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Gestori di negozio in viale petrarca denunciano rischio salute causato da vecchio impianto abbandonato nel solaio

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Situazione di grande allarme per chi gestisce un negozio di abbigliamento in viale Petrarca. Da circa un anno e mezzo convivono con un pericolo concreto, legato alla presenza di un vecchio impianto di reazione abbandonato nel solaio dell’edificio. Il problema è nato a seguito della mancata rimozione di queste strutture, risalenti all’epoca della precedente attività, un panificio chiuso prima dell’apertura della boutique. L’impianto in questione, difatti, non solo è una minaccia strutturale ma comporta rischi diretti per la salute, soprattutto per via delle sostanze tossiche che si sono disperse nei locali.

Il pericolo nascosto nel solaio: presenza di impianto e canne fumarie non smaltite

Dietro la facciata ordinaria del negozio si cela un impianto di reazione del panificio ormai dismesso, mai rimosso dal solaio sopra il negozio. Questo vecchio sistema comprende anche due canne fumarie mai sigillate in modo efficace, una delle quali provvisoriamente coperta da una semplice busta di plastica, ormai distrutta dagli ultimi temporali. L’acqua piovana ha così potuto infiltrarsi liberamente, causando la disgregazione delle condotte, realizzate con materiali ora riconosciuti pericolosi come amianto e lane di vetro.

Gli affittuari hanno scoperto il grave rischio solo dopo che, dal controsoffitto, è cominciata a colare una sostanza nera. Le verifiche hanno rivelato che si tratta di un miscuglio di fuliggine accumulata da anni e fibre cancerogene liberate dal deterioramento dei materiali. Questo percolato casca soprattutto nella zona dei camerini di prova, frequentati dai clienti, esponendoli a rischi sanitari concreti. Il problema è quindi un doppio rischio: strutturale, per la possibilità che i frammenti cadano dal soffitto; e sanitario, per la presenza di polveri tossiche che si sprigionano nell’ambiente interno.

Ripercussioni sul negozio e mancanza di comunicazione ufficiale dalla proprietà

La situazione ha colto di sorpresa anche chi gestisce il negozio, che tra l’altro non aveva ricevuto alcuna segnalazione sui pericoli riferiti agli impianti rimanenti nell’immobile. Il contratto di affitto non menzionava la presenza di residui industriali o la necessità di bonifiche specifiche. Ora gli affittuari si ritrovano con un’attività ostacolata non solo per l’imbarazzo di dover spiegare ai clienti le cadute di polvere nera e il disagio legato all’odore o alla vista di queste sostanze, ma anche per l’incertezza sulla sicurezza del solaio su cui si trovano.

In marzo era stata incaricata un’impresa per effettuare la bonifica, ma si è scoperto che questa non era autorizzata a trattare rifiuti speciali come l’amianto. Il cantiere non è mai partito e i lavori, previsti per questa settimana, non sono stati comunicati formalmente neppure agli affittuari, che non hanno ricevuto neppure la documentazione relativa all’inizio lavori. Questa mancanza di trasparenza ha spinto gli inquilini a inoltrare una diffida formale, perché non solo temono per la loro salute, ma anche per la stabilità del solaio, ormai segnato dall’usura degli anni e dai danni provocati dall’acqua.

Aspetti strutturali del rischio: cedimenti e pericolo imminente sui locali interni

Uno dei problemi principali evidenziati riguarda proprio la fragilità del solaio e la tenuta dei controsoffitti, minacciati da frammenti delle vecchie condotte che continuano a staccarsi. La presenza di materiali pesanti, ormai in degrado e soggetti a corrosione, rende concreto il rischio che oggetti o detriti possano cadere all’improvviso all’interno dei locali. Nel contempo, come accade in caso di infiltrazioni d’acqua mal gestite, i materiali isolanti e le condotte possono indebolirsi progressivamente, mettendo a repentaglio la sicurezza di lavoratori e clienti.

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Non a caso, i responsabili del negozio denunciano la mancanza di un controllo adeguato da parte della proprietà, che avrebbe dovuto intervenire subito per eliminare questi pericoli. Anche la presenza di amianto, dichiarata per lo meno da ispezioni preliminari, richiede una gestione controllata e vigilata, non una semplice copertura con materiali non idonei come buste di plastica. Le norme di sicurezza prevedono procedure specifiche e la collaborazione di tecnici abilitati, elementi mancati finora nel caso di viale Petrarca.

Richieste degli affittuari e situazione attuale del contenzioso

A oggi, gli affittuari insistono nel voler far partire al più presto la bonifica, e si sono rivolti agli enti competenti per ottenere un intervento concreto della proprietà. Il nuovo sviluppo preannunciato dei lavori nelle prossime settimane non risulta ufficialmente confermato, il che alimenta il timore che la situazione possa persistere a lungo ancora. La diffida inviata ha lo scopo di sollecitare un’azione urgente per la messa in sicurezza, vista la gravità dei rischi per la salute occasionati dalla fuliggine e dalle fibre pericolose.

Nel frattempo, il negozio cerca di continuare la propria attività, ma lo stato dell’immobile e l’incertezza sulle tempistiche degli interventi pesano sull’atmosfera interna. La possibilità che il controsoffitto venga improvvisamente compromesso crea un clima di tensione, tanto che gli stessi gestori non si sentono tutelati in assenza di un dialogo aperto con la proprietà e senza un cronoprogramma certo dei lavori.

Il caso di viale Petrarca evidenzia come, anche in un contesto commerciale, la mancata rimozione di impianti obsoleti e materiali pericolosi possa trasformarsi in un problema sanitario e strutturale grave, attentando alla sicurezza e all’attività economica delle persone coinvolte.

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