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Dal carcere dirigeva il clan camorristico di cava dé tirreni usando complici per estorsioni e usura

Il tribunale di Salerno ha disposto l’arresto di quattro persone, accusate di estorsione e usura aggravate dalle modalità mafiose. Tra loro spicca Vincenzo Zullo, detto “o’ cavallar”, considerato una figura di vertice del clan omonimo attivo a Cava dé Tirreni. Le indagini, condotte dalla polizia su coordinamento della procura guidata dal procuratore Giuseppe Borrelli, hanno scoperto come Zullo gestisse gli affari illeciti dal carcere, affidandosi a complici per eseguire i suoi ordini e raccogliere i proventi.

La gestione del clan dal carcere e il ruolo di vincenzo zullo

Vincenzo Zullo si trova attualmente dietro le sbarre ma non per questo ha smesso di condurre le attività del clan. Attraverso un telefono cellulare ha continuato a impartire direttive ai suoi collaboratori, mantenendo il controllo sui traffici illeciti e sugli affari estorsivi. Le intercettazioni e le testimonianze raccolte durante le indagini hanno mostrato come l’organizzazione abbia mantenuto una struttura di comando stabile anche senza il suo diretto coinvolgimento sul territorio.

Il soprannome e l’identità criminale

Zullo è considerato uno dei leader del clan di Cava dé Tirreni, una delle realtà criminali più radicate nella provincia di Salerno. Il soprannome “o’ cavallar” lo identifica senza margine di dubbio nell’ambiente camorristico locale. Il controllo sulle attività estorsive e sui prestiti a tassi usurari rappresentava la principale fonte di guadagno, da cui derivavano una serie di intimidazioni e violenze per imporre il pagamento delle somme dovute.

Le accuse di usura ed estorsione a danno di commercianti e spacciatori

Le accuse contestate ai quattro arrestati riguardano estorsione e usura aggravata da modalità mafiose. Secondo gli investigatori, il gruppo criminale avrebbe imposto richieste estorsive a un commerciante, il quale in passato si era rivolto al clan per un prestito. I tassi applicati si sono rivelati usurari, con regole ferree e minacce continue per permettere il recupero del denaro oltre gli interessi.

Non solo i commercianti, ma anche i gestori di una piazza di spaccio nella frazione Santa Lucia di Cava dé Tirreni sono finiti nel mirino del clan. Il controllo del territorio attraverso minacce e imposizioni ha assicurato la supremazia criminale nella zona e alimentato il circuito degli affari illeciti. I prestiti e le estorsioni hanno preso dunque una direzione chiara: mantenere la pressione economica su chi opera al di fuori della legge per mantenere il dominio economico e intimidatorio del clan.

L’impatto sui commercianti e sul territorio

“Il sistema di estorsioni e usura continua a soffocare le imprese locali,” si legge nelle testimonianze raccolte.

Il provvedimento della polizia di stato e il coordinamento della procura di salerno

Gli arresti sono stati effettuati dalla polizia di stato a conclusione di una serie di indagini coordinate dal pool diretto dal procuratore Giuseppe Borrelli. Le misure cautelari sono state eseguite in carcere e hanno coinvolto in tutto quattro persone: oltre a Zullo, anche Michele Memoli , Gerardo Bartiromo e Vicenzo Pellegrino.

Le operazioni di polizia si sono basate su intercettazioni telefoniche, riscontri investigativi e testimonianze di vittime e testimoni, che hanno permesso di ricostruire le attività criminose e il sistema di controllo consolidato nel tempo. L’intervento riafferma l’impegno delle forze dell’ordine nel contrasto ai fenomeni criminali legati alla camorra nella provincia di Salerno. Gli arresti rappresentano un segnale verso il ripristino della legalità, interrompendo una catena di estorsioni e usura che durava da diversi anni.

Paolo Ludovichi

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