Il tribunale di Latina ha emesso una sentenza nei confronti di Umberto Klinger, imprenditore e presidente del consiglio di amministrazione della Sicamb, accusato di truffa. La pena stabilita è di dieci mesi e venti giorni, con sospensione e non menzione, a seguito di un procedimento che ha avuto una lunga serie di sviluppi. Questa vicenda coinvolge soprattutto i lavoratori dell’azienda, che hanno subito un danno legato ai contributi previdenziali mai versati. L’articolo presenta i dettagli del procedimento, le accuse specifiche e le precedenti sentenze a carico di Klinger.
Il giudice onorario Stefano Nicolucci ha chiuso il processo con una condanna a dieci mesi e venti giorni per Umberto Klinger, imputato per truffa. La pena è stata sospesa e il giudice ha disposto la non menzione, una misura che evita l’iscrizione della condanna nel casellario giudiziario. La sentenza prevede inoltre un risarcimento per le parti civili, da stabilire in un giudizio separato. Questo atto conclusivo è arrivato dopo che nella precedente udienza la pubblica accusa aveva chiesto una pena più severa: un anno di reclusione e 300 euro di multa. La difesa, al contrario, aveva richiesto l’assoluzione. I lavoratori coinvolti, costituiti parte civile, sono rappresentati dagli avvocati Valeria Odolinto e Feuola, i quali hanno sostenuto la necessità di tutelare gli interessi degli operai danneggiati.
In un procedimento parallelo, qualche settimana prima, la corte d’appello di Roma aveva confermato una condanna a un anno per lo stesso imprenditore, relativa a un altro processo per truffa aggravata contro i lavoratori. Le condanne rappresentano quindi un esito coerente di due percorsi giudiziari diversi, ma convergenti nell’accertare responsabilità specifiche di Klinger.
Umberto Klinger, in qualità di presidente del consiglio di amministrazione di Sicamb, con sede a Latina, è stato accusato di aver realizzato una serie di operazioni ritenute fraudolente ai danni dei dipendenti. L’accusa sostiene che, servendosi di azioni esecutive ingannevoli e artifici, Klinger ha fatto apparire regolari le buste paga consegnate ai lavoratori. In particolare, nelle buste paga veniva indicata la devoluzione degli importi relativi ai contributi pensionistici destinati al fondo Cometa, a cui i dipendenti aderivano. Questo fondo, tuttavia, non riceveva i versamenti effettivi come mostrato agli interessati.
Il procedimento ha sottolineato come questa prassi abbia procurato un danno patrimoniale complessivo di circa 436mila euro a 20 lavoratori, con perdite individuali comprese tra 5mila e 28mila euro. Il pubblico ministero Antonio Sgarrella, titolare dell’inchiesta bis, ha evidenziato la continuità delle condotte illecite, reiterate dal 2018 in avanti, con un dolo aggravato dall’abuso delle relazioni d’ufficio. La Procura ha ritenuto inoltre che la quota del trattamento di fine rapporto non sia stata versata correttamente dal 2008 al 2018, causando un danno complessivo che supera i 900mila euro.
La vicenda è emersa quando alcuni dipendenti, tra cui lo stesso Klinger, che aveva richiesto un anticipo sul TFR nel 2008, si sono accorti dell’assenza di versamenti e hanno cominciato a indagare internamente. Questa contestazione ha portato all’apertura del fascicolo giudiziario e alla citazione diretta a giudizio per Klinger.
Quella di ieri non è la prima condanna per Umberto Klinger. L’imprenditore ha già ricevuto due sentenze di condanna in passato per fatti simili. Una sentenza era stata emanata a ottobre dal giudice onorario Puccinelli e un’altra è arrivata poco più di un mese fa dalla corte d’appello, che ha confermato la condanna di primo grado per truffa aggravata.
Il collegamento tra i vari procedimenti indica una serie di accuse rivolte sempre allo stesso tipo di condotta: l’indebito mancato versamento dei contributi e il falso nelle attestazioni ai lavoratori. La prosecuzione di questi processi ha visto numerosi momenti di confronto tra pubblica accusa e difesa, e coinvolge direttamente i lavoratori danneggiati che si sono costituiti parte civile.
Il caso di Umberto Klinger è un esempio di come gli accertamenti giudiziari sulle pratiche d’azienda possano portare a processo con impatto diretto sui dipendenti. Il procedimento testimonia la vigilanza della magistratura su possibili irregolarità nelle aziende e sulla tutela dei diritti di chi lavora.
Con questa nuova sentenza, il tribunale di Latina ha ulteriormente confermato le accuse mosse nel tempo, aggiungendo un tassello rilevante in un caso che coinvolge responsabilità e danni economici su più livelli. I risarcimenti per le parti civili restano da definire, mentre il dibattito giudiziario intorno a queste contestazioni rimane sotto osservazione.
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