Il gioco con le bambole emerge come un supporto importante nello sviluppo emotivo e sociale dei bambini. Una ricerca recente, condotta da Mattel col supporto dell’università di Cardiff, ha rivelato come questo tipo di gioco favorisca l’attivazione di specifiche aree cerebrali associate all’empatia, anche nei bambini con neurodivergenze. Lo studio è stato presentato a Firenze durante Pitti Bimbo 101, che si è svolto alla Fortezza da Basso il 25 e 26 giugno.
L’importanza del gioco con le bambole per l’empatia e le competenze sociali
Da oltre tre anni Barbie collabora con ricercatori dell’università di Cardiff per analizzare come il gioco con le bambole influisca sullo sviluppo emotivo e sociale dei bambini. Lo studio ha coinvolto 49 bambini tra i 4 e gli 8 anni, includendo sia maschi che femmine. I neuroscienziati hanno osservato come, durante il gioco con le bambole, si attivassero aree del cervello legate alla capacità di comprendere e condividere le emozioni altrui.
L’importanza di questi processi è nota: sviluppare empatia e abilità socio-emotive si traduce in una migliore gestione delle relazioni e in una crescita più equilibrata. Questo aspetto risulta particolarmente rilevante per i bambini con comportamenti neurodivergenti, che spesso affrontano difficoltà nell’interazione sociale. Secondo i dati raccolti, il gioco con le bambole riesce a stimolare queste competenze, offrendo ai bambini strumenti concreti per interpretare gli scenari sociali e i sentimenti altrui.
Dettagli sulla ricerca: metodi e risultati neuroscientifici
Il team guidato da Sarah Gerson, neuroscienziata e responsabile del progetto, ha utilizzato apparecchiature avanzate per monitorare l’attività cerebrale dei bambini durante sessioni di gioco con bambole e tablet. Lo strumento principale è stato l’elettroencefalogramma funzionale, che ha permesso di rilevare variazioni nell’attivazione della corteccia cerebrale.
L’analisi ha mostrato un incremento significativo dell’attivazione nella regione del solco temporale posteriore superiore, una zona coinvolta nell’elaborazione di informazioni sociali e nell’empatia, quando i bambini giocavano con le bambole. Questo effetto si è manifestato sia nel gioco collettivo sia in quello individuale. Al contrario, quando i bambini giocavano da soli con i tablet, si è registrata una riduzione nell’attività di questa area cerebrale.
Questi risultati aprono riflessioni sulla qualità delle esperienze di gioco e sul loro potenziale nello sviluppo di abilità sociali. Il confronto tra gioco con bambole e uso di dispositivi digitali mette in luce come le interazioni fisiche e narrate possano offrire stimoli più efficaci per lo sviluppo delle funzioni cognitive ed emotive.
Implicazioni per i bambini con neurodivergenze e sviluppo emotivo
Uno degli aspetti più interessanti emersi dal progetto riguarda il beneficio del gioco con le bambole per i bambini con profili neurodivergenti, spesso associati a disturbi dello spettro autistico. Questi bambini possono incontrare difficoltà a interpretare emozioni e comportamenti sociali, con ripercussioni sulla loro vita quotidiana.
La ricerca è riuscita a mostrare che anche i bambini con tali caratteristiche attivano le medesime aree cerebrali quando giocano con le bambole, sperimentando una sorta di “allenamento” emotivo utile a migliorare le loro capacità di relazione e interazione. Il team di studiosi sottolinea come questo tipo di gioco consenta loro di simulare e riprodurre situazioni sociali, favorendo l’apprendimento di nuovi schemi comportamentali.
Questo approccio rappresenta un’opportunità concreta per genitori, educatori e specialisti, offrendo uno strumento da integrare nelle strategie educative e psicologiche per sostenere lo sviluppo socio-emotivo di questi bambini.
Pitti bimbo 101: un evento per diffondere conoscenze sul gioco e lo sviluppo infantile
La presentazione dello studio durante Pitti Bimbo 101, fiera dedicata al mondo dell’infanzia che si tiene a Firenze, ha evidenziato come il gioco rappresenti un tema centrale nelle discussioni legate alla crescita dei bambini. L’evento alla Fortezza da Basso è diventato luogo di confronto tra aziende, ricercatori e operatori del settore dell’infanzia.
In questo contesto, la ricerca di Barbie e università di Cardiff si inserisce come esempio di collaborazione tra industria e mondo accademico, con un focus sulla scienza applicata al gioco. La comunicazione dei risultati mira a sensibilizzare sull’importanza di forme di gioco che superino la semplice distrazione, puntando invece ad attività capaci di stimolare sviluppo cognitivo ed emotivo.
L’interesse suscitato dalla ricerca promette di alimentare nuove iniziative per approfondire le connessioni tra attività ludiche e crescita dei bambini, integrando tecnologie, neuroscienze e pedagogia.
Lo studio apre nuove strade per capire e supportare il percorso emotivo e sociale dei bambini attraverso strumenti semplici come le bambole, confermando un ruolo fondamentale nel loro sviluppo, anche nelle situazioni di neurodivergenza.