lega antivivisezionista ammessa come parte civile nel processo per l’uccisione dell’orsa amarena ad avezzano
La lega antivivisezionista , organizzazione di volontariato che tutela la fauna, è entrata ufficialmente nel processo contro Andrea Leombruni, accusato dell’uccisione dell’orsa Amarena a San Benedetto dei Marsi. Questo caso ha attirato l’attenzione nazionale per il valore simbolico e ambientale che l’orsa rappresentava.
Il 18 luglio 2025 il giudice dell’udienza predibattimentale del tribunale di Avezzano ha accolto la richiesta di ammissione di LEAL come parte civile nel processo penale contro Leombruni. L’imputato è accusato di aver ucciso Amarena nella notte tra il 31 agosto e il 1° settembre 2023 a San Benedetto dei Marsi, un episodio che ha suscitato molte reazioni sia nel mondo ambientalista sia tra le autorità locali.
La seduta ha visto la presenza dell’avvocato Francesco Paolo Fornario, che ha rappresentato LEAL in aula, mentre l’associazione è stata legata anche alla presenza dell’avvocato Aurora Loprete. Nonostante il rinvio iniziale del procedimento, previsto per dicembre 2024 e poi posticipato a causa di alcune eccezioni sollevate dalla difesa, il giudice ha fissato una nuova udienza al 26 settembre 2025 alle 14:00, per affrontare in modo definitivo le questioni procedurali. Questo passaggio è cruciale per far partire il processo vero e proprio, atteso da mesi.
LEAL ha sottolineato con chiarezza che l’azione di Leombruni va considerata un atto grave e ingiustificabile. Amarena non era solo una femmina di orso bruno marsicano, specie protetta che rappresenta un valore ambientale importante in Italia, ma anche una madre che svolgeva un ruolo cruciale nella riproduzione della specie e nell’equilibrio sociale del suo gruppo.
La nota stampa dell’associazione ricorda che la perdita di Amarena colpisce non solo la natura, ma milioni di persone che vedono in questo animale un simbolo della tutela della biodiversità. La sua uccisione ha interrotto un ciclo vitale fondamentale, privando la popolazione degli orsi marsicani di una figura centrale per il sostegno dei cuccioli e la trasmissione di conoscenze nel branco.
Gian Marco Prampolini, presidente di LEAL, ha evidenziato l’importanza di una risposta giudiziaria che riconosca appieno la gravità del reato. “Amarena era un patrimonio protetto e rispettato, e la sua morte volontaria rappresenta un danno non solo ambientale ma anche culturale, in quanto pregiudica gli sforzi di convivenza tra l’uomo e la fauna selvatica.”
LEAL ha ribadito la necessità che il processo includa le aggravanti legate alla crudeltà e volontarietà dell’atto. In questo senso, vuole che le denunce e le sentenze che usciranno da questa vicenda contribuiscano a rafforzare le leggi a tutela degli orsi e degli animali selvatici. L’associazione punta a far emergere con chiarezza l’importanza di un’applicazione più rigorosa delle norme esistenti, per prevenire altri episodi simili in futuro e proteggere il territorio.
La richiesta di una pena severa sottolinea la necessità di un segnale forte da parte della giustizia italiana, affinché atti di tale crudeltà non restino impuniti, salvaguardando così il patrimonio ambientale e culturale rappresentato da specie protette come l’orso bruno marsicano.
LEAL si impegna a seguire da vicino ogni fase del processo, per assicurare che vengano rispettati i diritti dell’orsa e dei suoi cuccioli e che sia fatta giustizia piena. L’associazione considera questo evento un momento decisivo per lanciare un segnale chiaro verso chi tenta di danneggiare la fauna protetta, dimostrando che la società civile non lascia spazio a tolleranze di questo tipo.
Il monitoraggio costante del caso aiuta a mantenere alta l’attenzione pubblica e a coinvolgere le istituzioni competenti. L’associazione conta di partecipare attivamente a tutte le udienze, contribuendo così a consolidare un percorso giudiziario trasparente e rigoroso. Nel cuore degli ambientalisti e degli abitanti della zona, Amarena resta un simbolo da proteggere e ricordare.
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