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Percorso di una donna nel centro per i disturbi alimentari di frosinone: una testimonianza di umanità e cura

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Nel cuore di Frosinone, un centro specializzato per i disturbi alimentari offre più di una semplice terapia medica. Questa è la storia di Monica, una donna che ha attraversato un periodo difficile e ha trovato nel Centro per i Disturbi Alimentari della Asl di Frosinone un luogo di ascolto e aiuto autentico. La sua esperienza racconta l’impegno quotidiano dei professionisti che con pazienza e rispetto accompagnano chi lotta contro queste malattie.

Il centro di frosinone: un luogo che ascolta oltre i sintomi

Monica descrive il centro non solo come un punto di cura per una patologia, ma come uno spazio dove un gruppo di professionisti affronta il dolore con delicatezza. Nel centro non si valutano solo i sintomi, ma si cercano le radici del disagio, riconoscendo ogni paziente come una persona unica. Lo staff medico e psicologico si muove con rispetto e senza fretta, offrendo un sostegno che va oltre le diagnosi.

Il rapporto tra operatore e paziente si costruisce senza giudizi, in un ambiente che mira a far sentire chi soffre accettato e compreso. Questa attenzione si traduce in un accompagnamento paziente dove la fragilità non è nascosta ma abbracciata con attenzione. Monica ricorda quanto sia stato fondamentale questo approccio gentile, che ha fatto la differenza nella sua ripresa.

Il ruolo dei professionisti nel percorso di cura

Il percorso di Monica è legato ai nomi di diversi specialisti, a partire dalla dottoressa Marzella e il dottor Maciocia. Nel suo racconto emerge la dedizione di queste figure, così come delle dottoresse Borrelli, Miele, Colaiacomo, Feola e Caperna. Professionisti che lavorano con passione e attenzione, senza clamore, ma con risultati tangibili.

Monica esprime gratitudine non solo per la cura ricevuta, ma per la nuova forza trovata in sé stessa grazie a loro. Ogni gesto, ogni parola, ogni piccolo passo, è stato un aiuto a ricostruire fiducia e autostima fragile a causa della malattia. Con lei lavora anche il personale di accoglienza, in particolare Antonella e Andrea, che con gentilezza rendono meno pesante l’ingresso in quel luogo.

Le attività e il supporto multidimensionale del centro

All’interno del centro non si limita la cura a colloqui e terapie standard. Monica ha preso parte a laboratori creativi che stimolano l’espressione personale e a open day dedicati ad avvicinare pazienti e famiglie. I gruppi familiari sono un altro strumento fondamentale, capaci di unire le persone e favorire una rete di supporto.

Queste iniziative sono parte integrante del cammino di guarigione, perché non si tratta solo di eliminare i sintomi ma di imparare a riscoprire la vita dentro di sé. Il centro organizza momenti che combinano cura clinica e supporto emotivo, aiutando a trovare nuove energie e motivazioni. Monica sottolinea come ogni attività abbia contribuito ad ampliare il suo orizzonte, portandola oltre la malattia.

L’esperienza confrontata con altri centri e il valore del rapporto umano

Monica ha vissuto in passato esperienze in altre strutture, anche in città come Milano. Ma solo a Frosinone ha percepito una cura che parte dal cuore di chi assiste. Non si è sentita un numero o una cartella clinica, ma una persona riconosciuta e rispettata.

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Questo elemento umano ha un peso enorme nei processi di guarigione. Monica testimonia che a fare la differenza sono proprio gli sguardi senza giudizio, l’attenzione non invadente e la pazienza degli operatori. Il centro di Frosinone, con il suo approccio caldo e coinvolgente, diventa un modello da raccontare perché porta la cura oltre il mero trattamento sanitario.

La continuazione del percorso e l’importanza del sostegno a distanza

Da qualche tempo Monica si trova ricoverata in una clinica specializzata, ma continua a mantenere il legame con il centro di Frosinone. Le parole, i gesti e la forza ricevuta lì le danno sostegno anche lontano. Gli operatori continuano a seguirla collaborando a distanza, mantenendo vivo il rapporto costruito.

Le testimonianze come quella di Monica mostrano la necessità di un sostegno continuo e attento anche quando si cambia struttura o città. Avere la possibilità di sentirsi seguiti, anche a distanza, aiuta a mantenere la spinta verso la guarigione. Questo supporto costante non lascia soli i pazienti che devono affrontare un cammino spesso complicato.

La voce di chi vive la malattia: un messaggio di riconoscenza e speranza

Monica ha deciso di condividere la sua esperienza pubblicamente per dare valore a quei professionisti che lavorano nel silenzio, lontano dai riflettori. Il messaggio a chi si trova nelle sue stesse difficoltà vuole essere di speranza. La guarigione non è solo un obiettivo medico, ma il risultato di una cura che coinvolge cuore, mente e relazione umana.

Raccontare avvenimenti simili fa emergere l’importanza della solidarietà e di un’accoglienza senza pregiudizi, elementi fondamentali per chi si trova a vivere l’oscurità di un disturbo alimentare. Le parole di Monica ricordano che chi vive queste battaglie può trovare, attraverso la cura autentica, la forza per riprendere il cammino verso se stesso.

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