambiente di Sulmona hanno presentato otto esposti alla Procura della Repubblica, per denunciare presunte irregolarità nella costruzione di una centrale di compressione e del metanodotto Snam. Questi gruppi hanno cercato di fare chiarezza sullo stato delle loro segnalazioni e hanno programmato una conferenza stampa davanti al tribunale della cittadina abruzzese. Il questore dell’Aquila, Fabrizio Mancini, però, ha vietato l’assemblea pubblica sui presunti problemi ambientali e legali legati all’opera. Nonostante il divieto, i comitati hanno deciso di incontrarsi ugualmente, evidenziando la loro determinazione a non arretrare.

Il divieto del questore e le motivazioni per preservare l’ordine pubblico a sulmona

Il 2025 ha visto a Sulmona un confronto teso tra le forze dell’ordine e i rappresentanti dei comitati ambientalisti. Il questore Mancini ha imposto il divieto di svolgere la conferenza stampa davanti al tribunale, motivando la decisione con la necessità di sorvegliare l’ordine pubblico e tutelare un sito definito “obiettivo sensibile”. Questo tipo di area è considerato a rischio per via della presenza di strutture giudiziarie e della possibile interferenza di manifestazioni che potrebbero generare disordini. Il provvedimento è stato adottato nei giorni immediatamente precedenti all’appuntamento, suscitando non poche polemiche e perplessità da parte degli organizzatori.

Prevenire tensioni e disordini sociali

Il divieto, secondo le forze di polizia, avrebbe dovuto evitare situazioni di tensione, soprattutto se inquadrate in un clima di protesta per temi legati ad infrastrutture energetiche delicate. Mancini ha giustificato la scelta sottolineando che eventi di questo tipo, non controllati, possono attirare partecipazioni inattese e sfociare in incidenti. Sul piano amministrativo, l’atto segue le procedure ordinarie per la regolazione degli spazi pubblici e potrebbe essere interpretato come una misura cautelare per prevenire il rischio di rostismi sociali. Ciononostante, la zona nelle prossimità del tribunale resta spesso luogo simbolico per iniziative civiche.

La reazione dei comitati: decisione di sfidare il divieto e tenere la conferenza

Nonostante il divieto, gli attivisti hanno proseguito la loro azione, organizzando la conferenza stampa proprio davanti al Palazzo di Giustizia di Sulmona. Mario Pizzola, promotore della protesta, ha chiarito che non si trattava di una manifestazione pubblica ma di un incontro con i giornalisti per informare sull’andamento delle denunce presentate negli ultimi anni. Pizzola ha ribadito che rinunciare avrebbe significato accettare un precedente giuridico pericoloso, che avrebbe inficiato la possibilità di organizzare futuri momenti di confronto diretto.

Testimonianza e pressione mediatica

I comitati hanno voluto assumersi ogni responsabilità, chiamando a raccolta simpatizzanti e cittadini curi per le questioni ambientali. L’evento è stato breve ma intenso, pensato come un momento di testimonianza pubblica per mettere pressione alle autorità. L’azione, non autorizzata come previsto, ha però avuto buon seguito mediatico, mettendo in luce la volontà di questi gruppi di mantenere alto il livello di attenzione sulle infrastrutture energetiche e i rischi connessi al loro impatto territoriale. Gli ambientalisti hanno parlato apertamente, sottolineando che il divieto rappresenta, a loro avviso, un’eccessiva limitazione della libertà di espressione raccolta in un luogo pubblico.

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Gli esposti presentati alla procura di sulmona sui presunti illeciti legati alla centrale di compressione e il metanodotto

A partire dal maggio 2023, i comitati hanno depositato otto esposti presso la Procura della Repubblica di Sulmona. Secondo i denuncianti, gli esposti riguardano diverse irregolarità nella costruzione della centrale di compressione e del metanodotto Snam. Le criticità segnalate includono questioni ambientali e possibili inosservanze delle normative edilizie e di sicurezza. Solo uno di quegli otto esposti ha avuto finora un riscontro concreto dalle autorità, ma la maggior parte di essi non ha generato alcun intervento o procedimento noto.

Lentezza nelle risposte istituzionali

Gli ambientalisti evidenziano la lentezza e il silenzio che circondano queste pratiche, chiedendo trasparenza e responsabilità. Il tema è particolarmente sentito dai cittadini di Sulmona e dei comuni limitrofi a causa dell’impatto sull’ecosistema locale e sulle condizioni di vita. Le denunce mirano a evitare conseguenze peggiori per l’ambiente e la salute pubblica. Allo stesso tempo lamentano quella che definiscono una carenza di risposte da parte delle istituzioni coinvolte.

I comitati monitorano continuamente la situazione, raccogliendo segnalazioni ed evidenze da inserire nei futuri ricorsi o azioni legali. Dall’esterno, attori civici e cittadini interessati chiedono un controllo più rigoroso sull’opera energetica, visti i timori associati a un’opera così invasiva. La questione resta aperta e soggetta a ulteriori sviluppi giudiziari e di opinione pubblica, con un clima che non accenna a placarsi nel territorio abruzzese.

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