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Il Tar di Latina conferma la revoca a un’agenzia di consulenza automobilistica per firme false in compravendite

L’autorità amministrativa di Latina ha confermato la sospensione dell’attività a un’agenzia di consulenza automobilistica coinvolta in una vicenda giudiziaria legata a documenti con firme false. La decisione arriva dopo che la società aveva tentato di bloccare l’ordinanza dirigenziale della Provincia di Latina, che aveva aperto il procedimento per revocare il permesso di operare. La vicenda riguarda presunte falsificazioni riscontrate durante varie compravendite di veicoli, collegate a indagati arrestati in un’operazione svolta la scorsa estate.

Il ricorso al tar e la decisione della seconda sezione

Il Tar di Latina si è pronunciato il 28 maggio 2025 sulla richiesta dell’agenzia di consulenza, riguardo all’ordinanza emessa il 27 marzo 2025 dalla Provincia di Latina, settore Viabilità e Trasporti. La società cercava una sospensione cautelare dell’ordinanza che aveva avviato il procedimento per la sospensione dell’attività. Il collegio giudicante, composto dal presidente Orazio Ciliberti e dai giudici Massimiliano Scalise e Viola Montanari, ha però respinto la richiesta.

Motivazioni della sentenza

Nel dispositivo, i magistrati sottolineano che gli illeciti contestati sono gravi enough per giustificare la revoca del permesso. La decisione si fonda su una valutazione sommaria, ma sufficientemente motivata, che conferma la fondatezza degli abusi imputati all’agenzia. Il Tar ha ritenuto che la documentazione fornita e le testimonianze raccolte giustificassero l’azione adottata dalla Provincia.

I fatti contestati: firme false e persone in carcere

Al centro del procedimento ci sono diverse operazioni di compravendita di automobili, nelle quali l’agenzia avrebbe falsamente attestato le firme di due persone ristrette in carcere: Nabil Salami e Yesenia Forniti. Entrambi erano già detenuti al momento delle presunte firme apposte nei documenti di compravendita. Si tratta di elementi emersi durante l’inchiesta denominata «operazione Assedio», che aveva portato agli arresti di Patrizio Forniti e del suo compagno, coinvolti a loro volta nella vicenda.

I verbali della Polizia Stradale raccolti a sostegno delle accuse dimostrano come le firme di Salami e della figlia di Forniti, Yesenia, fossero state autenticate in una fase in cui nessuno dei due poteva presenziare realmente. I giudici del Tar hanno rilevato che l’agenzia ha attestato falsamente la presenza e ha certificato l’autenticità di quelle firme, contravvenendo così alla legge.

Valutazione giuridica e implicazioni per l’agenzia

Il Tar ha ritenuto che il procedimento amministrativo fosse stato aperto con motivazioni solide, fondate su riscontri concreti tratti dai verbali di polizia. Decorrenze precise e documentazioni collegate ai tempi di detenzione delle persone coinvolte non lasciano spazio a interpretazioni favorevoli al ricorso della società.

L’agenzia non ha dato spiegazioni convincenti sulla natura delle firme rilevate e il loro ruolo nelle compravendite. In particolare, non ha fornito una giustificazione valida per la presenza delle firme in periodi in cui i firmatari erano sottoposti a custodia cautelare. Questi aspetti, valutati nel loro insieme, hanno portato a confermare la revoca della licenza di esercizio.

Dati processuali e cronologia

Le date e le informazioni documentali hanno giocato un ruolo cruciale nelle valutazioni giuridiche, escludendo dubbi circa la veridicità delle accuse.

Contesto dell’operazione assedio e indagini correlate

L’operazione Assedio si è svolta nel luglio 2024, concentrandosi su una rete di attività irregolari che coinvolgevano più soggetti, tra cui Patrizio Forniti e il suo compagno, entrambi finiti in carcere. L’inchiesta ha portato alla luce falsificazioni e altre irregolarità legate a compravendite di veicoli, con documenti firmati da persone detenute e quindi impossibilitate a firmare o delegare operazioni.

Le indagini hanno messo sotto attenzione alcune agenzie di consulenza automobilistica, sospettate di partecipare a queste pratiche illecite. Le prove raccolte dalle forze dell’ordine hanno formato il nucleo della contestazione amministrativa e penale, su cui si sono basate le decisioni successive dell’autorità giudiziaria e amministrativa.

Il caso rimane sotto osservazione per eventuali sviluppi, anche perché coinvolge aspetti delicati legati all’autenticità dei documenti in operazioni di vendita di veicoli, un’area spesso sotto controllo per prevenire frodi e attività criminali. La decisione del Tar conferma un intervento rigoroso in una materia sensibile per l’ordine pubblico e la sicurezza amministrativa in provincia di Latina.

Paolo Ludovichi

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