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Marito di stefania fragliasso presenta denuncia per complicità nella rapina mortale a napoli

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La tragica morte di stefania fragliasso, uccisa durante una rapina in casa a napoli nel 2019, resta al centro di un’inchiesta che prosegue con nuove accuse e sviluppi. Il marito della vittima ha avanzato una denuncia dopo aver ricevuto una telefonata da uno dei condannati all’ergastolo, che indica una presunta complice quale basista del raid criminale. Il caso, che vede coinvolti già tre uomini condannati, ora si amplia con nuove piste investigative affidate alla procura di napoli.

La vittima e la dinamica dell’omicidio in casa

Stefania fragliasso morì a napoli durante una brutale rapina nel suo appartamento nel 2019. Secondo quanto ricostruito, la donna fu legata e imbavagliata sul letto prima che l’aggressione sfociasse nel suo omicidio. Quel giorno, l’intervento dei ladri prese una piega tragica, segnando per sempre la sua famiglia e la comunità locale. Le indagini portarono all’arresto e alla condanna di tre uomini, di cui uno romeno, condannati all’ergastolo per il crimine commesso. Ma i sospetti non si sono mai del tutto placati e la richiesta di ulteriori accertamenti è rimasta costante.

Il marito di stefania ha mantenuto aperta la sua battaglia per giustizia, sostenendo che ci fossero altri responsabili dietro le quinte. La sua determinazione nasce dalla convinzione che la rete di complici non si limiti ai tre già condannati e che qualcuno abbia fornito ai criminali informazioni precise e supporto logistico. Queste accuse si sono concretizzate solo dopo una recente svolta, che ora alimenta un nuovo filone investigativo da parte della procura partenopea.

La telefonata che riapre il caso e la nuova denuncia

Il grave passo avanti è arrivato da una telefonata intercorsa tra il marito della vittima e un detenuto romeno già condannato all’ergastolo per la rapina mortale. Secondo quanto emerso, la comunicazione, probabilmente ottenuta con modalità fuori dalle regole, ha portato il condannato a indicare la presenza di una complice che avrebbe avuto un ruolo determinante nel preparare il raid. Questa persona viene descritta come la “basista” dell’azione criminale, conoscendo in anticipo dettagli e orari utili per entrare nell’appartamento.

Su queste basi, Salvatore Russo ha presentato un esposto formale alla procura di napoli contro questa nuova figura, che finora non era mai stata tirata in causa in modo esplicito. Un elemento che rende ancora più complessa e delicata l’inchiesta, soprattutto in riferimento alla provenienza e alla veridicità della telefonata. L’attività della procura si concentra ora sull’accertamento della veridicità di queste accuse e sulla raccolta di prove concrete nei confronti della presunta complice.

Va sottolineato che la persona accusata non solo conosceva la vittima, ma di recente è finita in arresto per un’aggressione ai danni di alcuni operatori sanitari. Questo dettaglio aggiunge un ulteriore risvolto al profilo della donna, definendo un quadro di tensioni e comportamenti a rischio che potrebbero aver alimentato la sua partecipazione all’episodio del 2019.

Il ruolo dell’avvocato e la strada verso l’incidente probatorio

L’avvocato Sergio Pisani rappresenta Salvatore Russo in questa nuova fase dell’inchiesta. Secondo il legale, la telefonata e il riconoscimento di affidabilità del detenuto nelle aule della corte d’assise d’appello di napoli rappresentano una svolta di rilievo. La corte ha infatti definito attendibili le parole del romeno, elemento che potrebbe pesare molto nei passi successivi del processo.

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Pisani ha richiesto l’incidente probatorio, uno strumento giuridico che consente di acquisire e fissare le testimonianze e le prove prima che si svolga un processo. Ciò assicura che i rilievi raccolti restino validi e opponibili anche in fasi successive, evitando così di perdere elementi probatori importanti. L’esito di questa richiesta è ora nelle mani del pubblico ministero Luigi Santulli, che dovrà valutare l’opportunità di procedere e autorizzare l’istruttoria.

L’obiettivo dell’inchiesta

L’obiettivo è mettere insieme tutte le tessere del puzzle, svelando chi ha fornito supporto logistico e informazioni ai tre condannati e chi ha favorito quella drammatica aggressione nell’appartamento a napoli. Le nuove accuse acceso riflettori sulla figura della basista, elemento mai approfondito fino ad ora con prove concrete.

Le implicazioni dell’inchiesta per la giustizia a napoli

Questa vicenda rappresenta uno dei casi più gravi di violenza domestica associata a criminalità organizzata e rapina nella città di napoli negli ultimi anni. La capacità di individuare tutti i responsabili, anche coloro che agiscono dietro le quinte, è fondamentale per garantire la sicurezza e la giustizia in quartieri segnati da episodi simili.

La denuncia di Salvatore Russo e il lavoro dell’avvocato Pisani mantengono alta l’attenzione sul caso, spingendo la procura a seguire tutte le piste con meticolosità. Il riconoscimento dell’attendibilità del pentito romeno da parte della corte d’appello apre la possibilità di nuove verità e di eventuali condanne per i complici finora rimasti nell’ombra.

Il fascicolo in mano al pm Santulli potrebbe rappresentare la chiave per svelare nuove prove, portando a una svolta giudiziaria su un episodio che ha segnato profondamente la vita di una famiglia napoletana e scuote ancora la comunità locale. La ricerca della verità prosegue, con procedimenti che potrebbero coinvolgere nuove persone e definire meglio quanto accaduto quella tragica notte del 2019.

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