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Fondazione Perugia presenta ‘extra segni antichi/visioni contemporanee’: un dialogo tra pergamene medievali e arte contemporanea

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Fondazione Perugia ha lanciato nel 2025 un progetto espositivo unico che unisce il valore storico di antiche pergamene con la vitalità dell’arte contemporanea. L’iniziativa ruota attorno alla recente acquisizione di circa 1700 copertine di pergamene medioevali, provenienti dalla collezione Albertini, e le mette in relazione con opere di diciotto artisti contemporanei italiani e internazionali. Questa mostra doppia intreccia segni, immagini e parole, creando uno scambio tra epoche diverse, capace di dare nuova vita ai documenti del passato.

La collezione alberini e il valore storico delle pergamene

Nel 2024, Fondazione Perugia ha acquisito una selezione significativa di circa 1700 copertine in pergamena risalenti al periodo tra il XIII e il XV secolo. Questi manufatti rappresentano rivestimenti di registri comunali, notarili e amministrativi che appartenevano a figure pubbliche come podestà, giudici e sindaci del Comune di Perugia. Le pergamene sono decorate e dipinte, contengono testi, elenchi, annotazioni giudiziarie e testimonianze di atti quotidiani come danni alle coltivazioni o distribuzione di derrate.

Una pergamena in particolare riporta la parola “Extraordinariorum”, derivata da un termine latino che indicava norme giuridiche eccezionali, fuori dall’ordinario. Questo vocabolo ha ispirato il titolo e il concept della mostra, perché sottolinea proprio l’intento di presentare questi documenti antichi in un modo straordinario, accostandoli a opere contemporanee capaci di dialogare con la loro storia e forma.

Un dialogo tra antico e contemporaneo nel progetto extra segni antichi/visioni contemporanee

L’idea nasce dalla volontà di mettere in relazione le pergamene con opere di artisti contemporanei come Alighiero Boetti, Emilio Isgrò, Maria Lai, David Tremlett, Gianni Dessì, tra gli altri. Nella mostra sono esposte circa 100 pergamene selezionate e oltre 40 opere contemporanee che creano accostamenti basati su criteri iconografici, tematici e materici. Il progetto vuole esaltare il legame tra parola e immagine, evidenziando come l’immagine possa essere considerata una forma di scrittura o un rebus visivo.

Marco Tonelli, curatore dell’evento, sottolinea come la mostra voglia far emergere la vitalità e la “condizione extratemporale” delle pergamene, accostandole a forme artistiche d’oggi. Lo scopo è mostrare come l’arte possa trascendere i limiti del tempo, dialogando con documenti antichi che raccontano la storia di Perugia in un momento cruciale come il passaggio tra Medioevo e Rinascimento. Questi reperti, anche se spesso di difficile lettura per la loro usura, rivelano una forza visiva e narrativa che va oltre il semplice valore storico.

Le cinque aree tematiche della mostra e il confronto con l’arte contemporanea

La mostra si struttura in cinque sezioni che riflettono il rapporto tra immagine e parola: Figurazioni, Astrazioni, Motivi, scritture e Simboli. Ogni area esplora un aspetto diverso della storia delle immagini, presentando confronti tra le pergamene e le opere contemporanee.

Nella sezione Figurazioni, i motivi araldici come leoni, grifoni, cigni intrecciati e altri animali mitologici si confrontano con opere iperrealiste in ceramica di Bertozzi & Casoni, la provocatoria arte di Wim Delvoye e i quadri di Gabriele Arruzzo, oltre alle invenzioni di Luigi Serafini, noto per i suoi alfabeti visivi inventati.

Astrazioni e il legame tra forma e colore

La parte dedicata alle Astrazioni esamina le forme geometriche e i colori delle pergamene, mettendoli in dialogo con opere di Maurizio Cannavacciuolo, David Tremlett e Beverly Pepper. Qui si inserisce anche il manifesto originale di Umbria Jazz realizzato da Tremlett, che lega il progetto a una celebrazione culturale riconosciuta a livello internazionale.

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Motivi, simboli e scritture: la fisicità e il segno nella storia e nell’arte

Tra i microsegni isolati e gli elementi decorativi spiccano i Motivi, caratterizzati da linee, colori e ripetizioni grafiche che diventano immagini autonome. Qui si trovano le opere di Domenico Bianchi, Gianni Dessì, Alighiero Boetti e Giorgio Griffa, che hanno trasformato il segno grafico in linguaggio artistico indipendente.

Invece la sezione Simboli raccoglie stemmi enigmatici, forme misteriose della memoria collettiva che hanno perso l’origine ma mantengono un potere evocativo. Artisti come Ugo La Pietra, Luigi Ontani, Mimmo Paladino e Joe Tilson riattivano questi simboli con linguaggi contemporanei, indicando la presenza di un filo invisibile che lega passato e presente.

scritture tra sovrascritture e tessiture di segni

Infine scritture si concentra sull’aspetto materico delle pergamene, segnate da riscritture, cancellature, cuciture e tracce di usura. Questi segni esprimono la storia vissuta degli oggetti, in dialogo con le opere di Emilio Isgrò, Gastone Novelli e Maria Lai, che usano tecniche di sovrascrittura e tessitura di parole e immagini per raccontare storie nuove.

Fondazione perugia e l’impegno nel valorizzare il patrimonio culturale

Con questo progetto, Fondazione Perugia conferma il suo ruolo nel conservare e mettere in luce documenti e opere che raccontano la storia locale, inserendola nel discorso contemporaneo dell’arte. L’accostamento delle pergamene con lavori d’arte vivono una doppia funzione: da un lato custodiscono la memoria della città, dall’altro la trasformano in un patrimonio che parla al presente.

L’esperienza proposta non si limita alla semplice esposizione ma invita il pubblico a osservare con occhi diversi oggetti antichi, riscoprendone il valore estetico e simbolico. Offre inoltre una riflessione sulla funzione delle scritture e delle immagini nella costruzione di significati, facendo emergere nuove prospettive su culture, tempi e linguaggi.

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