La vicenda del lavoratore malato oncologico e sindacalista licenziato da Cisalfasport a Formia si è conclusa con un accordo economico. Dopo la reazione immediata dei colleghi e una forte mobilitazione sindacale, è stata trovata una strada che permetterà al dipendente di raggiungere la pensione senza tornare in azienda. La storia ha acceso un dibattito sul trattamento dei lavoratori malati nel settore del commercio.
Il 23 febbraio scorso, la notizia del licenziamento di un lavoratore con una grave malattia oncologica, attivo anche come rappresentante sindacale, ha scosso il punto vendita Cisalfasport di Formia. L’uomo, in forza da trent’anni nello stesso negozio, si è trovato senza lavoro a causa delle gravi condizioni di salute, una situazione che ha immediatamente mobilitato colleghi e comunità locale.
I lavoratori hanno risposto con uno sciopero partecipatissimo, segnalando la solidarietà verso il compagno e il rifiuto di accettare l’uscita dall’azienda in queste condizioni. Formia ha vissuto momenti di agitazione e discussione, con cittadini e rappresentanti sindacali che hanno evidenziato l’ingiustizia di questa decisione in un contesto lavorativo che spesso ignora le difficoltà personali di chi si ammala. Lo sciopero ha acceso i riflettori su una problematica ricorrente nel commercio e sul terziario, dove le tutele appaiono insufficienti.
Dopo le proteste, la Filcams Cgil di Frosinone Latina ha mantenuto aperto il confronto con l’azienda per trovare una soluzione che rispettasse la dignità del lavoratore. Il caso ha richiesto uno sforzo lungo diversi mesi, perché l’obiettivo era garantire al dipendente un futuro sereno, senza costringerlo a rientrare in un ambiente lavorativo divenuto impossibile a causa delle sue condizioni di salute.
Il dialogo ha permesso di escludere il rientro al lavoro per questa persona, orientandosi invece verso un accordo economico. Questo sostegno finanziario dovrebbe accompagnare il lavoratore fino al raggiungimento della pensione, riconoscendo l’anzianità e l’impegno profuso nell’arco dei trent’anni. Si tratta di una scelta che, seppure non possa cancellare il disagio subito, rappresenta l’unica via percorribile per tutelare la persona da un ulteriore danno.
Secondo Luca De Zolt, segretario generale della Filcams Cgil Frosinone Latina, il licenziamento di questo lavoratore è sintomatico di un problema più ampio nel terziario. Il comparto del commercio registra spesso la marginalizzazione di chi si trova a combattere patologie gravi, con un impatto pesante sulla stabilità del lavoro.
La compressione dei costi, tipica delle politiche aziendali nell’ambito del commercio, finisce per pesare sulla condizione dei lavoratori più fragili. Questi si trovano in una posizione vulnerabile e possono subire un’espulsione dal mercato del lavoro all’apparire di difficoltà importanti, come malattie personali o familiari.
La Filcams evidenzia la necessità di un cambiamento nel modo di considerare il lavoro nel terziario. È indispensabile mettere al centro l’elemento umano. Le condizioni di lavoro devono prevedere tutele adeguate, perché dietro ogni dipendente ci sono persone e famiglie. La vicenda di Formia è un campanello d’allarme sul mancato riconoscimento di questi bisogni nelle attuali strutture occupazionali.
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