Il caffè non è solo un semplice gesto quotidiano ma un mondo complesso che racchiude storia, economia e cultura. A Napoli, città simbolo dell’espresso, un confronto tra due imprenditori mette in luce la necessità di riconoscere il vero valore di una tazzina. I prezzi al dettaglio troppo bassi non riflettono i costi reali e la qualità richiesta per mantenere alto lo standard del prodotto. Questo dialogo apre una riflessione sul futuro del caffè in Italia e nel mondo.
Oscar Farinetti, noto imprenditore fondatore di Eataly, ha offerto una lettura originale sul mondo del caffè durante un incontro nello stabilimento Kimbo a Melito, alle porte di Napoli, invitato da Mario Rubino, presidente dell’azienda di torrefazione. Farinetti sostiene che la tazzina non sia solo un prodotto da consumare ma un racconto da valorizzare. Spiega che il caffè deve raccontare storie per farsi comprendere e apprezzare davvero, come è successo da tempo per il vino e l’olio extravergine.
Secondo Farinetti, attualmente la narrazione del caffè è povera e spesso sminuisce il suo valore. Il costo con cui viene venduto in molti bar, tra un euro e un euro e venti, non tiene conto dall’aumento dei prezzi della materia prima e del lavoro necessario alla sua preparazione. Per questo serve un cambiamento nella percezione del cliente, che deve capire che una tazzina di qualità ha un valore superiore. La proposta di Farinetti è chiara: bisogna attribuire al caffè lo stesso rispetto e lo stesso valore che si danno ad altri prodotti di eccellenza made in Italy.
Mario Rubino, alla guida di Kimbo con 270 dipendenti e un fatturato di 210 milioni, sottolinea le difficoltà legate ai costi crescenti della materia prima. Ha ricordato come il prezzo del caffè crudo sia salito del 300% negli ultimi due anni e come il costo del caffè macinato sia raddoppiato. Questi aumenti impattano su tutta la filiera e inevitabilmente sul prezzo finale per il consumatore.
Rubino ha ribadito che l’azienda punta a contenere i costi anche a scapito dei profitti, per mantenere un equilibrio sostenibile. La crescita della domanda mondiale rende la questione ancora più complessa, con tensioni geopolitiche e problemi logistici che peggiorano la situazione. Per questo ha indicato un prezzo tra 1,50 e 1,70 euro per una tazzina di qualità come valore più adeguato.
L’obiettivo è conservare elevati standard qualitativi, anche a costo di ridurre i margini, perché la credibilità e la reputazione del prodotto sono fondamentali per mantenere la posizione di eccellenza di Kimbo sul mercato internazionale. Rubino ha infine sottolineato l’importanza di far capire al cliente ciò che sta bevendo, smascherando il luogo comune del caffè come prodotto da poco valore.
L’interesse di Mario Rubino non si ferma ai soli aspetti economici. Prima di entrare nell’azienda di famiglia, ha lavorato come medico al pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli di Napoli. Questo vissuto si riflette nell’attenzione che Kimbo dedica a progetti sociali come “Fatto a Scampia” e “Chicco di Speranza“.
Collaborazioni con l’istituto penitenziario di Secondigliano evidenziano lo sguardo all’impatto sociale dei programmi aziendali. Rubino trae valore dal legame con il territorio e da iniziative che cercano di migliorare le condizioni delle comunità locali. Questi tentativi non sono semplici azioni di marketing ma parte di un progetto che vuole coniugare qualità del prodotto, crescita aziendale e responsabilità sociale.
Questa doppia anima dell’impresa – che unisce attenzione al mercato e impegno sociale – rafforza la posizione di Kimbo come protagonista nel settore, ma anche come presenza concreta nella vita delle persone nei quartieri in cui opera.
Napoli rimane un punto di riferimento per l’espresso nel mondo. Farinetti ha ricordato l’importanza di colmare il vuoto lasciato da una narrazione superficiale, con esempi tratti dalla cultura locale come la celebre scena di Eduardo De Filippo in “Questi Fantasmi“.
Il legame tra il caffè, la convivialità e le storie locali crea un patrimonio unico per la città. Non a caso Kimbo custodisce tradizioni con la sua particolare tostatura scura, sostenuta da un processo lungo e attento. Farinetti e Rubino concordano sull’urgenza di rivalutare il prezzo in tazza, scendendo però dalla teoria ai numeri concreti: per garantire la qualità servono almeno due euro e mezzo.
In questa cornice, Napoli si presenta come il campo di battaglia dove si confrontano passato, presente e futuro del caffè. Il confronto tra imprenditori con esperienze diverse ma visioni affini fornisce indicazioni preziose per chi vuole mantenere viva un’eccellenza italiana tra tradizione e innovazione.
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