L’incalzare dell’inquinamento lungo la costa abruzzese emerge da un nuovo monitoraggio di Goletta Verde. I dati raccolti mettono in luce la qualità dell’acqua in diversi punti chiave, svelando criticità rilevanti che interessano foci di fiumi e tratti marini. Tra proteste e analisi scientifiche, la situazione del mare Adriatico in Abruzzo resta al centro dell’attenzione per l’estate 2025.
Lo scorso 17 giugno, otto località distribuite lungo la costa abruzzese sono state sottoposte a prelievi e analisi da parte dei volontari di Goletta Verde. Sono state campionate sei foci fluviali e due tratti di mare, per verificare eventuali superamenti dei limiti di legge relativi a qualità e inquinamento delle acque.
I risultati indicano che quasi il 40% dei campioni registrati è risultato oltre i limiti consentiti. In particolare, la foce del fiume Vomano, situata tra Roseto degli Abruzzi e Pineto , ha mostrato segni di inquinamento. Peggio è andata in provincia di Chieti, dove due foci – quella del fiume Alento a Francavilla al Mare e quella del Feltrino a Marina di San Vito – sono state classificate come fortemente inquinate. Proprio la foce del Feltrino si conferma critica, risultando fortemente inquinata per il nono anno consecutivo, un dato che sottolinea una problematica persistente.
Alcuni punti monitorati, invece, hanno rispettato i limiti di legge. Tra questi figurano la foce del Vibrata tra Martinsicuro e Alba Adriatica e la foce del fiume Tordino a Giulianova, entrambe in provincia di Teramo. Anche la foce del Sinello al Lido di Casalbordino, in provincia di Chieti, e i due punti a Montesilvano e Pescara hanno mantenuto valori entro i parametri normativi.
Gianluca Casciato, presidente di Legambiente Abruzzo, ha sottolineato la necessità di individuare e denunciare queste criticità, mentre Marcella De Mestria, responsabile di Goletta Verde, ha evidenziato l’impegno nel portare alla luce ogni tipo di problematica per spingere verso azioni concrete.
Nel corso della mattinata di monitoraggio, gli attivisti di Goletta Verde hanno organizzato anche un blitz pubblico lungo la costa abruzzese, esponendo lo striscione “Non è caldo. E’ crisi climatica”. L’obiettivo era richiamare l’attenzione sulle temperature anomale del mare Adriatico, un fenomeno collegato ai cambiamenti climatici che aggrava l’intero ecosistema marino.
Secondo i dati elaborati da Legambiente utilizzando immagini satellitari Copernicus, nel giugno 2025 la temperatura media della superficie marina nella zona è stata di 24,1°C, con picchi che hanno raggiunto i 25°C tra Pescara e il Gargano. Questi valori si attestano tra 1 e 1,3°C sopra la media rilevata nel periodo 2015-2024, un aumento significativo che non può passare inosservato. L’innalzamento delle temperature porta con sé conseguenze sulla biodiversità, la qualità dell’acqua e sui rischi di proliferazione di specie invasive o dannose.
L’azione di sensibilizzazione ha avuto anche lo scopo di dare voce a una problematica che spesso viene sottovalutata, pur influendo direttamente sulla salute delle coste e sulla vita delle comunità che le abitano.
“Questi numeri evidenziano un allarme da non sottovalutare: il clima sta cambiando e con esso anche le condizioni del nostro mare,” hanno commentato gli attivisti.
Alla presentazione dei risultati a Pescara hanno partecipato rappresentanti di varie realtà impegnate nella tutela ambientale e nella gestione della crisi idrica e costiera. Donatella Pavone, direttrice di Legambiente Abruzzo, ha preso parte all’evento insieme a Michele Manigrasso, membro del direttivo regionale.
Sul fronte tecnico, ha partecipato Massimo Giusti, direttore tecnico di Arpa Abruzzo, ente chiave nelle analisi ambientali regionali. La presenza di Marco Paolilli, responsabile area centro-sud di Conou, ha messo in luce l’importanza di una gestione corretta dei rifiuti e dell’impatto sugli ecosistemi marini.
Fabrizio Giovannone, comandante della Capitaneria di Porto di Pescara, ha arricchito l’incontro con dati sulle attività di controllo lungo il litorale. I vari interventi hanno evidenziato la complessità della situazione e la necessità di un impegno coordinato tra istituzioni e associazioni per affrontare in modo efficace le criticità sulla costa.
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