L’ipotesi di un dazio del 30% sulle esportazioni agroalimentari italiane verso gli Stati Uniti preoccupa l’Abruzzo, regione che ha costruito un rapporto commerciale solido con il mercato americano negli ultimi anni. Tra olio extravergine, vini e pasta artigianale, l’export abruzzese continua a crescere ma rischia di subire un duro colpo con l’introduzione di nuove tariffe. Il presidente di Cia Agricoltori Italiani Abruzzo critica la misura e chiede una risposta compatta dell’Europa per evitare ripercussioni serie su tutta la filiera produttiva regionale.
Nei primi nove mesi del 2024 i distretti agroalimentari abruzzesi hanno esportato prodotti per un valore complessivo di 606 milioni di euro, registrando un incremento dell’11,2% rispetto all’anno precedente. Un dato particolare emerge dal mercato statunitense, che ha assorbito oltre 125 milioni di euro di prodotti abruzzesi, segnando una crescita del 36%. Questi numeri confermano quanto gli Stati Uniti siano diventati un riferimento importante per i produttori locali, soprattutto per quei settori che definiscono l’identità territoriale come l’olio extravergine, i vini tipici e la pasta di qualità.
L’aumento delle esportazioni riflette un trend positivo che coinvolge varie categorie di prodotto, ma registra anche una forte dipendenza da questo mercato aperto. L’Abruzzo ha puntato molto su questa relazione commerciale, con aziende che hanno consolidato rapporti stabili e redditizi, creando nuove opportunità e posti di lavoro. Anche se negli ultimi anni la concorrenza si è fatta più agguerrita, il legame con i consumatori americani resta una risorsa preziosa per la regione.
Tra i prodotti più rappresentativi e richiesti dall’export abruzzese verso gli Stati Uniti si trovano il vino Montepulciano d’Abruzzo, i formaggi come il pecorino, l’olio Dop delle colline Teatine e dell’Aprutino Pescarese e la pasta artigianale prodotta dalle aziende locali. Il Montepulciano d’Abruzzo solo nei primi nove mesi del 2024 ha esportato prodotti per un valore di 190 milioni di euro e oltre 42 milioni sono andati proprio in America, dove le esportazioni in questo settore sono addirittura raddoppiate rispetto all’anno precedente.
Anche la pasta abruzzese ha fatto registrare una crescita significativa, raggiungendo quasi 200 milioni di euro di export complessivo. Sul mercato americano il comparto ha incrementato le vendite del 15,4%, dimostrando come la scelta di puntare su prodotti di qualità e su processi artigianali abbia premiato le aziende locali. Il successo di queste specialità è frutto di un lavoro lungo, fatto di investimenti nella filiera agricola e nella promozione all’estero.
La ricchezza di questi prodotti riflette anche il legame stretto con il territorio e con tradizioni che si sono mantenute vive nel tempo, sia attraverso la cura dell’ambiente che delle tecniche di lavorazione. Ogni prodotto porta con sé caratteristiche uniche che contribuiscono a differenziare l’offerta abruzzese sui mercati internazionali.
L’introduzione di un dazio del 30% sugli alimenti abruzzesi esportati negli Stati Uniti potrebbe provocare danni gravi sia economici che sociali per la regione. Le aziende agricole, spesso di piccole o medie dimensioni, rischiano un forte calo negli ordini che impatterebbe direttamente sul loro fatturato. Dal campo alla tavola la filiera agroalimentare abruzzese si basa su un equilibrio delicato che coinvolge agricoltori, trasformatori e operatori della logistica.
Il presidente di Cia Agricoltori Italiani Abruzzo ha sottolineato che “colpire questi settori rischia di compromettere non solo i ricavi ma anche occupazione e investimenti fatti negli ultimi anni.” La reputazione guadagnata con fatica sui mercati esteri potrebbe subire un danno difficile da ricomporre. Il rischio è che molte aziende, già provate da difficoltà economiche e pressioni di mercato, si trovino costrette a ridimensionare la produzione o rivedere le strategie commerciali.
Un calo dell’export verso gli Stati Uniti influirebbe anche sulle scelte produttive future e sulla capacità di mantenere viva la tradizione agricola abruzzese. Senza sbocchi redditizi, alcune colture e lavorazioni tipiche potrebbero sparire o ridursi drasticamente, impoverendo il tessuto economico e culturale locale. Il danno si rifletterebbe quindi su tutta la comunità, confermando la complessità delle misure tariffarie e la loro influenza su aspetti ambientali, economici e sociali.
La situazione descritta ha spinto i rappresentanti della Cia Agricoltori Italiani Abruzzo a chiedere un intervento deciso e compatto da parte dell’Europa. La possibile introduzione di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti non può essere accettata senza una reazione comune dei Paesi membri. Un fronte unito sarebbe l’unico modo per evitare una guerra commerciale che penalizzerebbe non solo l’Abruzzo ma tutte le aziende italiane esportatrici.
L’Unione Europea è chiamata a sostenere attivamente le imprese, mettendo in campo strumenti di tutela e negoziazione diplomatica. Il rischio di ritorsioni commerciali e di aumento dei costi ai consumatori americani richiede un dialogo con Washington per trovare soluzioni meno dannose per entrambi i Paesi. La speranza è che si possa trovare un accordo capace di mantenere aperti i mercati senza ricorrere a misure punitive e controproducenti.
Gli agricoltori e i produttori chiedono anche maggiore attenzione da parte delle istituzioni nazionali, affinché le esigenze delle realtà più vulnerabili siano tenute di conto e accompagnate da misure di sostegno. In questo modo si potrebbero limitare gli impatti negativi e preservare un modello di export che ha portato crescita e visibilità internazionale all’Abruzzo.
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