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L’aumento dell’uso dei condizionatori spinge verso una crescita del 36% dei consumi elettrici domestici globali

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L’uso dei condizionatori d’aria sta trasformando il modo in cui le famiglie consumano elettricità. Una recente ricerca internazionale ha misurato con precisione quanto il raffreddamento condizionato influisca sui consumi elettrici nelle abitazioni di tutto il mondo. Lo studio coinvolge 25 Paesi, che raccolgono oltre la metà della popolazione globale e rappresentano la maggior parte dei consumi elettrici. Tra i dati emersi, spicca l’aumento rilevante della domanda di energia elettrica per il raffreddamento, con conseguenze sociali ed economiche soprattutto per le famiglie a basso reddito nei Paesi in via di sviluppo.

L’aumento dei consumi elettrici domestici legato all’uso dei condizionatori

La ricerca evidenzia che, in media, l’utilizzo dei condizionatori provoca un aumento del 36% dei consumi elettrici nelle case. Questo valore supera l’impatto di molte altre variabili come il reddito famigliare, i prezzi dell’elettricità o l’uso di altri elettrodomestici importanti . L’indagine, realizzata da un team guidato da esperti del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici e dell’Università Ca’ Foscari Venezia, ha esaminato dati di 25 Paesi che rappresentano circa il 62% della popolazione mondiale e il 73% del consumo elettrico globale. La crescita nella diffusione degli impianti di climatizzazione è destinata a salire, passando dall’attuale 28% al 41-55% entro il 2050.

Una pressione crescente sulle reti elettriche globali

Quest’aumento si traduce in una pressione crescente sulle reti elettriche e su scala globale. Lo studio stima che entro il 2050 la richiesta di elettricità per il raffreddamento domestico potrebbe raggiungere quasi 1.400 terawattora all’anno, cifra paragonabile ai consumi elettrici dell’intera India nel 2020. L’incremento previsto implicherebbe emissioni di CO2 aggiuntive tra 670 e 956 milioni di tonnellate e costi sostenuti per l’energia fra 124 e 177 miliardi di dollari.

Il peso economico del raffreddamento nelle famiglie a basso reddito

Uno degli aspetti più critici evidenziati riguarda la cosiddetta “cooling poverty”, ossia il peso finanziario che le spese per il raffreddamento rappresentano soprattutto nelle famiglie meno abbienti. Il rapporto mostra che i nuclei a basso reddito nei paesi in via di sviluppo possono arrivare a spendere fino al 8% del loro bilancio complessivo solo per l’energia necessaria all’utilizzo dei condizionatori. Al contrario, le famiglie con alto reddito destinano tra lo 0,2% e il 2,5% del loro budget a questa voce.

Povertà, caldo estremo e esclusione energetica

In molti Paesi povertà e caldo estremo si combinano creando un problema concreto. Le famiglie più povere, che spesso vivono in regioni con temperature elevate, devono affrontare oneri economici rilevanti per garantirsi un comfort termico accettabile. Ne deriva un fenomeno allarmante di esclusione energetica, che potrebbe peggiorare con il cambiamento climatico. La penetrazione dei condizionatori resta bassa in molti Paesi africani, sotto il 15%, ma la crescita generalizzata rischia di portare a ulteriori disparità sociali e a tensioni sui sistemi di approvvigionamento dell’energia.

Impatti sulla rete elettrica e potenziale ruolo delle energie rinnovabili

L’incremento della domanda di energia per il raffreddamento solleva sfide notevoli per le infrastrutture elettriche. Solo in India, dove il bisogno di aria condizionata è in forte crescita, si stima un’espansione della capacità di generazione elettrica tra il 18% e il 29% per far fronte ai picchi di consumo. Adeguare le reti e i sistemi energetici a questi nuovi carichi sarà indispensabile per evitare blackout e garantire la continuità del servizio.

Il fotovoltaico domestico come possibile soluzione

Lo studio individua anche possibili strade per contenere l’impatto. Fra queste, la diffusione del fotovoltaico domestico emerge come un fattore in grado di ridurre i consumi elettrici per il raffreddamento di circa il 25% nelle zone dove è presente una maggiore produzione di energia solare. Questa correlazione appare con margini di incertezza, ma indica come le energie rinnovabili possano contribuire a contenere la pressione sulle reti elettriche e limitare le emissioni.

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La ricerca sottolinea la necessità di integrare tecnologie di raffreddamento più efficienti con fonti di energia pulita, soprattutto per i gruppi più vulnerabili e in regioni esposte al caldo intenso. “Questo approccio potrebbe favorire un equilibrio tra bisogni termici e sostenibilità ambientale, rallentando gli effetti negativi dei consumi crescenti.”

L’approfondimento sulla questione climatica e sociale attraverso la mostra ‘the cooling solution’

Parallelamente allo studio scientifico, l’Institut français Milano ospita fino al 22 luglio 2025 la mostra «The Cooling Solution», che ha già toccato città come Venezia, New York e Londra. L’esposizione indaga con la fotografia come varie comunità nel mondo affrontano le temperature elevate e l’umidità, mettendo in luce le differenze sociali nella capacità di gestire il caldo.

Le immagini mostrano esperienze di raffreddamento inefficiente o eccessivo e illustrano tecnologie tradizionali e moderne per alleviare il disagio termico in Paesi come Brasile, India, Indonesia e Italia. Questa iniziativa offre uno sguardo diretto sulle conseguenze del riscaldamento globale sulla vita quotidiana di persone di diversa condizione sociale.

Il confronto fra dati scientifici e testimonianze visive contribuisce a far emergere le complessità del problema del raffreddamento e mette in evidenza la necessità di soluzioni che tengano conto delle disparità economiche e delle conseguenze ambientali. L’integrazione tra ricerca e arte diventa così uno strumento per sviluppare consapevolezza e stimolare percorsi concreti per un adattamento più giusto alle sfide del clima.

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