Il personaggio di Enzo Tortora segna un punto cruciale nella carriera di Fabrizio Gifuni, che sarà protagonista della nuova serie originale italiana prodotta da Warner Bros. Discovery per la piattaforma streaming hbo max. La serie, annunciata in anteprima alla Mostra del cinema di Venezia nel settembre 2025, ripercorre uno dei più noti errori giudiziari della storia recente italiana. Nel frattempo, Gifuni continua a consolidare il suo ruolo nella scena culturale del paese con una carriera che si intreccia con figure storiche e progetti che vanno dal cinema al teatro.
Portobello rappresenta una svolta nella produzione italiana di contenuti per il mercato internazionale. La serie racconta le vicende di Enzo Tortora, noto presentatore teatrale e televisivo degli anni ‘80, vittima di un clamoroso errore giudiziario che ne ha segnato la vita e l’immagine pubblica. La serie è frutto della collaborazione tra diverse realtà produttive europee e italiane, tra cui Our Films, Kavac Film, Arte France, Rai Fiction e The Apartment Pictures.
Warner Bros. Discovery ha scelto proprio questa storia per debuttare sulla nuova piattaforma hbo max in Italia entro i primi mesi del 2026, con una visione curata da Marco Bellocchio e altri sceneggiatori di rilievo come Stefano Bises, Giordana Mari e Peppe Fiore. Nel cast accanto a Gifuni ci sono attori come Lino Musella, Romana Maggiora Vergano e Alessandro Preziosi, un ensemble che punta a restituire tutta la drammaticità e complessità di un periodo storico. L’opera si configura come un racconto umano, mostrando la caduta e la lotta di un uomo che ha dovuto affrontare accuse infondate ma durate anni, offrendo una riflessione sui meccanismi della giustizia e dell’opinione pubblica.
Nell’intervista rilasciata all’ANSA, Gifuni ha sottolineato come nonostante il successo abbia sempre dentro di sé una forma di insoddisfazione, quel senso di “fallire sempre, fallire ancora, fallire meglio” che ha scelto di tatuarsi ispirandosi a Samuel Beckett. Questa tensione verso l’asticella più alta lo spinge a ricerche personali e interpretative profonde. L’attore non cerca la perfezione mimetica ma parte da un lavoro interno, lasciando che la trasformazione fisica arrivi come naturale conseguenza.
Questo processo lo ha guidato in ruoli di personaggi storici come Aldo Moro, Franco Basaglia o Luigi Comencini, e ora in Enzo Tortora. Ogni esperienza è un confronto tra la sua interiorità e la storia personale dell’individuo interpretato, senza mai perdere il proprio vissuto, uno sforzo che si traduce in un incontro sottile tra attore e personaggio. Gifuni non si definisce un “maschio alfa” ma riconosce nella propria lentezza e fragilità delle risorse preziose per il mestiere dell’attore.
La moglie di Fabrizio Gifuni, Sonia Bergamasco, ha recentemente esordito alla regia cinematografica con Duse the Greatest, dopo una lunga carriera teatrale. Mentre molti colleghi attori si cimentano nella regia, Gifuni al momento dice di non aver ancora questo desiderio. Nel teatro, infatti, è già coinvolto in un lavoro d’insieme che comprende anche aspetti registi, drammaturgici, e scenici.
Per lui il cinema resta ancora il luogo dove può dedicarsi al ruolo puro dell’interprete, senza dover assumere altre responsabilità creative. Tuttavia non esclude che, un giorno, se sentirà l’esigenza di dirigere, sarà pronto ad affrontare quella sfida. Questo atteggiamento riflette la sua attenzione al ritmo personale e al valore della pazienza in una carriera lunga ormai tre decenni.
Un aspetto che Gifuni trova ancora molto emozionante è la scoperta di talenti nuovi e il lavoro in un ambiente che mette a confronto diverse generazioni d’attori. Ha lavorato accanto a interpreti come Romana Maggiora Vergano, già apprezzata in Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini, e riconosce nell’incontro con colleghi un momento di crescita e di stimolo continuo.
Per lui il mestiere dell’attore mantiene una componente di romanticismo, che si rinnova proprio grazie alle relazioni sul set e al confronto con altri. Queste esperienze lo accompagnano anche nelle produzioni che lo vedono protagonista di figure di spicco del passato, contribuendo a tessere un quadro sulle vicende contemporanee attraverso le vite di personaggi noti.
Negli ultimi anni Fabrizio Gifuni ha interpretato figure che rappresentano momenti nodali della storia italiana, non solo per importanza pubblica ma anche per l’impatto emotivo che hanno avuto. Personaggi come Aldo Moro o Luigi Comencini sono entrati nel suo repertorio contribuendo a costruire un racconto condiviso della memoria collettiva.
Ora il ruolo di Enzo Tortora aggiunge un’altra tessera a questo mosaico di volti e storie. Parallelamente, continua a portare avanti progetti teatrali, come la rappresentazione di Pasolini e Moro, segno di un legame saldo con la riflessione sociale e culturale. Nonostante la carriera lo abbia portato attraverso diversi media, Gifuni mantiene una coerenza che lo avvicina ai temi dell’identità, della fragilità e della ricerca personale.
Il 2025 segna quindi per Fabrizio Gifuni un momento di passaggio, con una nuova sfida produttiva e la conferma del proprio ruolo di protagonista nel racconto del contemporaneo attraverso il cinema e il teatro. Un attore che osserva il lavoro con attenzione ai dettagli e una nutrita attenzione alle persone che lo circondano, restando fedele a un percorso costruito giorno dopo giorno.
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