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Costantino Di Silvio detto cha cha, sorveglianza speciale a latina dopo dieci anni di carcere per comportamenti violenti

Costantino Di Silvio, noto come cha cha, è appena uscito da una detenzione di dieci anni nel carcere di Voghera. Nonostante abbia terminato il percorso di riabilitazione previsto, si trova ora sotto sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a Latina per due anni, una misura disposta dalla procura a causa di numerosi episodi di violenza e minacce registrati durante la carcerazione. La sua posizione resta monitorata in attesa dell’esito di altri procedimenti penali che lo riguardano.

Il percorso di detenzione e i comportamenti aggressivi durante la carcerazione

Costantino Di Silvio ha trascorso gli ultimi dieci anni in carcere, dove non ha mantenuto un comportamento regolare. Tra il febbraio 2023 e gennaio 2025 sono stati documentati almeno quindici episodi nei quali ha aggredito verbalmente e fisicamente gli agenti della polizia penitenziaria. Le denunce riguardano sia insulti pesanti e minacce dirette, sia atti di violenza. Un caso emblematico risale ad aprile 2023, quando Di Silvio ha aggredito un agente afferrandolo al collo durante una discussione tra poliziotti e detenuti. In novembre dello stesso anno invece ha lanciato minacce di morte con parole forti rivolte agli agenti, promettendo di sparare e terrorizzando il personale carcerario. Le tensioni non si sono fermate nel 2024: a marzo ha continuato con minacce esplicite, dicendo di “aver già ucciso poliziotti e carabinieri, e di voler colpire anche la polizia penitenziaria”. Questi comportamenti hanno pesato sul giudizio dei magistrati riguardo alla sua pericolosità sociale.

La decisione della procura e le limitazioni imposte con la sorveglianza speciale

Vista la serie di condotte aggressive documentate nel corso degli ultimi due anni di detenzione e anche dopo, la divisione anticrimine della questura di Latina ha raccolto evidenze solide da inviare in procura. Il risultato ha portato alla decisione di applicare a Di Silvio la sorveglianza speciale per due anni con obbligo di soggiorno nel comune di Latina. La procura aveva chiesto cinque anni, ma l’autorità giudiziaria ne ha stabiliti due. Durante questo periodo, l’uomo deve rispettare divieti stringenti: non potrà uscire di casa tra le 21 e le 6.30 e sarà obbligato a evitare ogni contatto con altre persone con precedenti penali o sottoposte a sorveglianza. Il provvedimento mira a contenere la sua influenza sul territorio, prevenendo possibili azioni che potrebbero compromettere la sicurezza pubblica. L’avvocato del detenuto, assistito da Angelo Palmieri, Gaetano Marino e Massimo Frisetti, sta seguendo tutte le fasi della vicenda giudiziaria e attende sviluppi sul raffronto con i procedimenti ancora aperti.

Le radici della pericolosità: il ruolo di capo clan e il coinvolgimento nei processi penali

Costantino Di Silvio è considerato una figura chiave in un sistema criminale che opera nell’area di Latina. Da anni è indicato come capo clan e guida morale di un gruppo criminale riconosciuto durante il processo reset, che ha portato alla luce metodi estorsivi tipici della mafia. Il sodalizio è stato diretto dai suoi nipoti, Angelo e Salvatore Travali, ma a lui viene attribuita l’ispirazione e il controllo operativo. Le condotte tenute in carcere, con minacce continue e atteggiamenti violenti, hanno confermato per i giudici la sua continua pericolosità, nonostante le riduzioni di pena concesse per buona condotta fino al 2021 non abbiano influito sugli ultimi anni di detenzione. Oltre alla sorveglianza speciale, è ancora sotto processo per altri reati legati all’attività criminale e resta sottoposto a controlli severi.

Minacce fuori dal carcere e continue tensioni con le vittime delle sue azioni

Oltre agli scontri con la polizia penitenziaria, cha cha ha mantenuto un atteggiamento minaccioso anche verso persone esterne, come nel caso della lettera con minacce inviata a un commerciante che lo aveva denunciato nel processo don’t touch. Questa circostanza ha ulteriormente rafforzato il quadro di pericolosità sociale presentato agli inquirenti. Durante la sua detenzione ha soggiornato anche all’interno di strutture protette, ma non ha mai evitato di manifestare la sua volontà aggressiva. L’insieme di questi episodi ha convinto la procura ad adottare misure restrittive una volta conclusa la detenzione, per limitare la possibilità di continuare a intimidire vittime, testimoni e agenti impegnati nella sua sorveglianza.

Chi osserva questo caso da vicino sa che la situazione resta critica e segnata da episodi di violenza che puntano a confermare la presenza di figure difficili da gestire anche dopo il carcere. Il fascicolo su Di Silvio è tuttora aperto e l’attenzione degli investigatori resta alta, soprattutto alla luce di eventi che potrebbero maturare nei prossimi mesi nel territorio pontino.

Monica Ghilocci

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