La vendemmia 2025 in Abruzzo mostra segnali di miglioramento dopo due anni difficili, con raccolti regolari e condizioni favorevoli per le viti. Eppure, il mercato del vino nella regione non si muove, con scorte ancora molto alte e domanda interna debole che rallenta la ripresa. I dati del comparto mettono in luce sfide consistenti per i produttori e la necessità di strategie precise per evitare una crisi economica più profonda.
La situazione nel settore vino in Abruzzo resta complessa, con oltre 2,2 milioni di ettolitri ancora accantonati nelle cantine. Questi quantitativi corrispondono a una produzione media annua e rappresentano soprattutto Montepulciano, tra i più prodotti nella regione. Queste giacenze eccessive indicano una domanda interna di vino che fatica a decollare, accostata a un rallentamento nell’export.
Il quadro è critico sia per i piccoli produttori che per le aziende più grandi. Le scorte elevate pesano sull’economia locale e rischiano di frenare gli investimenti futuri. La composizione di queste scorte, prevalentemente di vini rossi tradizionali, riflette la struttura produttiva abruzzese, ma mostra anche un mercato che fatica a smaltirle. Il consumo interno fatica a inveire e l’uscita verso l’estero non mostra segni di decisa ripresa.
Di fronte al surplus produttivo, la Cia Abruzzo ha richiamato l’attenzione sulle misure di autotutela già adottate negli anni scorsi, come il blocco delle produzioni e il contenimento delle rese nei vigneti. Queste strategie, valutate efficaci, mirano a limitare la sovrapproduzione senza causare danni gravi alle aziende agricole. È una manovra che richiede grande attenzione per mantenere il delicato equilibrio tra la quantità di vino prodotto e quella effettivamente vendibile.
Il tavolo di confronto con la filiera vitivinicola ha ribadito un consenso sul fatto che il blocco delle produzioni deve essere confermato per tutelare la stabilità del settore. In tal senso, la riduzione e il controllo della resa nell’areale rappresentano strumenti utili per evitare colli di bottiglia sul mercato. Questa scelta si accompagna a un monitoraggio stretto sugli effetti economici, bilanciando la salvaguardia del territorio con la necessità di non compromettere le imprese.
Dopo due annate complicate, i vigneti abruzzesi hanno beneficiato di un clima più stabile e di una gestione agronomica attenta, portando a una vendemmia con rese considerate regolari. Le prime analisi indicano una produzione di qualità e quantità superiore a quella degli ultimi due anni, in particolare per il Montepulciano, vitigno principe della regione. Le condizioni del terreno e le tecniche di coltivazione adottate hanno contribuito a una ripresa che sembra riportare la viticoltura abruzzese a un livello più stabile.
È però importante sottolineare che, nonostante il miglioramento quantitativo, le incognite restano sul fronte commerciale. La produzione complessiva per il 2025 si aggira su livelli più soddisfacenti, ma non si traduce in un incremento delle vendite. Il lavoro nei campi è stato dunque meno duro rispetto al passato recente, ma la tenuta economica del settore dipende anche dai flussi di mercato e dalla capacità di smaltire le scorte.
Due vitigni in particolare creano preoccupazioni: il Pecorino Igt e il Trebbiano. Il Pecorino continua a essere imbottigliato parzialmente fuori regione, causando una fuga di valore che sottrae risorse alla viticoltura abruzzese. Questo fenomeno influisce negativamente sulla reputazione e sull’economia locale, allontanando i benefici della produzione dal territorio da cui proviene.
Il Trebbiano, un vitigno storico, evidenzia un’inversione di tendenza negli ultimi dieci anni con una diminuzione costante della produzione. Questa contrazione ha provocato un aumento dei prezzi sul mercato, complicando ulteriormente la gestione produttiva. Questi cambiamenti nel panorama varietale impongono riflessioni sul modo in cui valorizzare questi vitigni per evitare ulteriori perdite di competitività e per mantenere la tradizione vitivinicola.
Nicola Sichetti, presidente regionale della Cia Abruzzo, sottolinea l’importanza di decisioni tempestive e precise sulla destinazione del vino prodotto nel 2025. Non si tratta solo di produrre in quantità, ma di garantire sbocchi efficaci al prodotto. Alla vigilia della vendemmia serve una strategia per evitare che a settembre si trovi ancora vino invenduto in cantina.
Domenico Bomba, direttore della Cia Chieti Pescara, evidenzia la necessità di misure pratiche per sostenere il consumo. Propone agevolazioni rivolte direttamente ai produttori o indirettamente ai consumatori, azioni promozionali più efficaci all’estero e un quadro normativo più semplice, che renda meno complicata la gestione produttiva. Inoltre ribadisce la necessità di una governance regionale chiara e duratura, capace di guidare con continuità le scelte del settore vitivinicolo.
La Cia Abruzzo individua un’opportunità nel mercato emergente dei vini dealcolati, con una particolare attenzione a quelli biologici prodotti da vitigni autoctoni. La regione si prepara a sfruttare nuove normative favorevoli e investimenti tecnologici per agganciare questo settore che potrebbe espandersi globalmente. Il progetto fa leva sulla capacità di trasformazione e valorizzazione dei vitigni tipici, con l’obiettivo di offrire prodotti innovativi in linea con una domanda in crescita per questa tipologia.
L’ingresso nel mercato del vino dealcolato rappresenta una possibilità concreta per la regione di ampliare le proprie quote di mercato e di rilanciare la competitività di alcune aziende agricole. Si tratta di sviluppare una nuova dimensione produttiva, che possa portare a un ricambio e a nuove forme di occupazione e reddito. Questo filone va seguito da vicino per capire se potrà impattare positivamente sull’intero comparto regionale.
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